cinema
Volevo nascondermi: la trasformazione di Elio Germano che vince il David di Donatello
Antonio Ligabue moriva il 27 maggio 1965. Già in vita aveva ottenuto una certa notorietà ma la televisione prima e il cinema ora hanno permesso di scoprire e discutere della sua arte, della sua solitudine e della sua emarginazione. Antonio Ligabue è arrivato sul piccolo schermo attraverso il corpo, la voce e lo sguardo di Flavio Bucci in Ligabue di Salvatore Nocita, e ora l'interpretazione di Elio Germano in Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, film italiano in Concorso alla Berlinale 2020 e che ha vinto il David di Donatello.
Lo straniero Ligabue
Antonio Ligabue, chiamato da alcuni «el matto» o «lo straniero», nasce in Svizzera a Zurigo nel 1899. Figlio di un'emigrante italiana, viene dato in adozione a una famiglia locale che poi lo affida a un Istituto per ragazzi difficili. Antonio Laccabue, questo il vero cognome, è un bambino imprevedibile che diviene un adolescente turbolento dal difficile rapporto col mondo e la realtà. La Svizzera lo espelle in Italia nel 1919, dopo una violenta lite con la madre adottiva.
Qui, dopo aver sofferto il freddo, la fame e la solitudine riesce a far notare la sua arte e fare accettare il suo mestiere, essere un artista. Antonio Ligabue è riconosciuto come il più alto esponente naif italiano. I suoi dipinti sono immersi in colori forti che rileggono la campagna emiliana: alberi, foglie, una fantastica giungla popolata di animali sia domestici che selvaggi. Suo grande sostenitore è lo scultore Renato Marino Mazzacurati a cui va in parte il merito del riconoscimento artistico di Ligabue a livello nazionale e internazionale.
Ligabue da Flavio Bucci a Elio Germano
Flavio Bucci, scomparso il 18 febbraio 2020, è l’attore che ha vestito i panni di Ligabue nel celebre sceneggiato di fine anni ’70 che ha reso ancor più popolare questo artista. Un’interpretazione tuttora oggi memorabile e mimetica: Flavio Bucci ha fatto un lavoro sartoriale nel cucirsi addosso la storia, il comportamento e l’identità di un altro uomo, tanto da riuscire in tutto e per tutto a coincidere con lui. La sua faccia imperfetta e inquieta diventò quella di Ligabue, insieme ai suoi pensieri e alle sue ossessioni (una tecnica magistrale che ricorda quella di un altro grande attore).
Il film in tre parti di Nocita, Ligabue, è un vero e proprio biopic che documenta la vita dell’artista in modo fedele e avventuroso che spiega, magistralmente, il disagio provato da Ligabue a causa degli scherzi dei compagni, degli insensibili e la sua necessità di nascondersi in una capanna lungo il fiume Po, immerso totalmente nella natura. L’interpretazione magica di Bucci e il film di Nocita portarono alla luce non solo l’artista ma anche le stanze segrete e abbandonate da lui dipinte. Con il Ligabue di Bucci emerge il genio dell'artista solitario. E con Elio Germano?
Toni è un nuovo Antonio Ligabue
Elio Germano è il “nuovo” Antonio Ligabue, detto anche Toni: «ero un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, ma volevo essere amato». In Volevo nascondermi di Giorgio Diritti assistiamo nuovamente alla vita dell’artista fino alla sua morte ma in un biopic insolito. Non si tratta tanto della storia del pittore Ligabue quanto dell’uomo Toni, solo ed emarginato. Elio Germano si è sottoposto a quattro ore di trucco al giorno per indossare la maschera dell’uomo «bestia», come veniva chiamato, che amava dipingere proprio le bestie. Nei suoi quadri vediamo giaguari, gorilla, conigli, pennuti, tigri. Il Ligabue di Elio Germano ha uno sguardo quasi ipnotico. Con lo sguardo, ancora di più che con il suo corpo in parte deforme, l’attore riesce a comunicare tutto quell'universo tempestoso racchiuso, imprigionato, nell'angusto corpo di Ligabue.
In Volevo nascondermi prevale l’essere umano, l’uomo visto come diverso e quindi emarginato, destinato a una solitudine che non ha scelto. Elio Germano con lo sguardo racconta una dimensione che è comune a tante persone e che è molto attuale. Quello che colpisce della sua interpretazione, e che passerà alla storia, è la capacità di raccontare con occhi e corpo l’atto di creazione di un’opera. Una creazione che in Ligabue arriva da dentro e che fuoriesce prepotentemente verso la tela. Sull’improvvisa scomparsa di Bucci dice Germano: «Ho scelto di non vedere lo sceneggiato, per non essere influenzato in nessun modo. Ma, parlando con la gente del posto, ho visto che si è attaccato alla memoria delle persone; tanto che molti citano come aneddoti veri della vita di Ligabue cose riprese da quello sceneggiato. Sono molto curioso di recuperare quello sceneggiato, perché Flavio Bucci è un attore straordinario». L'interpetazione di Germano in Volevo nascondermi è forse il tributo migliore che potesse rendergli.
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