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Chi era Lawrence Ferlinghetti e come ha salvato la libertà di espressione
Lawrence Ferlinghetti era un migrante di origini italiane nato nella San Francisco di inizi del Novecento. Figlio di Carlo, originario di Chiari, e di Lyons Albertine Mendes-Monsanto, ebrea sefardita franco-spagnola, Lawrence restò solo prima ancora di nascere. Il padre morì a sei mesi dal parto e la madre perse il senno poco dopo, venendo internata in manicomio. Lawrence fu affidato a sua zia Emily che lo portò con sé prima a Strasburgo, in Europa, poi di nuovo in America, nella facoltosa famiglia newyorchese dei Bislands che l’avevano assunta.
Chi era Lawrence Ferlinghetti
Lawrence era un giovane brillante dal carattere fascinoso e profondo. I Bislands si affezionarono così tanto a lui che lo adottarono consentendogli di studiare giornalismo nelle migliori scuole americane, come la Mount Hermon e la University of North Carolina. Spirito avventuroso, Lawrence decise prima di arruolarsi in marina allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dopo il congedo, con un nuovo diploma post-laurea della Columbia University in tasca, poi di tornare in Europa. Il francese era praticamente la sua lingua madre, e ne approfittò per ottenere un dottorato alla Sorbona. Fu a Parigi che conobbe Kenneth Rexroth. che lo invitò a trasferirsi a San Francisco. Questo invito darà inizio al Rinascimento Poetico della città e alla Beat Generation, che vedrà la vulcanica e anarchica personalità di Lawrence accompagnare nella crescita “le menti migliori della mia generazione” come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gary Snyder e Norman Mailer.
La casa editrice City Lights
Lawrence, con l’amico Peter Martin, anche lui italiano, trovò un piccolo edificio tra quelli ricostruiti dopo il terremoto del 1906, a North Beach, una zona che fino a cento anni prima era stata popolata di bische e locali malfamati. I due tirarono su una libreria-casa editrice che avrebbe cambiato l’America e il mondo intero. La City Lights (che esiste ancora) pubblicava poesie e testi di autori emergenti, avventori della libreria e in rotta con le tradizioni culturali delle università da cui erano usciti (in particolare dalla Columbia). E così, quasi per caso, semplicemente seguendo i propri gusti letterari, Lawrence diede una voce alla Beat Generation pubblicando L’Urlo e altri Poemi di Allen Ginsberg, un ancora poco conosciuto poeta omosessuale di origini ebraiche. Il libro (volume 4 della serie) risultò tanto controverso e diventò così famoso da spingere le autorità ad arrestare Lawrence con l’accusa di oscenità.
Il processo che cambiò la storia
Il processo all’editore vide coagularsi attorno alla sua difesa tutti gli scrittori e gli artisti della Beat Generation. Diede loro, per la prima volta, un palcoscenico e un'identità, trasformandoli in un unico corpo e in un grande movimento. Il processo fece la storia: fu il primo in cui un imputato ricorse al Primo Emendamento della Costituzione americana, quello sulla libertà di parola, per la pubblicazione di materiale controverso ma di interesse pubblico. Il libro stesso si trasformò nel ponte attraverso il quale il Rinascimento di San Francisco entrò nell’immaginario occidentale, e poi mondiale, con i versi eterni e potenti: «Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte». Con Lawrence, Ginsberg e Kerouac (che citò Ferlinghetti in Big Sur come Lorenzo Monsanto) la Beat scatenò una lotta generazionale contro la guerra del Vietnam, la segregazione razziale, la condizione subordinata della donna e le discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Lotte iniziate allora dalle “menti migliori della mia generazione” e che ancora non si sono spente, lasciate in retaggio a noi, loro figli e nipoti. City Lights è oggi uno dei luoghi più importanti di San Francisco, Lawrence si era ritirato in un eremo a Big Sur, sulla costa, continuava a credere in un anarchismo etico per cui il mondo non sembra pronto. Nel 2011 aveva dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, suo paese di origine, due poesie che sono state fonte di ispirazione di molti artisti per la mostra torinese Lawrence Ferlinghetti e i 150 anni dell’Unità d’Italia. Dipingeva e scriveva poesie ed è morto il 22 febbraio a 101 anni.
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