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Dark ha saputo fermarsi. Per questo è una grande serie tv
La terza stagione di Dark, serie tv tedesca creata da Baran Bo Odar e Jantje Friese per Netflix, conclude un cerchio cominciato ormai tre anni fa e diventato un caso particolarmente felice nel panorama seriale. Dal 27 giugno è possibile vedere il destino dei personaggi di Winden, intrappolati in loop temporali senza fine, imprigionati dai paradossi e perseguitati dalla setta Sic Mundus, viaggiatori del tempo con la missione di manipolare il corso degli eventi in vista dell’apocalisse. Apocalisse che nella serie ha luogo proprio il 27 giugno 2020: in tempi di pandemia e crisi climatica globale, Dark riesce a catalizzare le paure e le angosce dell’umanità con una storia intricata che prende spunto dalla filosofia, dalla religione e dalla fascinazione per il viaggio nel tempo.
Dark, il figlio prodigio di Netflix
Dark è un unicum nel panorama seriale: le produzioni tedesche, diversamente da quelle americane o inglesi, non vantano certo successi globali nel campo televisivo. Nonostante questo la formula creata da Baran Bo Odar e Jantje Friese si è imposta per il rigore nella costruzione della trama, la raffinatezza dei rimandi alla filosofia e alla mitologia e soprattutto per la chiarezza delle idee. Gli showrunner avevano già dichiarato dalla prima stagione che sapevano esattamente come si sarebbe conclusa la serie. In tempi di cancellazioni improvvise e trame allungate, decisamente un pregio che l’ha fatta distinguere da altre produzioni Netflix. Pensiamo a Stranger Things, che sta tradendo la sua anima nostalgica e infantile per portare avanti una storia che poteva benissimo dirsi conclusa alla seconda stagione, o Black Mirror, che dopo l’acquisto del network di Reed Hastings ha subito un forte calo di qualità, toccando vette di cringe con episodi come Rachel, Jack and Ashley too. Dark non si è “piegata” alle logiche del profitto e degli ascolti come altre serie più commerciali, portando a casa il risultato di aggiudicarsi uno dei più alti punteggi di gradimento su Imdb, parlando di tecnologia, rischi del nucleare, paura dell’apocalisse, mitologia nordica e filosofia tedesca.
Dark, tra mitologia e Nietzsche
«Liberarsi dal cerchio che dà affanno e pesante dolore»: la condizione opprimente in cui si trovano i personaggi di Dark è riassunta perfettamente in questa iscrizione su un reperto raffigurante l’uroboro, il simbolo antichissimo del serpente che si morde la coda, a simboleggiare la circolarità dell’esistenza. Non a caso il simbolo è adottato nella serie dalla setta Sic Mundus, creatori delle grotte a Winden, che consentono il viaggio nel tempo, insieme alla triquetra, il nodo triangolare celtico simbolo delle tre età femminili, che in Dark rispecchia le tre epoche in cui tutto ha inizio. 1953, 1986 e 2019 sono intrinsecamente connessi da salti temporali di 33 anni: gli anni di Cristo, necessari perché il mondo concluda un ciclo e ne possa iniziare un altro. In Dark tutto è speculare, come uno specchio deformante che rimanda a epoche differenti, o a realtà alternative, come quella in cui è ambientata parte dell’ultima stagione. Ogni tentativo dei protagonisti di arginare l’apocalisse è però destinato a fallire: «L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Ecco come il filosofo Friedrich Nietzsche definisce la teoria dell’eterno ritorno, secondo cui l’universo nasce e muore ciclicamente, in un cerchio senza fine e senza speranza.
Dolore, noia e pandemia
Un altro filosofo che ha ispirato le tematiche di Dark è Arthur Schopenhauer: il suo pessimismo cosmico («La vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia») e la sua concezione misantropa del genere umano influenzano fortemente la serie, caratterizzata da una fotografia cupa, atmosfere soffocanti e un disincanto sulle effettive possibilità di scelta dell’uomo. La terza stagione di Dark non poteva che uscire in piena pandemia, con la spada di Damocle del cambiamento climatico ad angosciare ulteriormente le coscienze globali. Tra domande esistenziali antiche come il tempo e temi di stringente attualità, Dark riesce a dare voce alle nostre paure più profonde e insieme alle nostre speranze più grandi. Trovare un senso in ciò che è successo, sognare di tornare indietro nel tempo, fantasticare di fare scelte diverse e di poter guardare in faccia il nostro io del mondo accanto. Tra filosofia e cultura pop, Dark ha saputo imporsi come una delle serie migliori degli ultimi anni, dimostrandoci che per fare televisione di qualità la prima cosa è avere una storia in mente. Ma ciò che rende una storia davvero grande è soprattutto sapere quando fermarsi.
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