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Chi era Alda Merini, scrittrice alla ricerca dell’amore oltre il manicomio

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La scrittrice Alda Merini diceva: «mi piace la gente che sceglie con cura le cose da non dire». Eppure, su di lei sono stati riversati fiumi di parole dalle persone. «Alda la matta», «Alda la mendicante», si è sentita dire. Ma Alda Merini e le sue poesie non volevano rassicurare nessuno: Alda era la pazza della porta accanto, la ragazzina che mendicava vestita di stracci per fare un dispetto a sua madre, la fumatrice accanita, la vittima e la protagonista del manicomio. E soprattutto una donna alla ricerca dell’amore, di quello che sa di carne e per questo è più vero.

Una vita in manicomio

Il primo internamento arriva all’età di sedici anni: Alda Merini viene ricoverata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare. Il secondo arriverà, invece, nel 1964 e durerà fino al 1972, con brevi periodi segnati da alcuni ritorni in famiglia. L’ultimo ricoverò sarà nel 1986 a Taranto. Alda Merini sperimenta in prima persona i trattamenti violenti a cui la psichiatria dell’epoca faceva ricorso: dall’elettroshock senza anestesia subito per aver risposto male a un’infermiera, all’essere legata mani e piedi come punizione per la sua insonnia. Ma Alda Merini rifiuterà di essere identificata come la poetessa della pazzia, ma chiederà di essere ricordata come la poetessa della vita.

Della sua esperienza in manicomio scriverà nel libro “L’altra verità. Diario di una diversa”, che sarà anche la sua prima opera autobiografica. «Nelle malattie mentali la parte primitiva del nostro essere, la parte strisciante, preistorica, viene a galla», dirà. «E così ci troviamo a essere rettili, mammiferi, pesci, ma non più essere umani». Ma il vero inferno, per Alda Merini, non era il manicomio: era l’esterno, dove la gente non avrebbe scelto con cura le parole per giudicarla.

Alda Merini 'pop'

Se in vita Alda Merini ha faticato a ritagliarsi un posto nella scena artistica italiana, gli aforismi della scrittrice conosceranno un grandissimo successo grazie ai social media. Eppure, «c’è stato un tempo in cui per girare con Alda Merini ci voleva coraggio, nel senso che gli altri, quelli del mondo della cultura, non te lo perdonavano», ricorda il regista teatrale Beppe Menegatti, amico di Alda Merini, che frequentava con sua moglie, Carla Fracci. Una rivincita postuma per la scrittrice dei Navigli, che da poetessa emarginata si è trasformata in un fenomeno “pop”.

5 aforismi molto personali di Alda Merini

  • «Mi piace la gente che sceglie con cura le parole da non dire»
  • «Non sono bella, sono soltanto erotica.»
  • «Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.»
  • «Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza.»
  • «Non sono una donna addomesticabile.»
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