Come diventare uno Youtuber?

L’illusorietà del successo non è il vero problema di chi sogna di sfondare sul web, un campo nuovo che appare accessibile a tutti ma i cui numeri dimostrano quanto competitivo sia questo ambiente dal successo precario e instabile. L’errore più comune è credere che bastino solo l’idea, il guizzo, il talento a procurarti la gloria.

L’idea, certo, è sempre al primo posto, ma deve essere sostenuta da altri fattori. Come il tempismo, per esempio: studiare i trend, capire dove stia andando il mercato ed anticipare l’esplosione di una moda, può sopperire all’assenza di idee originali. In particolare per chi fa gameplay, che ha una base creativa differente rispetto a chi scrive un copione per il proprio video satirico: la loro bravura non sta tanto nello scrivere ottime battute, quanto nel capire quale gioco sia meglio recensire.

Serve però anche la sincera passione per ciò che si comunica, l'uso di un linguaggio diretto e semplice, la costanza nella produzione dei contenuti, la collaborazione con gli atri creator e il rispetto dello spazio in cui si opera, che ha normative, standard e policies da osservare.

Per tutti, comunque, ci sono due regole fondamentali da non perdere di vista. In primo luogo, bisogna conoscere (e quindi studiare) la piattaforma su cui si vuole sfondare.

Questo serve per capirne le logiche, che banalmente ti possono aiutare nella scelta di un orario di pubblicazione piuttosto che un altro: sembra di poco conto, ma nella galassia di contenuti che girano, sfruttare le corsie preferenziali fa la differenza. Al netto dei continui cambi di paradigma a cui i social, in particolare Youtube, sono soggetti.

In secondo luogo, prima ancora della qualità, serve la costanza. Una costanza che sia di egual misura nella produzione quanto nella pubblicizzazione. Serve, in sostanza, studiare e farsi il mazzo, perché per quanto accessibile, un mestiere dal potenziale di guadagno così elevato, non potrà mai essere a portata di pigro. Programmazione e analisi vincono sempre anche in un contesto, come quello digitale, che ha l’apparenza di essere democraticamente casuale. Senza scordare la fortuna, ma quella, purtroppo, non s’impara.