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La Serie A è ferma e le partite si giocano con gli eSports

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Il mondo del calcio è nel pallone: da una parte le misure restrittive dettate dall’emergenza coronavirus e dalla quarantena, dall’altra la voglia e la necessità di ripartire, soprattutto per la Serie A. Un Campionato dilazionato, che potrebbe arrivare anche a inizio settembre, con partenze scaglionate nei vari Paesi: queste le ipotesi al vaglio di Fifa e Uefa. Insomma, il calcio non è un bene sacrificabile, nonostante pallavolo e basket siano fermi da tempo. E nel frattempo, arrivano le prime aperture agli eSports.

Gli eSports come alternativa allo stadio

Con il fucsia al posto del blu nel logo del campionato, i club vanno alla scoperta di un nuovo mondo. In un’epoca in cui le nuove generazioni vanno poco allo stadio e ancora meno sono disposti a seguire passivamente lo sport alla televisione, il calcio scopre una nuova frontiera. Dimenticate i tornei nei cortili delle case: il pallone diventa virtuale, con gli incontri fra gamer che vengono trasmessi in diretta streaming su Twitch in contemporanea ai campionati tradizionali.

Uno spettatore di eSports
Uno spettatore di eSports

E così le squadre sono sempre più interessate a reclutare giovani gamer e nuovi sponsor, che vanno dall’abbigliamento ai software. Gli eSports, infatti, sono un fenomeno costantemente in crescita, che conta 1 milione e 200mila fan solo sul territorio italiano. Un numero che fa gola, perché se il gioco è virtuale, il guadagno è pur sempre reale, tanto che sempre più squadre investono sul mondo dell’online. Altro che roba da nerd.

Il campionato virtuale

Mentre si discute di ripartenze, il mondo del calcio impara dalla crisi in corso e si reinventa online, parlando alla generazione z. Già il 6 febbraio scorso, in tempi non sospetti, la Serie A aveva lanciato la “eSerie A Tim”, il torneo online che metteva in palio il titolo di Campione d’Italia. La Lega Serie A aveva preso la palla al balzo: «Gli eSports sono un fenomeno in continua crescita ed espansione e rappresentano uno dei settori chiave dello sport business – aveva dichiarato l’ad Luigi Di Siervo -. Abbiamo la grande opportunità di coinvolgere un target sempre più ampio e trasversale, avvicinandoci così alle nuove generazioni. Tutti gli appassionati potranno ora seguire un nuovo Campionato e i più bravi potranno rappresentare la propria squadra del cuore sfidandosi a colpi di joypad per decretare il Campione della eSerie A».

Il gaming potrebbe diventare disciplina olimpica già dal 2020
Il gaming potrebbe diventare disciplina olimpica già dal 2020

Solo pochi giorni fa, era andato in onda su skysport.it “United per l’Italia”, la competizione di eSport che ha visto sfidarsi per beneficenza tanti campioni del calcio, tra cui Ciro Immobile, Moise Kean, Alessandro Florenzi, Andrea Petagna e Marco Materazzi. Insomma, virus o meno, il futuro del calcio potrebbe non essere più nei piedi di qualche ragazzino dotato, ma nelle mani dei gamer. E le società si stanno già riprogrammando per un futuro che sembra sempre più vicino.

La proposta della FIGC per la ripartenza

Solo pochi giorni fa, il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità Gianni Rezza aveva dichiarato: «Se dovessi dare un parere tecnico sulla ripresa del calcio non lo darei favorevole e credo che il Comitato tecnico scientifico sia d'accordo. Poi sarà la politica a decidere». Ma intanto, il pallone tricolore avanza le sue proposte ai ministri Vincenzo Spadafora dello Sport e Roberto Speranza della Salute. Il protocollo presentato dalla FIGC prevede misure stringenti e servirà a mettere in sicurezza la Serie A con test sierologici, oltre che con l’esecuzione del test molecolare rapido. Inoltre, ogni ritiro sarà preceduto da uno screening.

Il calciatore Cristiano Ronaldo
Il calciatore Cristiano Ronaldo

D’altro canto la necessità primaria è che gli atleti tornino a fare il loro mestiere e a giocare con la palla per evitare possibili infortuni in futuro. Ma perché il calcio sì e gli altri sport no? Stando a un’inchiesta della Gazzetta dello Sport, il pallone italiano conta 2,5 miliardi di debiti a cui si aggiungerebbero altri 700 milioni di entrate mancate a causa del coronavirus, compresi gli oltre 400 milioni in meno dalle televisioni. Secondo i vertici calcistici, un motivo più che valido per tornare negli stadi. Mai momento più propizio per gli eSports, che potrebbero imporsi come unica valida alternativa.

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