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Il lockdown ha spezzato le nostre amicizie

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Le amicizie, si sa, devono essere coltivate o finiscono per defilarsi ai margini della nostra vita sociale, svanendo lentamente. Ma in tempi di distanziamento sociale e lockdown, frequentare i propri amici è sempre più una missione impossibile. I risultati degli studi del Prof. Dunbar, psicologo evoluzionista dell’Università di Oxford, pubblicati su Proceedings A, giornale della Royal Society, sembrano confermare quelli del sondaggio tenutosi in Francia durante la quarantena: questo 2020 ha indebolito i nostri legami sociali.

Uno schermo non può sostituire un incontro, lo dice la biologia

Il Prof. Dunbar è partito dai nostri parenti prossimi, i primati, per definire l’importanza della socialità nella vita e nella biologia della nostra specie. Per i primati far parte di un gruppo è un vantaggio evolutivo che permette alla specie di sopravvivere nonostante i predatori e le difficoltà della vita in natura. Vi sono, naturalmente, differenze tra i bonobo, particolarmente sociali, e gli scimpanzé, più competitivi, ma il tratto comune di entrambi è proprio l’importanza centrale della vita di gruppo. Come faceva notare già Frans de Waal dell’Emory College di Atlanta, il primatologo che ci ha portato a scoprire le società matriarcali dei bonobo, atti altruistici spontanei, solidarietà sociale, gratitudine, reciprocità, amicizia sono tipici dei gruppi di primati. Persino gli scimpanzé, notoriamente più problematici dei bonobo, creano solidi legami sociali, non diversi dalla nostra definizione di amicizia: «Se un amico è qualcuno con cui stai bene insieme e che aiuti se è in difficoltà, la risposta è sì, le scimmie fanno amicizia. Ci sono molti studi che mostrano uno scimpanzé intento a consolare un suo simile» spiegò sempre De Waal nel 2011, all’uscita del suo L’età dell’empatia «[gli scimpanzé, ndr] sono molto competitivi ma hanno anche bisogno gli uni degli altri». Questi legami vengono rinsaldati attraverso una dinamica centrale per tutti i primati: il contatto fisico. Gli scimpanzé passano ore a praticare grooming, spulciando i propri compagni; i bonobo risolvono i conflitti interni al gruppo attraverso il sesso; tutti i primati tendono a toccarsi, abbracciarsi, accarezzarsi. Ci sono parti dei loro e dei nostri cervelli programmate per rispondere al contatto fisico con il rilascio di endorfine, proprio per ragioni di sopravvivenza ed evoluzione. Come scritto sul Journal of Experimental Psychology: «Provare piacere per un tocco gentile sembra servire a rafforzare i contatti interpersonali e creare o mantenere i legami sociali». Oggi le persone sono in contatto digitalmente e, per questo, sono anche meno soddisfatti delle loro interazioni. Questa assenza di contatto fisico ravvicinato entra in conflitto con la nostra natura, risultato di milioni di anni di evoluzione, portando al deterioramento dei nostri legami amicali: «Le amicizie richiedono un investimento o tendono a rompersi, e il termine è in genere di tre mesi» ha aggiunto Dunbar.

Il lockdown ha cambiato le nostre amicizie

L’homo digitalis, che vive, lavora e incontra i suoi simili attraverso internet ha ancora, biologicamente, bisogno di contatto fisico e prossimità. Molto interessante, da questo punto di vista, è stato il sondaggio condotto in Francia durante la quarantena che ha mostrato una tendenza, definita incanalamento delle relazioni (relationship funnelling), che ha portato molte persone a sacrificare le amicizie più marginali a favore di nuovi conoscenti che vivevano nello stesso palazzo o quartiere. Tra coltivare una vecchia amicizia lontana e conoscere e frequentare i propri vicini, i francesi testati hanno scelto i secondi. Questa soluzione, che dimostra l’importanza della prossimità fisica per le nostre relazioni, ha però penalizzato i membri più anziani della comunità che, avendo difficoltà a stringere nuovi legami, si sono trovati spesso soli tra una videochiamata dei parenti e l’altra.

La pandemia ha lasciato macerie che dovremo ricostruire

Per Dunbar il termine dei tre mesi per la sopravvivenza di un'amicizia è un nodo centrale. «La pandemia ha alterato tutti gli aspetti della nostra vita, speriamo che la tensione sociale derivante da questa situazione provochi effetti a breve termine, ma alcuni legami potrebbero subire delle alterazioni permanenti». Importante, quindi, sarà recuperare, al termine della pandemia, una vita sociale fatta di interazioni anche fisiche. «Ridere, cantare, ballare, mangiare e bere insieme ai nostri cari svolgono un ruolo fondamentale nell'aiutarci a mantenere stabili le relazioni sociali». Attività che il new normal ha compromesso e continua, in questa fase altalenante dell'epidemia, a ostacolare. «Per la maggior parte di noi, questo periodo di distanziamento sociale rappresenterà una triste ma temporanea frustrazione, ma sarà fondamentale dedicare del tempo a coltivare nuovamente le nostre relazioni».

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