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Il calcio femminile è un grande sport e fa sul serio

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Sì, il calcio femminile è uno sport. E fa sul serio. Ce lo hanno dimostrato le Azzurre, che dai mondiali francesi tornano a casa a testa alta, ce lo confermano i milioni di italiani incollati allo schermo durante la partita con l’Olanda, che ha arrestato l’ondata rosa guidata dalla ct Milena Bertolini. Dietro alla spettacolare doppietta di Barbara Bonansea niente ‘zampino del diavolo’, come ipotizzato da Camillo Langone in un articolo apparso su “ilfoglio.it”, ma un paio di tacchetti decisi a cambiare la storia dello sport maschile per eccellenza.

Il calcio femminile si scontra con i pregiudizi tipici della mascolinità tossica
Il calcio femminile si scontra con i pregiudizi tipici della mascolinità tossica

Tanto che gli insulti e gli sproloqui da bar non si sono fatti mancare, tra paladini della cristianità pronti a sfoderare la spada contro un assurdo complotto gender ed esperti chiamati a difendere il gioco del calcio dal ridicolo. Solo pochi giorni fa, Sergio Vessicchio definiva quello femminile come «un calcio di bassissimo profilo», praticato da squadre composte nella maggior parte dei casi da lesbiche, paragonabile sì e no «alla terza categoria maschile». «Il problema è che ora si vuole portare questo calcio ad avere il professionismo perché inizia un grande festival di affari tra procuratori, sponsor e diritti televisivi», aveva poi aggiunto, agitando a regola d’arte nuovi e vecchi pregiudizi in un cocktail di ‘mascolinità tossica’.

Il calcio è determinazione, sudore, delusione e stanchezza: è sport, che a indossare i tacchetti sia un uomo o una donna

Nonostante il chiacchiericcio sconclusionato e le invocazioni a «bucare il pallone alle calciatrici» per ristabilire l’ordine naturale del mondo, la FIFA annuncia un investimento sul calcio femminile di 500 milioni di dollari per i prossimi quattro anni, segno che, almeno nel mondo dello sport, si cominciano a sgonfiare gli stereotipi maschilisti invece dei palloni. Intanto la ct Milena Bertolini chiede che venga riconosciuto lo status di professioniste anche alle giocatrici. «Queste ragazze se lo meritano» ha commentato, augurandosi che l’attenzione dei tifosi e dei media non venga meno.

Il calcio femminile secondo gli italiani

Ma si sa, il cono prodotto dalla luce artificiale dei riflettori è ristretto e forse c’è chi teme che il calcio femminile possa togliere visibilità alla sua versione maschile, perché se il gioco condotto dai colleghi maschi è, almeno al momento, più spettacolare da un punto di vista tecnico, è però molto meno affamato di quello visto durante i mondiali francesi. Un aspetto che non passa inosservato se si ama questo sport, nemmeno a chi ha versato fiumi d’inchiostro polemzzando in difesa della femminilità vera. Ormai il piede spinge sull’acceleratore del cambiamento culturale e su quel temutissimo livellamento sessuale citato da Langone.

I Mondiali femminili hanno tirato un bel calcio agli stereotipi di genere

Giocare a calcio non è più roba da maschiacci: è determinazione, sudore, delusione e stanchezza. In una parola, è sport. Che poi a indossare i tacchetti sia un uomo o una donna fa poca differenza. E probabilmente ne farà ancora meno in futuro, perché la mancanza di scarpate lamentata da alcuni non è dovuta a una carenza di bravura o a distanze incolmabili a causa di fisicità troppo differenti, ma a una repressione che passa anche attraverso il taglio di risorse e di riconoscimenti e relega ancora la maggior parte del calcio femminile allo stato amatoriale. Le qualità tecniche e tattiche si acquisiscono, le differenze fisiche si annullano, ma solo se le giocatrici verranno prese sul serio.

La FIFA ha annunciato un investimento di 500 milioni di dollari sul calcio femminile
La FIFA ha annunciato un investimento di 500 milioni di dollari sul calcio femminile

Forse, in un giorno non troppo lontano, sarà addirittura possibile assistere a competizioni fra squadre ‘miste’, come già avviene in altri sport come il tennis o la pallavolo, sfruttando proprio le diversità legate alle differenti fisicità. Per adesso, le nipoti delle Kerr's Ladies, la squadra di calcio femminile nata nel 1917 nello stabilimento della Dick, Kerr & Co. di Preston in Gran Bretagna, ne hanno di erba da mangiare negli stadi di tutto il mondo. Intanto, però, il pallone degli stereotipi corre lungo il tratto discendente della sua parabola. Questione di fisica, d’altronde.

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