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Proibire le droghe ci costa 20 miliardi l'anno

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Nessuno dovrebbe andare in galera per un reato legato all'uso personale di droga, ha dichiarato Joe Biden, sostenendo come le persone che hanno un problema di dipendenza dagli stupefacenti «quello di cui ha bisogno è una cura, una terapia». In Italia sono più del 25% i detenuti in carcere con problemi di tossicodipendenza e l'uso di pene alternative è raro. Il sovraffollamento carcerario non è l'unico danno della guerra alla droga, guerra che inizia a cedere terreno anche nel nostro paese, soprattutto sul fronte della cannabis. Di droghe leggere e della loro legalizzazione si parla ormai da anni. Tanto che nel 2020, sedici parlamentari hanno dichiarato di coltivare cannabis nelle proprie abitazioni. Quattro di loro si sono autodenunciati sui social, lanciando la campagna Meglio Legale, che mira a legalizzare le droghe leggere. E nel frattempo c’è chi guarda alla legalizzazione come a un’arma contro il narcotraffico.

La cannabis nel nostro Paese

Sullo status della marijuana si era pronunciata anche Rita Levi Montalcini che a fine anni Novanta si era schierata a favore delle legalizzazione delle droghe, firmando addirittura una lettera indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite, salvo poi ritornare sui suoi passi a inizio anni Duemila. In Italia è illegale lo spaccio anche a titolo gratuito ma non il possesso per l'uso personale, il quale costituisce solo un illecito amministrativo punibile attraverso una semplice sanzione pecuniaria. Con sentenza del 19/12/2019 la Cassazione ha stabilito che non costituisce reato la coltivazione se questa è «di minime dimensioni e svolta in forma domestica, attraverso pratiche rudimentali e su uno numero scarso di piante». È invece permessa la vendita di Cannabis light, con soglia massima di THC fissata tra lo 0,2% e lo 0,6%. Eppure circa un terzo della popolazione italiana, secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita, con l’Italia che si piazza quarta su 30 Stati, dopo Spagna, Danimarca e Francia. La guerra alla droga ha fallito.

Le droghe pesanti legali

In Europa è il Portogallo il Paese più antiproibizionista. Qua viene punito severamente solo il traffico, ma non la detenzione e senza fare alcuna distinzione tra droghe leggere o pesanti. Secondo la legge portoghese si possono detenere l’equivalente di una quantità di uso medio per dieci giorni. Gli interventi in materia sono rivolti più verso l’azione sociale che a quella repressiva. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, ogni caso di detenzione viene preso in carico da una commissione per la dissuasione della tossicodipendenza, composta da tre membri, di cui solo uno è rappresentate della legge, mentre gli altri due possono essere medici, psicologi o sociologi. Diversa la situazione fuori dall’Europa: in Messico, ad esempio, è legale avere cocaina con sé fino a 1 grammo, quantità che sale a 2 grammi in Perù.

I costi del proibizionismo

Secondo il XI Libro Bianco sulle Droghe pubblicato in occasione della Giornata Mondiale contro il Narcotraffico, le entrate mancate per lo Stato riguardo la gestione del settore da parte della criminalità organizzata potrebbero sfiorare i 18-20 miliardi, oltre a ingolfare il reparto della giustizia. Oltre il 36% dei detenuti, molti dei quali con problemi di dipendenza, è infatti in carcere per reati connessi alle droghe. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa contro il proibizionismo, raccomando invece di favorire la gestione e la regolamentazione. Non solo. Una legalizzazione porterebbe benefici anche in termini di posti di lavoro: nello Stato di Washington, che nel 2012 ha reso legale la marijuana, circa 10mila persone lavorano nel settore. Una società di brokeraggio, la Convergex, ha invece monitorato il mercato della marijuana in Colorado per studiarne l’andamento dei prezzi. Se prima si pagavano 10,6-14,11 dollari al grammo, con l’incremento della concorrenza, il prezzo medio si è ridotto a 8,81-10,6 al grammo, con una crescita del fatturato del 50 per cento. Marco Perduca, che per l’Associazione Luca Coscioni ha coordinato Legalizziamo.it ha ricordato che «Dopo anni di promesse è arrivato il momento che il Parlamento si assuma le responsabilità di definire quali nuove regole possano consentire un consumo consapevole almeno della cannabis legalizzandone produzione, consumo e commercio, cancellando, tra le altre cose, anche le pesanti sanzioni per la detenzione delle altre sostanze proibite». Un modo per mitigare lo stigma sociale e la discriminazione che accompagna l’utilizzo di queste sostanze. Guardando a quanto fatto anche da altri Paesi.

Consumo consapevole: l'erba

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