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Cosa non va nel Green New Deal europeo

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La bozza del Green New Deal di Ursula von der Layen è arrivata sul tavolo di Bruxelles, un ambizioso piano che mira a cambiare l’approccio europeo al riscaldameno climatico (per scoprire cosa contiene, lo abbiamo riassunto in tre semplici punti qui). Questa ambizione però non sembra essere abbastanza, dati alla mano, per salvarci dal disastro ambientale che, gli scienziati affermano, ci sta per travolgere. Franziska Achterberg, portavoce di Greenpeace ha fatto il punto sulle debolezze del documento (ancora, comunque, solo una bozza).

Franziska Achterberg sul Green New Deal

«Ursula von der Leyen promette che il Green Deal europeo affronterà la crisi climatica e la massiccia distruzione della natura. Ma gli obiettivi climatici che propone sono troppo poco e arrivano troppo tardi. La proposta di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni a un intervallo dal 50% al 55% non è in linea col 65% dell’accordo di Parigi».

Franziska Achterberg, portavoce di Greenpeace
Franziska Achterberg, portavoce di Greenpeace

«Le crisi climatiche, ecologiche e di disuguaglianza richiedono un ripensamento fondamentale del sistema economico che per decenni ha premiato l’inquinamento, la distruzione ambientale e lo sfruttamento umano. Esortiamo il presidente della Commissione von der Leyen e il suo team a presentare una legislazione che sia veramente all’altezza del compito».

La lettera aperta di Greenpeace

Dopo le dichiarazioni di Achterberg, Jorgo Riss, direttore di Greenpeace, ha scritto una lettera aperta a Ursula von der Layen definendo i punti deboli del Green New Deal. Per Riss l’Europa non può proporsi come leader nelle politiche verdi mondiali solo perché farà qualcosa in più rispetto alle altre nazioni, in particolare se considera “ambizioso” violare gli accordi di Parigi e non seguire i consigli degli scienziati. La lettera critica anche le politiche nei confronti del petrolio, dell’industria chimica, ma anche quelle sulle foreste.

Jorgo Riss, direttore di Greenpeace
Jorgo Riss, direttore di Greenpeace

«La Commissione non dovrebbe perseguire un piano industriale di forestazione che distruggerebbe la natura. Deve invece concentrarsi sul restaurare gli ecosistemi esistenti e promuovere l’agroforestazione». I livelli di consumo odierni non sono più sostenibili, per Greenpeace, e l’Europa, se vuole essere leader di questa “rivoluzione verde”, deve promovere «un vero cambio di paradigma nell’energia, nella mobilità, nei sistemi abitativi e alimentari, ripensando l’intero sistema finanziario» perché «la natura non negozia» e se non cambieremo noi la società, lo farà lei per noi.

(Il testo integrale della lettera di Greenpeace qui)

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