leonardo da vinci
Leonardo scomparso: il caso Salvator Mundi
La scomparsa del Salvator Mundi di Leonardo da Vinci allunga le ombre su una vicenda che ha fatto molto discutere il mondo dell’arte. La vendita dell’opera per 450.312.500 dollari nella sede newyorkese di Christie's il 15 novembre 2017, è stata salutata come un trionfo; ma di cosa, precisamente? Del prezzo fuori scala con cui un’opera d’arte è stata battuta dalla casa d’aste più iconica al mondo: più del doppio del precedente record, e presumibilmente destinata a rimanere l'opera d'arte più costosa di sempre per i prossimi decenni. La cifra è certamente un tributo all'ingegno e al lavoro di comunicazione e marketing che lo staff della casa d'aste ha profuso in tutto il mondo. Ma, analizzando la faccenda ad un altro livello di profondità, serve pure come àncora di salvezza per il tradizionale modello d'asta che è piuttosto indebolito dalla crescente dinamica delle vendite in trattativa privata ai massimi livelli. E soprattutto ha rivelato al mondo un nuovo potere che rischia di destabilizzare il mondo dell’arte dalle fondamenta: quello delle tecniche oscure di una campagna di marketing promozionale sfacciatamente manipolativa.
Coltivo l’intima convinzione che ciò che un vero artista faccia, sia fondamentalmente dare nomi alle cose. O volti, che poi è lo stesso, nel caso di un fotografo. Succede che provi un’emozione, o hai un’idea, ma non sai esattamente dire cos’è, arriva un tizio e ‘zac’, trova il modo esatto di mettere nero su bianco quello che nella tua testa era un ammasso confuso di pensieri. Quando poi conosci la parola o il volto, ecco che ti scopri a padroneggiare il concetto, e non sei più lo stesso di prima. Per questo l’arte, col suo costante monito di coscienza, ci aiuta a capire e contribuisce ogni giorno a salvare il mondo. Ci dice chi siamo. Sebastião Salgado è un fotografo di fama mondiale, un avventuroso testimone della condizione umana.
Come può un dipinto che è stato completamente ignorato dal grande pubblico nel 2011, alla sua prima esposizione ufficiale a Londra per la mostra della National Gallery dedicata a Leonardo, trasformarsi improvvisamente in un’opera che genera isteria di massa? Senza dubbio il turning-point decisivo si è verificato quando è stato inserito al centro di un’asta di arte contemporanea e portato in tournée come un animale da circo al fianco delle Sixty Last Suppers di Warhol ed esibito a Hong Kong, San Francisco, Londra e New York: così il Salvator Mundi ha attirato code di sedicenti esperti e stuoli di amanti dell’arte à-la page in ogni città. Nella teatrale esposizione a Hong Kong - uno dei nuovi poli finanziari del mercato d’arte d’élite - si è assistito ad urla, strilli e accecanti flash davanti alla tela dall’attribuzione controversa al genio di Vinci. A New York, invece, l’allestimento scelto per l’esposizione suggeriva un’atmosfera oscura e solenne, da consacrazione in un sancta sanctorum, a rimarcare quella dimensione intrigante ed esoterica come unica cifra stilistica di Leonardo: una creazione improvvisamente sbucata da un universo parallelo. Il fatto che la reazione del grande pubblico abbia giocato un ruolo fondamentale in questa aggressiva campagna promozionale, è rivelato anche dall'incarico affidato alla più discussa e celebre casa d’aste del mondo - Christie’s - e dalla pubblicazione online di un avvincente video a firma Bill Viola sulle reazioni delle persone alla vista del Salvator Mundi.
Si è tentati di vedere tutto questo - così come la straordinaria copertura mediatica - come un tentativo estremo di invogliare compratori asiatici e mediorientali, ormai i veri battitori liberi del mercato mondiale; allo stesso modo, la casa d’aste ha progettato a tavolino un’operazione di branding su un’opera semisconosciuta al grande pubblico, ma abbastanza nota agli addetti ai lavori: è stata prontamente rinominata "The male Mona Lisa", tralasciando completamente - e volutamente - la dimensione teologica di cui il dipinto si fa portatore con la rappresentazione di Cristo. Un modus operandi plasticamente rappresentato dalle dichiarazioni del co-chairman di Christie’s, Loïc Gouzer: "Il Salvator Mundi è il dipinto della figura più iconica del mondo, fatto dall'artista più importante di tutti i tempi". Una brutale spettacolarizzazione di un dipinto avvolto da polemiche, attribuzioni contrastanti e maldestri restauri nel corso dei secoli.
Tra post-verità e tag-line da serie tv, il Salvator Mundi ha perso la sua dimensione teologica per diventare “The male Mona Lisa”
In un’era di post-verità, Christie's ha continuato a descrivere il dipinto con una tag-line da serie tv HBO: "L'ultimo Leonardo", l’ultima opera rimasta in mani private, sbattendosene della verità fattuale, cioè che un’altra - la Madonna dei Fusi - appartiene al Duca di Buccleuch. La doppia operazione di attribuzione forzata e sensazionalismo da lancio che ha coinvolto proprietari/speculatori - come l’ex proprietario Dimitri Rybolovlev, patron del club di calcio del Monaco - case d’aste, studi di comunicazione e curatori, è stata il passepartout per imprimere ex novo quest’opera nell’immaginario collettivo, senza curarsi di verità, pareri autorevoli e documenti ufficiali.
Il Salvator Mundi, ufficialmente in collezione al Louvre di Abu Dhabi, è ormai scomparso
Al momento della chiusura dell’asta il compratore non ha rivelato la sua identità, rivendicata poi dal principe saudita Bader bin-Abdullah al Saud. Ciò che resta chiaro dall’offerta, tuttavia, è che era ovviamente fondamentale per gli emirati aver comprato il quadro per un prezzo-choc di 450 milioni di dollari per inserirlo all’interno del nuovo Louvre di Abu Dhabi, e magari riuscire a coronare il sogno commerciale per il rilancio su larga scala di un paese che vede negare i più elementari diritti ai propri lavoratori e alle donne, ma che un giorno potrà fregiarsi di un clamoroso prestito per poter confrontare in una sala la Monna Lisa e il suo misterioso “fratello”, in un’operazione dalla sicura presa mediatica ma dal senso culturale inconsistente. Oggi è inquietante arrivare alla conclusione che è stata una stima da 100 milioni di dollari - nel mezzo di una lunga battaglia di attribuzioni - che ha attirato le attenzioni della folla sul Salvator Mundi nel 2015, e che il prezzo d’acquisto di 450 milioni ne garantirà la notorietà per sempre. Anche se, tuttora, non si sa niente della sua prossima esposizione: il dipinto, annunciato ufficialmente in collezione dal Louvre di Abu Dhabi, sembra scomparso dai radar, senza alcuna comunicazione ufficiale che ne attesti il possesso o l’attuale locazione. Gli ultimi rumors dal Medio Oriente, però, raccontano di una nuova battaglia segreta sull’attribuzione. Una parabola oltremodo singolare per un quadro che nel 2005 era stato battuto all’asta a Baton Rouge, Louisiana, per la cifra di 1.175 dollari.