inquinamento atmosferico
La mappa dell'inquinamento ambientale in Italia
Quando parliamo dell’inquinamento atmosferico è più facile pensare ai milioni di cittadini di Hong Kong costretti con la mascherina che attraversano strade grigie sotto cieli plumbei. Il senso di estraneità ai fatti, in cui ci rifugiamo ogni qual volta c’è da affrontare questioni più grandi di noi, potrebbe proprio non corrispondere alla realtà.
In Italia, infatti, più di 171.268 ettari di territorio sono inquinati, per non parlare dei 77.733 ettari di mare: insomma, più dello 0,57% della superficie italiana è da riqualificare. Una percentuale irrisoria, ancora una volta, per combattere la piaga dell’indifferenza? Non proprio, perché non è tanto il rapporto con lo spazio quello che inquieta, quanto con la popolazione. La Lombardia, la regione più abitata della Penisola, conta la bellezza di 3.733 dei 12.482 siti potenzialmente a rischio in Italia, e i rapporti Ispra a riguardo sono tutt'altro che confortanti.
L'inquinamento ambientale dello 0,57% di territorio coinvolge più di 6 milioni di persone
Neppure il pensiero che 58 siano stati definiti di «interesse nazionale» (SIN in sigla) è confortante, perché rappresentano, se non altro, i poli industriali più importanti del Paese e quindi attirano a sé migliaia di persone. Nessuno si senta escluso. Neppure i piemontesi, che da Piave Vergonate a Casal Monferrato (l’amianto è il nemico numero uno), passando per la zona al confine con la Liguria di Cengio Saliceto, ha nel suo cuore un male insostenibile.
Nella prima, nella parte nord della regione, gli impianti chimici e le discariche di rifiuti (RSU, rifiuti speciali non pericolosi, rifiuti da metallurgia Pb, Zn, Cu, cavi elettrici plastificati) hanno creato una rete di inquinamento ambientale che riscontrato nell’eccesso di mortalità, per tutte le malattie, ma con picchi più elevati di tumori al colon. Una situazione analoga a quella a sud, a Cengio, dove le fabbriche di coloranti hanno ridotto la qualità dell’aria al punto da determinare un incremento eccessivo di asma (specialmente nelle donne).
Le aree inquinate più estese sono quelle piemontesi, ma la Lombardia ha più focolari
A Brescia, oltre al riconoscimento del marchio SIN, spetta anche il primato di città più inquinata d’Italia. Più ci si avvicina allo stabilimento di Caffaro, più peggiora l'inquinamento del suolo, sempre più ricco di metalli pesanti e PCB; gli stessi riscontrati negli alimenti e nel sangue dei cittadini della zona.
Il termovalorizzatore del capoluogo ha ridato un po’ di speranza, riducendo de 77,5% diossine e furani (analisi Irpa), sebbene sia cresciuta la presenza di ammoniaca e anidride solforosa. Non se la passano bene neppure a Sesto San Giovanni, dove la presenza di impianti siderurgici e relative discariche ha compromesso suolo e, ancor peggio, sottosuolo – intaccando le falde acquifere.
L'inquinamento del suolo e atmosferico a Brescia è il peggiore d'Italia
Il nord Italia, e la Pianura Padana nella fattispecie, piange nel contare i danni dell'inquinamento atmosferico. Il problema segue il Po dalla fonte alla foce, arrivando fino all’Adriatico. Porto Marghera è storicamente una delle zone più industrializzate della costa orientale e le emissioni incontrollate, nonché l’utilizzo di rifiuti industriali per recuperare spazio di costa, ha trasformato l’ambiente circostante in una polveriera.
Se il Nord piange, anche il Sud si lecca le ferite. A Crotone, lo stabilimento dell’ex-Pertusola Sud (ora Syndail) ha causato gli analoghi problemi legati alle discariche che ci sono in Piemonte, così come l’area di Napoli Orientale ha dallo smaltimento dei rifiuti più che un semplice grattacapo. Insomma, non se la scampa nessuno, neppure chi, a Piombino, sta cercando un peschereccio per i mari del sud. Anche nel porto toscano, la situazione è da bollino rosso.
Il termovalorizzatore di Brescia ha ridotto le diossine, ma incrementato l’anidride solforosa
Serve una bonifica, quindi, e sarebbe pure possibile. Lo Stato si è assunto la responsabilità di 41 dei 58 casi più a rischio e, secondo Confindustria, l’investimento di 10 miliardi preventivato per le bonifiche, comporterebbe benefici ulteriori, come lavoro (200 mila posti) e aumento della produzione (20 miliardi). Però, siamo in Italia, il paese dove le stesse analisi che altrove paghi 5.000 da noi costano 5 milioni. Importa relativamente che in 45 dei 58 siti di cui si è finora parlato si muoia per il 4-5% più facilmente che altrove. Sono i rischi del mestiere di cittadino.