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Gelati e bibite scomparsi degli anni '90
L’estate ha un sapore strano. Ha un che di eccezionalmente rinfrescante ma allo stesso tempo ha un retrogusto di nostalgia che non riusciamo a cancellare. Perché il ricordo di baci strappati tra le cabine di uno stabilimento, piuttosto che le serate con il coprifuoco ad orari improbabili (mezzanotte di allora sono le quattro di oggi, dannata inflazione) sono tutti corredati da un campionario di oggetti che abbiamo perduto ma non dimenticato.
Le battaglie tra Motta e Algida, tra chi preferiva il Break al Blostrong, fanno parte di quei discorsi sopra i massimi sistemi che, prima che la vita si complicasse con la vecchiaia, accompagnavano lunghi pomeriggi passati a giocare al Game Boy o a calcio balilla – il vero evergreen tra le cose citate. Insomma, tra una partita ai Pokémon – sul Color, ovviamente – ed una scappatina in acqua, giugno, luglio e agosto scorrevano sempre più veloci.
Oggi, che abbiamo le nostre mode e nuove manie, talvolta fatichiamo ad abbandonare il passato. Ad esempio, quanti Winner Taco avete fatto fuori nell’ultimo mese?
I nostri ricordi del passato sono legati ai sapori che gustavamo
La storia recente di uno dei più noti tra i prodotti Algida, ha un qualcosa di paradossale e allo stesso tempo unico. Però, per tanti ricordi dell’epoca che grazie alla contemporaneità sono tornati su piazza – una mobilitazione su Facebook, nel 2013, ha spinto la Algida a ripristinare il Taco – altrettanti, se non di più, sono finiti nel dimenticatoio.
Come i pomeriggi passati davanti a Bim, Bum, Bam anche il Twister, il Piedone o i chewingum a forma di sigarette – una lezione di educazione salutista – sono spariti dalla nostra vita senza più farne ritorno. E non ne sentiamo la mancanza, sostanzialmente, se ricordarsene non provocherebbe quello strano senso di malinconia che solo i bei momenti passati sanno fare.
Sono il ricordo di una spensieratezza perduta, quando i soldi non erano un problema, perché presi a tradimento dal borsello di mamma o papà. O quando la peggiore delle sfortune che potesse capitare era quella di spezzare la punta della matita ad un passo dalla conclusione dei compiti di matematica giornalieri. Però, anche per quello, bastava un temperino, magari a forma di lattina di Seven Up e anche l’ultima operazione poteva concludersi, prima di un pomeriggio a mollo nell’acqua.
Il Twister, il Piedone, la Seven Up erano fondamentali
Non si può cancellare il tempo e resistere alla nostalgia non renderebbe onore alla propria esperienza.
Così, al tempo in cui ci chiedevamo, guardando le prime pubblicità della Red Bull, se quella roba energizzante fosse una birra, un tè freddo o chissà quale diavoleria, si correva assetati verso il frigorifero per stappare una cannuccia di succo di frutta Billy, aprire un pacchetto di Wacko’s e mettere una cassetta degli 883 sul proprio walkman.
C’è un po’ di confusione storica in questa ricostruzione – il Billy è stato emblema degli anni ‘80, le Wacko’s scavallano nel nuovo millennio e gli 883… chi erano più gli 883? - ma il concetto di fondo resta uguale: attraverso quei gusti, che ricordiamo più di cose accadute, riusciamo a ricostruire meglio il nostro stesso passato. Così, ricordiamo le mattine delle elementari non tanto per ciò che spiegasse la maestra, quanto piuttosto per i Frollis mangiati a colazione.
Per non parlare delle battaglie, anzi delle guerre, spese con i propri genitori per farsi acquistare un pacchetto di Big Bubbles: «Ti vengono le carie» «Ma l’ho visto in televisione, lo voglio solo assaggiare» e via tra castighi e schiaffi e, alla fine, bolle a non finire con quel retrogusto chimico di fragola in bocca. Storie di passato con cui, almeno una volta ogni tanto, è giusto confrontarsi ancora.
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