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L'emigrazione dal Sud Italia è un disastro che nessuno vuole affrontare

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Sopite le istanze federaliste e placate le velleità secessioniste padane e neoborboniche, il paese Italia si è riscoperto sovranista e identitario. “Prima gli italiani”, “porti chiusi”, “legittima difesa sempre” il nuovo lessico di una politica monopolizzata dai temi dell’immigrazione e della sicurezza. L’infatuazione securitaria che scuote il dorso italico impedisce tuttavia di prendere contezza e di affrontare la drammatica emigrazione tutta interna alla nostra penisola, che seppur sempre esistita, negli ultimi anni ha registrato un impietoso saldo migratorio. Negli ultimi vent’anni due milioni di connazionali hanno abbandonato il Mezzogiorno d’Italia verso le Regioni del nord e l’estero. Come nel caso di Aragona, lembo di terra siciliano vicino ai paesi natali di Pirandello e Sciascia, passato alle cronache per esser scomparso. Su 9.463 residenti, 8.491 risultano registrati all’Aire.

Cristo si è fermato a Eboli, l’alta velocità a Salerno

La silenziosa emorragia di capitale umano trafigge il Sud, grande malato, lasciato in balia dei suoi cancri atavici e delle sue mille contraddizioni. Rassegnati all’impossibilità di strappare la propria terra al malaffare, alle mafie e a logiche clientelari, i suoi figli migliori sono costretti a ricercare altrove più fortunati lidi. Spaventosi i dati relativi alla “migrazione intellettuale”: a fronte di 175.000 meridionali (pari al 25% del totale) iscritti in un ateneo del Centro Nord, sono solo 18mila i residenti nelle regioni del Centro Nord che frequentano le Università del Mezzogiorno, una misera quota dell’1.9%. Freddi numeri che non rendono giustizia al drammatico divorzio dalla terra natìa, consumato in passato attraverso i mitologici Treni del Sole e ora per mezzo di aerei low cost o stipati in ingombranti autobus di lunga percorrenza. Non con il treno però, perché se Cristo si è fermato a Eboli, l’alta velocità ha invece preferito Salerno.

Gli emigrati e il diritto di voto

Si svuotano le università, le imprese, le strutture sanitarie, le campagne e le città meridionali.Scappano anche i malati. I migranti della salute, scoraggiati dalle precarie condizioni del sistema sanitario meridionale, solo nel 2017 hanno generato un flusso di denaro verso le regioni del Nord pari a 4,6 miliardi di euro. Canzonati al nord per gli accenti virulenti e bastonati al Sud tacciati d’inflessioni filo-nordiste, gli emigranti di casa nostra sono spesso privati della possibilità di esercitare il proprio diritto di voto, se non a caro prezzo. Se in Germania e in Polonia è possibile votare per corrispondenza e nei Paesi Bassi tramite mail, nel Belpaese si foraggia l’astensionismo, condannando al non voto chi vive in un comune differente da quello di residenza. Il virtuale partito dei pendolari di lungo raggio e degli studenti fuori sede, con due milioni d’iscritti, supererebbe agilmente la soglia del 4% delle ultime europee. Paradossalmente, è più facile votare se residenti all’estero.

Il Sud si sta svuotando di risorse umane

L’imponente calo demografico unito alla galoppante migrazione ha innescato un lento ma inesorabile processo di desertificazione, certificato dall’inquietante sorpasso dei decessi a danno delle nascite. Solo due volte in passato era stato eguagliato questo triste record: dopo la terza guerra d’indipendenza e ai margini del secondo conflitto mondiale. Incombe il rischio che l’annosa questione meridionale possa risolversi per cause naturali.Il Sud impotente resta a guardare e a subire la propria agonia. Rallenta negli obsoleti treni a gasolio e nelle inchieste per corruzione, sprofonda nella disoccupazione giovanile e nell’arretratezza industriale, è beffato dai fondi Europei destinati a sagre e sale bingo. Muore stritolato dalle mafie e dalla corruzione, avvelenato dall’immondizia sotterrata e nelle coste devastate, nel mare stuprato e nei paradisi naturalistici violati dall’abusivismo più feroce. E ai suoi figliol prodighi, nei fugaci ritorni a casa, gli si stringe il cuore. Malinconici rimorsi per l’abbandono della propria terra consolati dai sorrisi stanchi dei padri e dagli occhi umidi delle madri. Addolciti dal luminoso tappeto di stelle e dalla luna severa, che lontano dalle giallastre luci della città, dolcemente si adagiano nel blu profondo del mare.

Le interviste mai banali di Massimo Troisi

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