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armi in italia

Qual è la situazione delle armi in Italia

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La recente approvazione della nuova normativa sulla legittima difesa, che - seppur senza grandi stravolgimenti – dovrebbe rendere meno problematico l'iter processuale per chi si difende con la forza, è anche l’occasione giusta per riflettere sulle armi e gli interessi economici che ruotano attorno ad esse in Italia. Il confronto più immediato è con gli Stati Uniti, dove in molti Stati l’accesso alle armi è praticamente privo di controlli, e l'NRA (ovvero l'organizzazione dei detentori di armi da fuoco) rappresenta una forza estremamente influente a livello politico. Negli USA, tra il 2001 e il 2013 il totale delle vittime per armi da fuoco è di circa 400mila, una cifra superiore alla somma delle vittime di AIDS, overdose, terrorismo e delle guerre in Iraq e Afghanistan.

Con la nuova legge non sarà più obbligatorio informare il partner della presenza di armi in casa: un dettaglio, questo, che cozza apertamente con l’aumento dei femminicidi

Questi dati, per quanto impressionanti, sono facilmente comprensibili: in America si può comprare un'arma da fuoco al prezzo medio più basso nel mondo (100 dollari) e il 98% della popolazione vive nel raggio di 10 miglia da un negozio d'armi, che si vendono persino nei Walmart. Il risultato, accanto e strettamente legato allo spaventoso dato sul totale delle vittime, è che in USA ci sono 1,13 armi da fuoco per ogni abitante.

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Come funziona in Italia? I requisiti sono ben diversi, e comprendono la frequenza di un corso, esami medici, fedina penale pulita, obbligo di registrazione di ogni arma posseduta presso un posto di polizia. A settembre 2018 però è stato approvato un decreto che regolamenta il possesso di armi da fuoco: in particolare, si introducono criteri per modelli di derivazione militare, aumenta il numero di proiettili consentiti e si può registrare la detenzione dell'arma con una e-mail certificata (PEC, come già avveniva dal 2005). Non è ancora obbligatorio informare il partner della presenza di armi in casa per le difficoltà a realizzare un decreto attuativo in merito: dettaglio, questo, che cozza apertamente con l’aumento dei femminicidi e potrà rivelarsi determinante in contesti familiari teatro di violenze, sempre più al centro della cronaca.

Tra il 2001 e il 2013, negli USA, i morti per armi sono stati 400mila, una cifra superiore alla somma delle vittime di AIDS, overdose, terrorismo e delle guerre in Iraq e Afghanistan

Se in America è la NRA a curare gli interessi di detentori e produttori di armi da fuoco, in Italia un ruolo simile è rappresentato dal Comitato Direttiva 477 che il suo presidente, Giulio Magnani, descrive su Wired: «Il Comitato Direttiva 477 nasce nel 2015 per opporsi all’omonima direttiva europea ed è un’associazione non riconosciuta che ha come obiettivo quello di tutelare i diritti dei legali detentori di armi. Vuole rappresentarli a livello istituzionale, quindi di fronte ai partiti politici e ai legislatori, nonché semplificare ai suoi tesserati la comprensione di leggi spesso astruse». Il Comitato si definisce inoltre «apartitico ma non per questo apolitico»: in realtà sembra avere un rapporto tutto speciale con la Lega di Salvini. L’11 febbraio 2018, durante la fiera d'armi più grande d'Italia l'attuale Ministro degli Interni ha siglato con quest'associazione un vero e proprio patto impegnandosi a coinvolgerla in ogni discussione che «possa influire sul diritto di detenere e utilizzare legittimamente armi». Sempre dallo statuto del Comitato, emerge come esso dia ai suoi associati precise indicazioni su quale partito politico preferire: vi è persino una tabella con i partiti 'amici' e quelli 'nemici', con il PD e M5S segnati in rosso, FdI e FI in giallo, e quello di Salvini in verde con la nota «molto attivo e collaborativo».

