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La nostra società ha un problema con le donne di potere

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È il 2016 e negli Stati Uniti c’è una caccia parallela a quella per il posto dietro alla scrivania dello Studio Ovale: con Hillary Clinton in corsa per la Casa Bianca si apre ufficialmente la stagione delle streghe e il web carica i colpi in canna inondando i social di immagini che ritraggono la Iron Lady dei democratici con tanto di cappello a punta nero, faccia verde e sorriso malefico. La colpa della “The wicked witch of the Left”, come sarà apostrofata dai suoi avversari, è quella di aver osato, da donna, sfidare la leadership maschile da secoli comodamente seduta dietro la ‘Resolute’.

Le donne di potere sono streghe

Una sorte analoga toccherà un anno dopo anche a Teresa May. Per la sua risata ‘sguaiata’ rivolta all’avversario Jeremy Corbyn durante una seduta del parlamento sarà accostata alla strega di Biancaneve. Lo stesso è successo ad Alexandria Ocasio-Cortez, apostrofata in malo modo dal repubblicano Ted Yoho che si è poi inutilmente scusato. Non va meglio dentro le mura di casa nostra. Nel 2018 un fantoccio dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini era stato bruciato sul rogo da un gruppo di ragazzi del Movimento Giovani Padani. ‘Maleficent’, invece, campeggia sulla copertina della pagina Facebook antifemminista 'Non è un paese per uomini', che accusa la società di aver adottato «integralmente, senza limiti e contro-poteri, valori femminili».

Strega vuol dire innanzitutto sono una donna

Nel frattempo la cultura pop riesuma tutte le storie di stregoneria al femminile che riesce a trovare: dal reboot di “Streghe” a quello in salsa teenage-drama di “Sabrina vita da strega”. Sull’onda del Metoo e del caso Weinstein, anche i movimenti femministi rispolverano il mostro tanto caro alle contestatrici degli anni Settanta. Le accuse di stregoneria rivolte alle donne, in fondo, fanno parte di un patrimonio culturale ben radicato nell’immaginario patriarcale che però mette in mostra tutta la sua intrinseca debolezza.

La lezione di Alexandria Ocasio-Cortez

Chi condanna le donne a roghi alimentati da parole d’odio spera, infatti, di nascondere dietro una fitta coltre di fumo la paura per chi ha il potere di dare la vita e che al tempo stesso può decidere di opporsi a quella che la femminista Simone De Beauvoir definiva ‘la dittatura della specie’.

Il patriarcato teme chi si oppone alla dittatura della specie

‘Strega’ vuol dire innanzitutto «sono una donna». Un atto di fede se si pensa che un uomo non inizia mai a classificarsi come sesso, ma anche di ‘sorellanza’ in un periodo storico in cui, secondo il report di Amnesty International sul barometro dell’odio in Europa, è il sesso femminile a essere nel mirino dei leoni da tastiera di professione. Non è un caso che il movimento femminista Non Una di Meno abbia recuperato il vecchio adagio «Tremate, tremate, le streghe son tornate», prendendosi gioco degli stereotipi, trasformando quello che in termini di filosofia del linguaggio è un outiside word in un inside word, in una parola che permette di distinguersi e di riconoscersi come appartenenti a un gruppo, un po’ come accaduto ad altre comunità discriminate fra cui quella Lgbt, che si è riappropriata del termine ‘queer’, ‘eccentrico’.

Le donne sono unite perché rifiutano un mondo fatto per gli uomini

Si è unite perché diverse, perché si rifiuta un mondo pensato per gli uomini, perché si rivendica una sessualità che sia piacere e non dovere da assolvere come una bestia mansueta. D’altro canto, sono stati proprio loro, gli inquisitori di ogni tempo a ricordarci che la bocca dell’utero è insaziabile, che contiene un becco capace di strappare la carne dell’uomo. Quindi, tremate le streghe son tornate e sono affamate. Di vita, di diritti, di libertà. E rifiutano il ruolo di vittima con cui troppo spesso la società vorrebbe tenerle al guinzaglio. Un ruolo forse peggiore di quello di ‘angelo del focolare’ perché frutto di un pensiero più subdolo e paternalistico. Mettete i bambini a letto, le streghe sono tornate: ma stavolta, a bruciare sul rogo sarà uno striminzito fantoccio di paglia con indosso una logora giacca cucita con ago e hate speech: l’ultimo dei travestimenti di un patriarcato ormai zoppicante.

Le donne in politica secondo Nilde Iotti

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