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Dario Bressanini: la scienza su YouTube non è peccato

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Aule polverose? Sono il passato. Testi pedanti? Dimenticateveli. Oggi anche la scienza può essere accattivante: basta cambiarle abito coma ha fatto Dario Bressanini. In principio era il mitologico Dipartimento Scuola Educazione, bastava il nome a indurre letargia. Diciamo la verità: per apprezzarne i programmi non bastava essere nerd, il DSE era “oltre”, troppo anche per i secchioni da primo banco.

Dario Bressanini è stato ospite del Breaking Italy Podcast dove ha parlato anche di Pane e Bugie
Dario Bressanini è stato ospite del Breaking Italy Podcast dove ha parlato anche di Pane e Bugie

Qualcuno se ne accorse (non era difficile, a essere sinceri) e provò ad aggiungere alla ricetta della scienza in TV un po’ di creatività. Alla rivoluzione diedero corpo Piero Angela e Quark, con l’indimenticabile sigla: l’Aria sulla Quarta corda di Bach su una computer graphic agli albori.

Il canale youtube di Dario Bressanini è tra i più seguiti sul web

A partire da allora, e passando per il figlio Alberto, la divulgazione scientifica si è progressivamente ritagliata uno spazio sempre più ampio nei palinsesti televisivi e non solo. Perché, naturalmente, l’avvento di Internet ha rivoluzionato anche questo settore con nuovi format e, soprattutto, nuovi volti. Era arrivato il momento degli scienziati.

La Scienza Brutta di Barbascura X è uno dei format più divertenti di YouTube
La Scienza Brutta di Barbascura X è uno dei format più divertenti di YouTube

All’estero c’erano già Neill deGrasse-Tyson e Stephen Hawking, astrofisico autore del celeberrimo Dal Big bang ai buchi neri. Nasce una generazione di divulgatori di estremo successo che provengono sempre più dall’accademia come Barbascura X con la sua Scienza Brutta o Adrian Fartade di link4universe. E sanno usare i nuovi media, a partire da YouTube e Instagram.

Il blog di Dario Bressanini, la Scienza in Cucina, collabora con le Scienze

Tra i più virali c'è appunto Dario Bressanini, ricercatore e docente all’Università dell’Insubria, con un cv di tutto rispetto, ha unito la passione per la chimica a quella per il cibo portando la scienza in cucina. Terminate le lezioni in ateneo, da anni, sin dal suo primo blog fino al libro Pane e Bugie, si diverte a smontare falsi miti sul cibo insegnando, allo stesso tempo, qualche verità nascosta. Il pubblico apprezza; i colleghi, spesso, no. Lo abbiamo raggiunto.

La lezione di Piero Angela per i giornalisti del futuro

VD: Professore, quando ha cominciato?
DB: Nel 2004, scrivendo un pezzo al mese per Le Scienze. Ai tempi non c’era certo Instagram. Ho iniziato per il puro piacere di raccontare la chimica, vista da sempre come materia arida.
VD: Non lo è?
DB: Facendo lezione agli studenti mi sono reso conto che raccontare aneddoti tratti dalla vita quotidiana li svegliava dopo un’ora di spiegazione esclusivamente teorica. Da lì alla scrittura il passaggio è stato naturale. Adesso, ogni volta che c’è un social nuovo lo provo. Ed eccomi qui.
VD: Dica la verità. Non è tutto frutto dell’improvvisazione. Quanto conta il talento naturale per la comunicazione, e quanto lo studio?
DB: Certamente ho studiato quanto fatto prima di me. Ci sono corsi appositi, che ho seguito.


«L’errore più grande? Quello di fare didattica. La divulgazione non è didattica»

VD: L’errore più facile da commettere?
DB: Quello di fare didattica. La divulgazione non è didattica.
VD: Dalla carta stampata al web, dicevamo, il passo è stato breve.
DB: Nel 2007 ho aperto il blog, poi sono arrivati i social.
VD: Quali le differenze?
DB: Al di là di quelle ovvie, il web 2.0 consente di avere subito un riscontro sul gradimento del pubblico. Dati confermati nella vita reale. A volte studenti che hanno già fatto l’esame mi cercano per manifestarmi apprezzamento.

Adrian Fartade fa divulgazione da anni col suo link4universe
Adrian Fartade fa divulgazione da anni col suo link4universe

VD: Si parla molto del poco interesse verso le materie STEM. La divulgazione può aiutare i giovani a innamorarsi di queste discipline?
DB: Direi di sì. Il problema è che alle superiori se ne affrontano solo gli aspetti noiosi: il risultato è che i ragazzi si allontanano.
VD: Il contrappasso è il rischio di non essere presi sul serio. Specialmente dai colleghi.
DB: È vero. La divulgazione non è ben percepita, come Carl Sagan, grandissimo divulgatore, ha dimostrato. Soprattutto in Italia. Ma, fortunatamente, qualcosa sta cambiando, con l’ingresso delle nuove generazioni in università.

«I lettori su FB diventavano sempre più anziani. Così mi sono spostato su YouTube e Instagram»

VD: Qual è il problema, secondo lei?
DB: La divulgazione viene vista come qualcosa di popolare. È chiaro che un corso universitario o un manuale hanno un altro tenore, ma certe materie si possono alleggerire senza rinunciare alla precisione.
VD: Parliamo di haters. Lei sembra, tutto sommato, immune.
DB: Nel mio caso, i leoni da tastiera sono pochissimi, forse perché non ho mai dato loro corda. Seguo il vecchio detto che risale a Usenet: don’t feed the troll.

Dario Bressanini ha parlato dei suoi hater con Marco Montemagno
Dario Bressanini ha parlato dei suoi hater con Marco Montemagno

VD: Social preferito?
DB: Guardi, sul mio blog e su Facebook i lettori diventavano sempre più anziani. Non riuscivo più a raggiungere i giovani, quindi ho chiesto consiglio a mio figlio Simone. «Devi venire dove siamo noi» ha risposto. Detto fatto: quindi YouTube, dove prevale il pubblico maschile, e Instagram, dove 2/3 sono donne.
VD: Lei ha un libro in uscita a breve, La Scienza delle Verdure. I giovani di oggi leggono o è un vezzo da docente?
DB: Ogni volta che ne parlo sui social i libri vendono, quindi la mia esperienza dice di sì. Ma lo fanno in modi diversi rispetto al passato. Molti non sono mai entrati in libreria, ma mi scrivono e comprano i miei volumi. La voglia di approfondire c’è: ma, mi perdoni il gioco di parole, bisogna invogliarli, questi ragazzi.

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