Durante la più grande fiera delle armi italiana, il Ministro Salvini ha siglato con Comitato Direttiva 477 un vero e proprio patto
Durante la più grande fiera delle armi italiana, il Ministro Salvini ha siglato con Comitato Direttiva 477 un vero e proprio patto

Il Comitato è rappresentante italiano di Firearms United, una sorta di NRA internazionale con sede in Polonia e dalle posizioni decisamente estremiste che secondo Giorgio Beretta, sociologo e membro della Rete italiana per il Disarmo (Rid), usa il medesimo schema dell'NRA statunitense per influenzare l'opinione pubblica: «far passare l’idea di curare l’interesse dei legali detentori di armi quando invece si stanno sostenendo quelli delle industrie del settore. Nell’Nra c’è un nucleo pensante che promuove le idee, poi ci sono gli adepti, e dietro le quinte l’industria delle armi leggere. I tipi di slogan che usano sono quasi gli stessi».

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Gli interessi in gioco sono molto alti: nonostante l'Italia sia, con un'arma ogni 9 persone, ovviamente molto lontana dalla situazione statunitense, non se la cava male a livello industriale. Occupa infatti il nono posto nella top 10 della vendita di armi in tutto il mondo, con una produzione annua di 658.958 armi, 965.591.540 munizioni, e un fatturato annuo pari a 581 milioni di euro, di cui il 90% dovuto all'export. A chi? La maggior parte finiscono tra Medio Oriente e Nord Africa, ossia le aree geopolitiche più instabili al mondo, andando spesso ad alimentare guerre civili e conflitti con un costo in vite umane terribile. Esemplare è il caso dello Yemen: bombe costruite in Italia da RWM e vendute all'Arabia Saudita sono state responsabili di un attacco avvenuto contro un'abitazione privata, costato la vita a sei civili. La più grande differenza tra Italia e USA è che, da noi, manca la cultura delle armi, mentre oltreoceano sono menzionate persino nella Costituzione. Ma sarebbe sbagliato sottovalutare il potere degli interessi economici e della paura, soffiati sul fuoco di un clima socialmente sempre più instabile.

Giulio Magnani, presidente e legale rappresentante dell'Unarmi (Unione degli Armigeri Italiani APS, già Comitato Direttiva 477), precisa alcuni punti su Fanpage«La legge non ha alcuna attinenza con l'acquisizione ed il possesso di armi, la cui disciplina non viene in alcun modo modificata. Non si capisce quindi la correlazione tra l'istituto della legittima difesa e un presunto aumento della vendita di armi». Per quanto riguarda l'impegno sottoscritto da Salvini, Unarmi segnala che «non è altro che un impegno elettorale assunto nei confronti di una particolare categoria di cittadini su sollecitazione di un'associazione che li rappresenta. Non si tratta inoltre in alcun modo di un ‘accordo', posto che non vi è alcuna obbligazione reciproca ma si tratta di un mero impegno di carattere morale». In relazione al Dlgs 014/2018, Magnani sottolinea che «non è stato allargato il gruppo di modelli detenibili da un privato, ma al limite alcune categorie di armi richiedono ora ulteriori requisiti ed adempimenti mentre per tutte le altre categorie nulla è variato, motivo per cui è vero l'opposto ossia che da settembre è complessivamente più complicato detenere armi. Le armi ‘di derivazione militare' (che non sono in alcun modo assimilabili alle armi da guerra o tipo guerra) già in passato potevano essere acquistate e detenute e rientrano tra quelle il cui possesso è stato dal decreto ulteriormente limitato. Altrettanto errato è sostenere che sia stato aumentato ‘il numero di proiettili consentiti', dato che i limiti al possesso di munizioni sono rimasti inalterati. Quanto infine all'avviso dei familiari conviventi, assolutamente nulla ha modificato il decreto». Infine, una precisazione sul Comitato Direttiva 477, che «non è né è mai stato né si può in alcun modo considerare come un ‘ponte tra politica e mercati', posto che l'unico scopo dell'associazione è la difesa di diritti e legittimi interessi dei privati cittadini che detengono armi e che non rappresenta in alcun modo soggetti diversi, men che mai di natura produttiva o commerciale. Né quindi si può assolutamente sostenere che l'associazione ‘porterebbe in Parlamento importanti interessi economici legati al mondo delle armi'».