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Cos'hanno in comune Luna Nera e Ragnarok

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Il 31 gennaio uscirà su Netflix la serie tv Luna Nera, ispirata a Le città perdute, primo capitolo dei libri di Tiziana Triana: cast, regia e produzione al femminile, con nomi come Antonia Fotaras (Il nome della rosa), Francesca Comencini e Laura Paolucci (L’amica geniale). La storia di un’adolescente che, nell’Italia del Seicento, viene tacciata di stregoneria non è però l’unica serie interessante in uscita a fine mese su Netflix: il 31 gennaio è attesa anche Ragnarok, teen drama norvegese che, attraverso la mitologia nordica, racconta le avventure di un gruppo di liceali, abitanti di un paesino minacciato dal cambiamento climatico. Le storie di giovani divisi tra realtà e sovrannaturale ci parlano della voglia di riscatto della generazione Z, tra Greta Thunberg e Billie Eilish.

Vikings fu l’apripista

L’epopea di Ragnar Lothbrok, produzione originale History acquistata da Netflix, ha fatto conoscere al mondo la mitologia nordica e la cultura vichinga. La curiosità di Ragnar di conoscere popoli diversi va al di là del possesso e della conquista: e chissà che Ragnarok non raccolga il testimone di Vikings, arrivata quasi al capolinea. I paesi nordici, negli ultimi anni, hanno sperimentato molto in campo seriale tra sci-fi, teen drama e crime: pensiamo a produzioni come The Rain, Lilyhammer e la sconosciuta ma struggente Trapped, una True Detective tra i fiordi islandesi.

Ragnar Lothbrok in Vikings
Ragnar Lothbrok in Vikings

Il tema del cambiamento climatico e l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani può rendere Ragnarok innovativa: se è vero che la consapevolezza e l’impegno concreto sono sempre arrivati dai paesi scandinavi, ora proprio i ragazzi nati dopo il 2000 stanno facendo la differenza, pensiamo a Greta Thunberg. Dall’incontro tra culture di Vikings all’incubo dell’apocalisse climatica di Ragnarok, dunque: scongiurata, quest’ultima, grazie all’impegno dei giovani e alla presenza del sovrannaturale mitologico norreno.

L’orgoglio di essere strega

Anche in Luna Nera è centrale il ruolo della gioventù: dal trailer vediamo proprio un giovane, figlio di un inquisitore, opporsi alla persecuzione delle donne. La protagonista adolescente Ade troverà riparo in una singolare sorellanza, formata da tutte coloro che la società ha respinto perché scomode: donne sapienti, pericolose nella loro libertà. Minacciate dalla chiesa nel Seicento così come oppresse anche ai giorni nostri da regimi fondamentalisti o da chi, pur dicendosi democratico, gli strizza l’occhio: Luna Nera è una storia di oppressi e oppressori, proprio come il celebre saggio di Carlo Ginzburg I benandanti, cui si ispira in parte.

La serie tv italiana Luna Nera su Netflix
La serie tv italiana Luna Nera su Netflix

Proprio come i misteriosi guaritori, prima persecutori delle streghe e poi a loro volta perseguitati, le streghe hanno subito un trattamento ambivalente nel corso dei secoli. Il loro martirio per mano dell’Inquisizione è una sorta di mito fondante dell’identità femminista attuale: non siete riusciti a bruciarci tutte, gridavano le donne negli anni Sessanta. Siamo noi a dare fuoco a tutte le convenzioni, gridano ora le ragazze degli anni Duemila, capitanate da idoli complessi, contorti e magnetici come Billie Eilish e Zendaya. Streghe moderne, fiere di esserlo.

Generazione Z di serializzati

Come i millennial sono cresciuti davanti ai programmi tv, i giovani della generazione Z crescono davanti a Netflix: ecco perché sono loro i principali protagonisti delle serie del network, da Sex Education a Insatiable. Luna Nera e Ragnarok aggiungono una componente di riflessione e di immersione nei problemi della società attuale, straziata da rigurgiti di fanatismo fondamentalista, violenza sulle donne, cambiamenti climatici.

Ragnarok è il nuovo teen drama di Netflix
Ragnarok è il nuovo teen drama di Netflix

La componente sovrannaturale e mitologica dona quel tocco di epicità in più che serve a catturare un pubblico di adolescenti esigenti, ma non solo: forse in modo ingenuamente paternalista, certo, ma non per questo meno sincero, vuole attribuire ai ragazzi il (super)potere di cambiare davvero le cose. Anche per quella generazione di cosiddetti boomer, una volta inquisitori, colpevoli di aver portato il mondo alle soglie dell’apocalisse.

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