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El Camino: prima e dopo Breaking Bad

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Esiste un prima e un dopo Breaking Bad, nella cultura popolare. Quando questa serie uscì, ormai più di dieci anni fa, c’erano già stati telefilm capaci di diventare veri e propri fenomeni di massa (pensiamo alle centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo che guardarono in diretta l’ultima puntata di Lost) e ce ne sarebbero state altre. Game of Thrones, complice anche l’avvento dei social, ha portato l’isteria di Lost a un livello successivo, arrivando a spingere i fan a lanciare petizioni per rifare l’ultima, criticata, stagione.

Walter White non si trasforma in Heisenberg, è Heisenberg che si mascherava da Walter White
Walter White non si trasforma in Heisenberg, è Heisenberg che si mascherava da Walter White

Ma Breaking Bad è riuscita in qualcosa di più importante: ha assolto l’impresa storica di creare un personaggio televisivo talmente complesso e sfaccettato da poter essere considerato protagonista e allo stesso tempo antagonista. E, cosa ancora più straordinaria, ha portato i fan ad amarlo. Ad amare Walter White, incarnazione moderna delle questioni che il mito greco ha impresso indelebilmente nel nostro DNA: esiste il destino? Quali ramificazioni hanno le nostre azioni? Cosa spetta all’uomo che si erge con arroganza?

Walter White è un personaggio talmente complesso da essere protagonista e antagonista

Ora El Camino, il film prodotto da Netflix, si propone di rispondere a un’altra domanda che, dalla meravigliosa puntata finale di Breaking Bad, Felina, tormenta i fan: che fine ha fatto Jesse Pinkman? I trailer ce lo mostrano come se, da quella folle fuga in macchina dal covo in cui il professore ha compiuto la sua mattanza finale, fossero passati pochi minuti e non anni.

Jesse è ancora lì fuori, certo, ma una speranza in realtà alberga nel cuore dei fan: che non sia completamente solo, che il suo maestro, Walter White, sia ancora con lui. In qualche modo. Anche solo come visione, voce della coscienza, spirito che lo tormenta.

El Camino risponde alla domanda che tormenta i fan da anni: cosa succederà a Jesse Pinkman

Ma il protagonista di El Camino, per una volta, è solo lui, Jesse Pinkman: in un film che mescola passato e presente, entriamo nella mente e nella coscienza tormentata di un buono perso sul sentiero della malvagità.

Jesse Pinkman è il protagonista di El Camino
Jesse Pinkman è il protagonista di El Camino

La fuga di Jesse è soprattutto da un passato che lo tormenta: il passato delle catene, della tortura, delle atrocità che ha dovuto subire e infliggere, della condanna di quella purezza d’animo che, in fondo, è il vero motivo della sua sofferenza. In un percorso quasi cristologico, Jesse affronterà la sua via crucis e chiuderà i conti con se stesso per poter almeno ricominciare: visto che le cose, come dice Mike, non si metteranno a posto.

La fuga di Jesse è soprattutto dal suo passato in una lunga e travagliata via crucis

Perché, dopo tanti anni dalla sua conclusione, abbiamo ancora voglia di Breaking Bad, al punto da rendere El Camino il film dell’anno? Perché Walter White ha portato sullo schermo, con una verità e una verosimiglianza sconcertante, le mancanze, le manie di grandezza, i sogni di rivalsa che tutti potremmo avere.

In El Camino ritroviamo molti dei personaggi di Breaking Bad
In El Camino ritroviamo molti dei personaggi di Breaking Bad

Il professore ordinario, frustrato nella sua tranquilla mediocrità, si riscopre eccezionale e intraprende una carriera nel mondo del narcotraffico per sconfiggere una maledizione a cui i greci avrebbero attribuito origini divine, il cancro. Proseguire lungo la strada del crimine è il modo che White ha di spogliarsi di maschere e orpelli fino a rivelare sua vera natura: quella di villain della storia.

Il destino conduce Walter White a svelare la sua vera e oscura natura

Ed è questa la grande innovazione di Breaking Bad: lo spettatore non si limita a simpatizzare con il villain, si immedesima allo stesso modo nel protagonista e antagonista, essendo entrambi lo stesso personaggio. Questa sintesi finisce per rivoluzionare il nostro modo di vedere e di vivere la serie, ribaltando non solo la nostra scala di valori, ma anche la nostra emotività.

Breaking Bad ci ha quindi portato ad amare i cattivi? Dando uno sguardo alla società attuale, si potrebbe dire di sì. In un mondo in cui regna il “cattivismo”, un uomo che compie azioni spregevoli non è più giudicato, ma studiato e in alcuni casi compreso. Non è solo relativismo morale, è il fascino del male. Anche la congiuntura temporale potrebbe aver avuto il suo ruolo: quando uscì Breaking Bad l’America e il resto del mondo erano agli albori dello scoppio della bolla speculativa che avrebbe portato alla più grave crisi economica dal ‘29.

Non è solo l'evanescenza dei nostri principi morali a farci amare Breaking Bad, è il suo fascino oscuro che ci cattura

La parabola dell’uomo comune che combatte contro le avversità e viene rovesciato dalla sua stessa ambizione funge da motivazione e allo stesso tempo da metro morale.

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Ma la spiegazione del successo di Breaking Bad potrebbe essere ancora più semplice: Walter White ci ha insegnato ad abbracciare il male che risiede in noi. Con le rigidità della televisione di qualche decennio fa, sarebbe stato impossibile: ma ora che i “cattivi” non sono più personaggi monodimensionali, ma contengono in sé tutte le sfaccettature dell’animo umano, la distinzione buoni/cattivi non ha più ragione di esistere.

Walter White ci ha insegnato ad abbracciare l'oscurità dentro di noi

Siamo più disposti ad accettare il fatto che siano gli antieroi a insegnarci qualcosa: perché se dai tempi dei classici qualcosa è rimasto immutato, è proprio il bisogno dell’uomo di trarre insegnamenti, se non anche vera speranza, anche da un prodotto di intrattenimento.

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