VD Logo
VD Search   VD Menu

autismo

Come approcciare una persona autistica spiegato da una persona autistica

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su WhatsApp

Abbiamo chiesto a Giulia Gazzo – più conosciuta come @lunnylunnylunny su Instagram, dove racconta l’autismo in maniera personale – qual è il modo migliore per fare amicizia, frequentare e anche fare sesso con una persona autistica.

Come possiamo riconoscere una persona autistica?

«Credo che più che chiederci come si fa a riconoscere una persona autistica bisognerebbe chiedersi come far sì che le persone autistiche si sentano a loro agio nel dircelo: non abbiamo un bollino in fronte e chiaramente se si parlasse di più di autismo, se si facesse più una buona informazione in merito sarebbe più facile. Determinate caratteristiche potrebbero provocare un sospetto. ma finisce lì perché tutte le persone autistiche sono diverse tra loro e quando hai conosciuto una persona autistica hai conosciuto una sola persona autistica. Quindi credo che per aiutarci la cosa migliore sia cercare di edificare un tipo di società in cui noi, e anche le nostre famiglie, possiamo sentirci al sicuro nel parlare di questo argomento.»

Come è meglio approcciare una persona autistica per metterla a proprio agio?

«Secondo me è molto ricorrente la questione del contatto visivo. Le persone autistiche spesso fanno fatica a sostenerlo e questo viene visto come maleducazione, disinteresse. Una frase famosa è “Guardami negli occhi quando ti parlo!”. Sicuramente non forzare il contatto visivo quando ci si approccia ad una persona autistica è molto importante perché noi vi stiamo ascoltando e anzi, magari durante un discorso importante cerchiamo di evitare tutti quegli stimoli che per noi in quel momento sarebbero insostenibili e ci distrarrebbero dall’ascoltare quello che ci state dicendo.

«Poi una cosa che secondo me può essere molto apprezzata è permettere a una persona autistica magari di scegliere dove, come, quando incontrarsi per un appuntamento, perché magari per una persona neurotipica un luogo vale l’altro, mentre per una persona autistica un locale o un posto possono essere troppo caotici, con troppi stimoli sensoriali, oppure può subentrare il discorso della selettività alimentare. Insomma piccoli accorgimenti, come lasciarci un po' scegliere il posto e l'orario possono sicuramente aiutare molto.»

Come si fa a fare amicizia con una persona autistica?

«Nel modello relazionale neurotipico ci sono una serie di step, la cosiddetta scala mobile relazionale. Ci sono un sacco di vaghezze ma allo stesso moltissimi obiettivi da rispettare. Di solito si dice che inizialmente quando si conosce una persona si parla di argomenti leggeri e poi quando cresce la confidenza si parla di cose più profonde. A me succede il contrario: spesso per rompere il ghiaccio ho bisogno di parlare di cose che mi stanno molto a cuore, e poi quando ho maturato una certa confidenza posso anche cominciare a dire cazzate e abbandonarmi alla leggerezza.»

«Il mio non sapere di essere autistica ha influito molto sui miei rapporti umani e ho sofferto molto per amicizia, soprattutto perché mi ero convinta di dover desiderare degli schemi in cui invece mi trovavo a disagio. Credo sia importante permettere che fioriscano le specificità. Nel mondo neurotipico mi sembra che spesso le specificità vengano considerate egocentrismo, egoismo e che si metta il gruppo davanti a ogni cosa. Una persona che fa valere una specifica esigenza viene considerata una guastafeste. Io credo che sia molto più egocentrico ed egoista pretendere che le persone si comportino tutte allo stesso modo che siamo tutti una massa informe.»

E per quanto riguarda la sessualità?

«Quello che a me disturba tantissimo è che l'autodeterminazione è come se non ci spettasse, che nel discorso sulla sessualità noi veniamo designate vittime a prescindere, soprattutto le donne, invece di partecipare a quello che si sta facendo ultimamente di fare cultura della comunicazione. È quell’ "a prescindere" che a me dà fastidio. Adesso è uscita da poco una serie interessante sull'autismo che si chiama As we see it dove c'è una ragazza autistica, Violet, di 25 anni e suo fratello maggiore che non vuole assolutamente che che lei faccia sesso o che veda ragazzi. Lui cerca di tenerla sotto questa campana di vetro perché pensa che tutti i suoi potenziali partner sarebbero approfittatori e maniaci, ha paura che lei soffra e quindi le preclude qualunque tipo di decisione o iniziativa.

«Io non nego che noi persone autistiche siamo particolarmente vulnerabili in questa società, però non possiamo nemmeno negare che anche noi abbiamo delle idee sul sesso e che queste idee come per chiunque altro sono anche influenzate dai tabù, dai diktat sul sesso e non potremmo mettere in discussione questi e questi diktat invece che escluderci completamente dalla sfera sessuale? Poi io non dico che le persone autistiche devono fare per forza sesso possono essere disinteressate, e non volerlo fare volerlo, farlo solo a determinate condizioni, volerlo fare a tutti i costi, non c'è una regola, però voglio che anche noi persone autistiche siamo incluse nel discorso.»

Cosa significa vivere nello spettro dell'autismo

Segui VD su Instagram.

ARTICOLI E VIDEO