The State of Technology
Il futuro dei videogiochi è il porno?
La vita notturna ad Hepburn Heights si tinge di rosso, il colore della lussuria. Le ragazze non sono difficili da trovare, basta aspettare che il sole cali e sono lì, sui marciapiedi, con il passo sinuoso in cerca del suono di un clacson. Basta poco per adescarne una, serve una macchina, ma anche quella, senza troppo impegno, si trova facilmente. Una volta caricata la ragazza, bisogna solo individuare un luogo appartato. La spiaggia di Portland, accanto a Hepburn Heights, è ciò che stavate cercando. Vizio e violenza trasformano la piccola baia in uno dei luoghi più pericolosi della città: ogni notte, almeno una squillo vi perde la vita. No, non è una storia vera, anche se potrebbe esserlo. È solo una giornata qualsiasi nella cittadina virtuale di Liberty City, terra di barbari e conquistatori che la Rockstar ha reso celebre grazie alla collana di videogiochi Grand Theft Auto. Era il tempo di GTA III, della Playstation II: il massimo della pornografia presente su console consisteva in qualche gemito e poco altro. L’ebrezza era nella ricerca della “pornografia”, piuttosto che nell’atto. Di sangue, di morti ammazzati e di furti, invece, se ne potevano vedere a ogni fotogramma. Un modo come un altro per dire che violenza e sesso, da sempre, solleticano la mente umana al punto di contaminare ogni campo di ciò che riterremo “tempo libero”. Se il flirt tra videogiochi e violenza è ormai diventato un matrimonio pluriennale, lo stesso non si può dire del sesso: per quanto sottotraccia viva, è sempre tabù parlarne apertamente, specialmente se al dibattito rischiano di partecipare anche i bambini. La pornografia però, sta bussando insistentemente alla porta del gaming.
Violenza e sesso solleticano la mente umana al punto di contaminare ogni aspetto del “tempo libero”
Da settembre dello scorso anno, sulla piattaforma Steam, è possibile scaricare Negligee: Love Stories, un videogioco Visual Novel che racconta le avventure erotiche di quattro ragazze disegnate sullo stile manga dei fumetti giapponesi (nella declinazione pornografica, si chiamano 'hentai').
Non è la prima volta, come abbiamo visto, che le scabrosità del sesso vengano esplicitamente mostrate su una console, ma l’uscita del titolo della casa Dharker Studiosu uno dei canali più diffusi per l’acquisto di videogames, ha riesumato un dibattito che nasce più lontano di quanto i diciotto anni di GTA III non dicano. Possiamo lasciare tutta questa 'oscenità' nelle mani dei nostri figli?
Negligee: Love Stories, acquistabile su Steam, ha riaperto il dibattito pornografia-videogiochi
Tra parental control e sistemi di filtraggio, Steam assicura qualche garanzia di sicurezza, ma quando la sfida con i figli si gioca sul terreno virtuale, spesso i genitori giocano in trasferta. Quel che però andrebbe osservato, è come sia possibile che squartare esseri umani in pubblica piazza venga considerato tollerabile, mentre la rappresentazione del sesso esplicito sia ancora percepita come una minaccia sociale. La storia della pornografia nei videogiochi vive nella nicchia delle nicchie, ma i primi titoli risalgono addirittura al 1979, quando Sierra lanciò Softporn Adventure, un viaggio sessuo-testuale riservato ai possessori di Apple II.
Su Steam è possibile scaricare la visual novel erotica Negligee: Love Stories che racconta le avventure erotiche di quattro ragazze in stile manga
I tempi della grafica non erano ancora maturi, così, con una buona sceneggiatura, si poteva costruire un gioco egualmente in grado di far volare la fantasia. Il porno nel gaming non esplode, ma resta presente per tutti gli anni Ottanta, sino a scomparire, lentamente, nel decennio successivo. La tendenza americana, però, non segue quella giapponese: nel 2006, la casa indipendente Illusion lancia RapeLay, gioco che permette ai fruitori di trasformarsi in un molestatore seriale “da metropolitana”. Non certo il modo migliore per portare il sesso nelle case delle famiglie.
Quando la sfida con i figli si gioca sul terreno virtuale, spesso i genitori giocano in trasferta
Eppure, ancora una volta stigmatizzare porta a poco. Il rapporto accessibilità-conoscenza, in campo sessuale, vive uno squilibrio disarmante: se il 51% dei genitori confessa di non aver avuto un’educazione sessuale adeguata, è forse assurdo che il 35% dei figli, una generazione dopo, possa affermare la stessa cosa. Allora, nuovamente, si presta la tecnologia ad offrire gli strumenti divulgativi adeguati: il rischio da scongiurare – utopia – è che il sesso, come la violenza, possa perdere il suo valore e appiattirsi in una superficiale esperienza in Dolby Surround. Perché se i valori della violenza sono negativi ed è meglio confinarli ad uno schermo, sarebbe un peccato fare lo stesso con il sesso. Sempre che Youporn o Pornhub non l’abbiano già fatto.