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J.D. Salinger, chi era lo scrittore che non voleva lettori

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A vederlo in foto, questo scrittore "universale", potente, sfiorato persino dal soffio del mito, eppure così umbratile, scorbutico, parrebbe che J..D. Salinger non abbia mai smesso i panni del soldato. Si vede dai capelli, sempre gli stessi, spazzolati con la solita, ostinata e un po' nevrotica, premura. Verrebbe da pensare che il genio che ha partorito Holden Caulfield, non abbia mai fatto ritorno da Utah Beach, non si sia mai tolto dal naso "l'odore dei corpi bruciati" nel campo di sterminio di Dachau. Il resto si spiega da sé.

Il successo de Il giovane Holden

La sindrome da stress post traumatico che gli fu diagnosticata al termine del conflitto lo costrinse a diverse settimane di cura in ospedale. Facciamo un salto di qualche decennio e ce lo ritroviamo, c'è chi dice trasformato addirittura in un misantropo, nascosto nel suo bunker a Cornish, nel New Hampshire, dove andrà pian piano diradando i suoi contatti con il mondo, fino alla morte, avvenuta nel 2010.

In mezzo c'è il successo, l'incredibile fama raggiunta con quel suo alter ego, Holden, giovanotto sbarazzino e scorrettissimo, due figli e una sequela di compagne, Silvya, Claire, Colleen, non sempre liete nel ritrovarsi accanto un musone come quello. È stata la guerra a segnarlo, gli orrori cui ha assistito lo hanno consegnato alla mistica del silenzio. «Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, poi comincia a mancarvi chiunque», dice proprio Holden al termine del romanzo.

La guerra segnò J.D. Salinger
La guerra segnò J.D. Salinger

Nel girovagare di Holden c’è il mito americano che crolla su se stesso

Fatto sta che lui ci torna un po' alla vita. Nel '48 con il The New Yorker pubblica un racconto, Un giorno ideale per i pescibanana, che segna il suo esordio nella letteratura. Poi continua e nel '51 sforna l'Holden, che lo consacra definitivamente come un vero e proprio autore di culto.

Come non vedere nell'incontro di Holden con una prostituta, nel suo girovagare ubriaco per locali, senza un quattrino, senza un conforto, il punto preciso di una parabola iniziata qualche decennio prima e celebrata, nel '36 con Il grande Gatsby di Fitzgerald? Un universo di lustrini e belle donne si è già trasformato in quel cazzotto nello stomaco che Maurice, feroce protettore di Sunny, sferra a Holden nella sua squallida stanza d'albergo.

J.D. Salinger autore de Il giovane Holden
J.D. Salinger autore de Il giovane Holden

J.D. Salinger ha aperto la strada alla Beat generation

Non c'è più spazio per le feste, i balli e gli abiti sfarzosi. Ora non resta che un gettone, con cui sperare di riuscire a fare il numero giusto da una cabina, per sentirsi meno soli in compagnia della vecchia Sally. E se Holden girovaga nemmeno questo è un caso, perché è sempre del '51 un altro romanzo di cui si sentirà parlare. Si chiama On the road, e già dal titolo è tutto un programma, il suo autore è un beone che di nome fa Jack Kerouac e se qualcuno glielo chiedesse risponderebbe che sì, l'unica è buttarsi su una strada e vedere un po' quel che succede.

I tempi sono cambiati, la guerra si è portata via i ruggenti anni venti, sconquassando un'epoca, anche la famiglia ne è uscita con le ossa rotte. Non ci sono padri ne Il giovane Holden, non ci sono madri, il nucleo è esploso, la crisi è imminente. Mancano dieci anni e nel '61 ci penserà un'altra testa calda, Richard Yates, a dargli il colpo di grazia con il suo Revolutionary road. Un altro passettino e nel '67 uscirà un film, Il laureato, a metterci un punto esclamativo. La letteratura ha cambiato volto, ora si parla di una certa Beat generation, e perché no? Magari il merito è stato anche di quel tizio coi capelli da soldato, a cui il conflitto, là in Europa, ha fatto presagire il senso di una fatidica catastrofe.

Il film su J.D.Salinger, autore de Il giovane Holden
Il film su J.D.Salinger, autore de Il giovane Holden

Le opere di J.D. Salinger tradotte in italiano

  • Il giovane Holden (1951)
  • Nove storie (1953)
  • Franny e Zooey (1961)
  • Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione (1963)
100 anni di Charles Bukowski

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