razzismo
Le donne nere in Italia non hanno una voce
Le donne nere in italia non hanno una propria voce, anche quando si parla di razzismo e di violenza sulla donna. Un problema che spesso non emerge nelle discussioni nostrane dove persone bianche parlano dei problemi delle persone nere interpellandole solo come testimoni delle proprie vicende. Contro questa tendenza si stanno muovendo molte attiviste dei diritti delle donne africane e afrodiscendenti in Italia, come Ndack Mbaye quest'estate e, ora, Yvette Samnick.
Dare la parola alle donne nere
Le donne nere in italia non hanno una propria voce, anche quando si parla di loro. Lo afferma Yvette Samnick, scrittrice e fondatrice dell’Associazione camerunense di lotta contro la violenza sulle donne (Aclvf). «Da mesi si organizzano eventi in cui si parla di immigrazione e condizione delle donne nere, ma quando vado a guardare relatori e relatrici trovo tutte donne bianche. Questo è discriminatorio. Sia ben chiaro: non ho intenzione di fare il processo a nessuno. Tuttavia, trovo inammissibile che, ancora oggi, si cerchi di parlare al nostro posto, al posto di noi donne nere, facendoci passare per persone incapaci di esprimersi. E trovo inconcepibile che si scrivano le nostre storie senza coinvolgerci». Yvette Samnick si era già esposta l’anno scorso in occasione dell’uscita del suo libro Perché ti amo per Pellegrini Editore, dove ha raccontato la sua esperienza di violenza e razzismo. Come molte minoranze italiane anche quella delle donne nere di cui Samnick fa parte è spesso costretta ai margini della società: «Ci sentiamo escluse dalle battaglie politiche per i diritti delle donne, subiamo una doppia discriminazione: come donne e come donne straniere e donne nere. Ci hanno rese invisibili» dice Samnick «e quando oggi si parla di donne nere l’immaginario va subito alle migranti che vengono in Italia coi barconi. Noi chiediamo una collaborazione con tutte e tutti per difendere i diritti delle donne straniere, coinvolgendole nelle battaglie e non parlando al loro posto». Insomma, per Samnick le donne nere sono prigioniere di uno stereotipo che le relega al ruolo di vittime mute: «Ci sentiamo incluse solo quando portiamo con noi il dolore. Ma quando si deve prendere parola, veniamo escluse. Noi non abbiamo bisogno di una voce per parlare perché lo sappiamo fare, quindi lasciateci esprimere quello che vogliamo e smettetela di parlare per noi. Vogliamo camminare insieme, ma lasciateci libere di prendere parola su certi temi».
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