tiger king
Chi sono i Tiger King italiani?
L’eccentrica realtà di Joe Exotic raccontata, tra stampe animalier e cuccioli di tigre, dalla serie tv Netflix Tiger King è diventata un caso in poche settimane, con oltre 35 milioni di spettatori in tutto il mondo. Uno squarcio su una storia paradossale che, stando al rapporto di Four Paws International, è tutt’altro che un’eccezione. In Europa sono, infatti, almeno 1600 le tigri in cattività, senza contare tutte le altre specie esotiche detenute illegalmente. E l’Italia non è da meno.
Il traffico di animali esotici in Italia
Secondo il sesto rapporto Eurispes e Coldiretti sulle Agromafie, nel 2017 sono stati 18.800 gli accertamenti sul territorio nazionale da parte dei carabinieri forestali del Cites, mentre sono stati 8mila i controlli su animali esotici vivi. I Tiger King italiani non hanno solo la passione dei grandi felini: scimpanzé, lemuri ma anche rettili e pappagalli tra gli animali costretti a vivere in cattività, alla stregua di oggetti da esporre in teche come se si trattasse dell’argenteria buona.
D’altro lato, il bracconaggio rappresenta il quarto mercato illegale per estensione almeno per il nostro Paese, a causa anche della sua posizione geografica che lo rende particolarmente esposto. Una tappa obbligata, secondo il rapporto, per i traffici provenienti dall’Africa e diretti verso il Nord Europa, con la città di Napoli che costituisce un importante crocevia. E tra i rischi, non ci sono solo l’alterazione della biodiversità e l’introduzione di specie pericolose sul territorio, come serpenti velenosi e grossi felini, ma anche quello della diffusione di patologie pericolose per l’uomo.
I Tiger King all’italiana
Gli animali esotici strappati al loro ambiente naturale e imprigionati come trofei da esibire da parte di boss e malavitosi, fanno capolino dalle cronache dei giornali. Tra i casi più noti, quello di Simba, leone di 160 chili di tre anni e mezzo, custodito nella villa di Raffaele Brancaccio, del clan dei Contini. «Come l'ho avuto? Me l'hanno regalato. L'abbiamo allevato per più di un anno con tanta cura. E adesso mi fate quest'infamia... », aveva commentato il boss, mentre l’animale veniva allontanato. E se gli episodi più eclatanti sono quelli legati alla malavita, non mancano casi di “collezionisti” qualunque. Come Mario Lagiard, sbranato nel 2013 da una delle sue dieci tigri, che amava «come figli». E così il tiger king italiano è finito vittima del suo amore.
La moda tra i boss della malavita, però, è cambiata nel tempo. Come ricorda il maggiore Marco Trapuzzano, c'è anche chi amava andare in giro con un alligatore al guinzaglio per «effettuare estorsioni». «Si tratta di una forma di ostentazione di forza, c'è voglia di dominare il pericoloso». E poi ci sono gli accumulatori seriali di animali. «C'è chi è disposto a sacrificare il proprio reddito pur di possederli. Tempo fa ci è capitato il caso di una famiglia monoreddito che possedeva nel box adiacente casa una cinquantina di serpenti, per un valore di diecimila euro. È una forma di malattia, come la ludopatia: un accumulo che travalica nell'illegalità». Non solo, però, grandi felini e rettili, come racconta il dottor Paolo Selleri, presidente della sezione Enpa di Roma. «Mi è capitato una volta di avere a che fare con un proprietario di un lemure: mi sono offerto di curarlo ma solo a patto che mi fosse consegnato l’animale. Quando credevo di averlo convinto, l’uomo se n’è andato. C’è chi si lamenta della rigidità delle leggi. Ma non ha senso tenere questi animali, vanno tenuti nel loro ambiente, anche se quelli che sono sul nostro territorio devono essere trattati al meglio».
Gli animali esotici e le strutture d’eccellenza
Non solo tiger king. In Italia il benessere delle specie esotiche è garantito da alcune strutture d’eccellenza che hanno fatto dell’animalismo la loro bandiera, come il Parco dell’Abatino, dove arrivano animali che sono sotto sequestro giudiziario o provenienti da laboratori. La dottoressa Laura Toti spiega che, all’interno del centro di recupero, chiuso da anni al pubblico, ci sono «primati, pappagalli e orsetti lavatori». «Sono sistemati in aree molto ampie, con la possibilità di ripararsi l’inverno all’interno di zone riscaldate», fa sapere.
Ma il traffico di animali è ancora una nota dolente, spesso intrecciata con storie di ecomafia. Come ricorda Andrea Brutti di Enpa, la colpa è da attribuire agli scarsi controlli. «Spesso il commercio avviene via Internet, con annunci e in alcuni casi si commettono veri e propri illeciti. Ci vogliono più controlli e vere e proprie campagne di sensibilizzazione: molte specie provengono da Paesi poveri dove regna il mercato nero e le ispezioni sono molto più blande. Questi animali non dovrebbero arrivare a destinazione, perché sono costretti a una vita triste, molto lontana da quella naturale, soggetti spesso a privazioni alimentari per compiere dei giochetti. Dovremmo imparare ad amare gli animali per quello che sono, per la loro essenza». Una lezione che ai tiger king nostrani non sembra interessare.
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