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Rita Levi Montalcini e la lotta per la legalizzazione

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Rita Levi Montalcini, professoressa premio Nobel per la medicina per le scoperte sull’NGF, disse al Corriere: «Non basta proibire. È una di quelle questioni che riguarda la testa degli uomini. Per questo, alla fine, dico "liberalizzare". Sì, alla fine dei miei anni, la penso un po' come Pannella: la liberalizzazione comporterebbe comunque una drastica riduzione del mercato delle droghe leggere...».

La posizione di Rita Levi Montalcini...

Nel 1998, infatti, Rita Levi Montalcini si era schierata a favore della legalizzazione delle droghe, firmando una lettera indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite in cui si chiedeva la fine della Guerra alle droghe, nella speranza che potesse sottrarre i giovani al mercato illegale. «Io parlo di un prezzo minimo che possiamo pagare per le droghe leggere. Perché è diverso per quelle pesanti che non dovranno comunque essere acquistate come il sale o l'aspirina». Una posizione, però, non senza contraddizioni quella di Rita Levi Montalcini: «La mia preoccupazione è che la libertà di comprare la marijuana possa trasformarsi per tanti giovani nell'apertura di una porta verso le droghe pesanti. È tremendo misurarsi con questo tema». 

...e le sue contraddizioni

In un’altra occasione, aveva affermato che i drogati sono tali per «una tendenza irreversibile del loro corpo», dovuta alla presenza di un gene rotto. Un difetto del cervello, insomma, smentito però frettolosamente dalla neurologa di fronte al polverone mediatico sollevato dalla sua dichiarazione. Il biologo catalano Federico Mayor Zaragoza a inizi anni Novanta aveva commentato su Repubblica: «Ci possono essere, dice, persone che soffrono di insufficienze enzimatiche e avvertono la necessità di stimolanti. Ma sono casi eccezionali, che non fanno testo. Non posso sostenere che la Levi Montalcini o meglio la sua tesi scientifica sia stata vittima di un equivoco. Non credo però che abbia ingigantito una predisposizione biologica agli stupefacenti così circoscritta da essere irrilevante».

Rita Levi Montalcini e la legalizzazione della marijuana

Eppure Rita Levi Montalcini nel 2002 sembra ritornare sui suoi passi in merito alla legalizzazione delle droghe leggere, almeno sotto il profilo medico, dichiarando a Radio Radicale: «Sono molto d'accordo con l'uso terapeutico della cannabis sia in caso oncologico che dell'Aids, dato che mitiga le conseguenze collaterali di queste terapie chemioterapiche». Secondo una ricerca dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, l’Italia si piazza ai primi posti per il consumo di droghe leggereCirca un terzo della popolazione (il 32,7%) compresa nella fascia d’età 15-64 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella sua vita. L’Italia si piazza quindi quarta su 30 Stati.

I primi 3 stati europei per consumo di Cannabis

  • Francia (44,8%)
  • Danimarca (38,4%)
  • Spagna (35,2%)
  • la media Ue è del 27,4%

La legalizzazione in Italia nel 2020?

Ma in Italia manca ancora una legislazione efficace. Se, a oggi, tutti i partiti che formano la maggioranza di governo sembrano favorevoli a una legalizzazione dell’erba, il dibattito resta ancora aperto. Possibile un rinvio della discussione sul tema al 2020, come ipotizzato da Marco Cappato: «Le proposte di Pd e 5 stelle ci sono e differiscono di poco. Passata la fase di bilancio, che occuperà la maggior parte dell’attenzione del parlamento, il 2020 sarà l’anno per rilanciare il lavoro dell’intergruppo sulla cannabis». Insomma, a distanza di quasi tre anni dall’approvazione della Legge 242 che regolamenta la sua coltivazione a scopo industriale o terapeutico, la strada che porta ad accostare la marijuana a una bibita, come già immaginava Rita Levi Montalcini, resta lastricata di stupefacenti pregiudizi.

Il digiuno di Marco Cappato per la legalizzazione della cannabis

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