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23 anni a Weinstein: #MeToo, da vittime a ribelli

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In principio erano le verdi colline di Hollywood. Poi è arrivato il caso Harvey Weinstein che, con il suo carico mediatico da caduta degli dei, ha sgretolato l’Olimpo dell’industria cinematografica, scuotendolo dalle fondamenta. Accusa dopo accusa, si è ricomposto il volto di un uomo che fino a un attimo prima era stato elogiato per il suo impegno nella lotta all’Aids e alla sclerosi multipla. Identikit del perfetto mostro in incognito che da oggi dovrà scontare xx anni di carcere per aggressione sessuale e stupro.

Il caso Weinstein

Tutto comincia nell’ottobre del 2017, quando un’inchiesta del New York Times firmata da Jodi Kantor accusa il produttore cinematografico di molestie sessuali ai danni di alcune attrici, tra cui Ashley Judd e Rose McGowan. L’attrice di “Streghe” diventerà insieme ad Asia Argento una delle icone del movimento #MeToo, che ha il merito di aver rotto il tabù degli abusi sessuali dentro e fuori i posti di lavoro. Contro Weinstein sono arrivate oltre novanta denunce, ma molte delle vicende non sono state prese in considerazione perché troppo lontane nel tempo, come nel caso dell’attrice Annabella Sciorra, stuprata a casa propria.

Harvey Weinstein all
Harvey Weinstein all'uscita del tribunale

Lo scorso 24 febbraio, l’ex mogul di Hollywood è stato dichiarato colpevole di «atto sessuale criminale» e di «stupro» dal tribunale di New York, mentre è stato scagionato dall’accusa di essere un «predatore seriale», accusa che poteva comportare l'ergastolo. Ma tutti adesso vogliono la testa del mostro: a Los Angeles un’altra causa per stupro pende su Weinstein.

Ashley Judd e quella volta in albergo con Weinstein

Tra le prime attrici ad accusare Harvey Weinstein di molestie sessuali c’è Ashley Judd, a cui il produttore cinematografico ha teso una trappola nel suo albergo, il Peninsula di Beverly Hills. Quella che doveva essere una colazione di lavoro si è trasformata nell’occasione per Weinstein di molestare l’attrice.

Ashley Judd ha accusato Harvey Weinstein
Ashley Judd ha accusato Harvey Weinstein

All’incontro, infatti, si presentò in accappatoio, la fece salire nella sua stanza e le chiese di guardarlo mentre si faceva la doccia o di fargli un massaggio. Judd ha raccontato di essersi rifiutata, ma che quel rifiuto ebbe pesanti conseguenze sulla sua carriera. Eppure le foto dell’attrice a fianco del molestatore nelle occasioni ufficiali si sprecano. Segno di un potere sottile, che porta a dubitare della realtà e di se stesse e che solo la denuncia da parte di altre novanta donne ha potuto demolire. Mattone dopo mattone, voce dopo voce.

Non vittime ma ribelli: il movimento #MeToo

Il caso Weinstein e il movimento femminista #MeToo hanno avuto il merito di dimostrare al mondo intero che le donne non staranno più a guardare mentre una mano scivola su un seno o su un sedere. Adesso, pretendono che le loro voci vengano ascoltate, fuori e dentro i tribunali. È arrivato il momento di scrollarsi di dosso la paternalistica etichetta di vittima, che relega ancora una volta la donna al ruolo di subalterna indifesa, di dama in pericolo che deve essere salvata da un cavaliere senza macchia e senza paura.

Le donne del #MeToo non sono vittime ma ribelli
Le donne del #MeToo non sono vittime ma ribelli

Uno strumento come un altro per ricordare alle donne quale sia il loro posto, che ha la stessa forza costrittiva della violenza. L’onda del #MeToo ha ricordato, con i suoi hashtag e le sue piazze piene, che le donne si salvano da sole, senza bisogno di etichette o di eroi. Non chiamatele più vittime ma indomite ribelli.


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