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Le 10 cose che non vorremmo ritrovare dopo la quarantena
La quarantena da coronavirus ha trasformato la nostra quotidianità in una lunga distesa di lievito madre, mura domestiche, dirette di Conte e debunking selvaggio su Whatsapp. Ma alcune cose che ci ha tolto, in realtà, non ci mancano e, dopo la sua fine, non vorremmo ritrovarle. Quali?
1. La gente che salta la fila
Al supermercato come nel traffico, in farmacia o in cartoleria, prima della quarantena l'Italia era un campo di battaglia fatto di sguardi torvi, movenze feline e balzi in avanti alla Usain Bolt. Ora non è più così, e non solo per il doloroso ma necessario distanziamento sociale. Una diversa sensibilità è emersa con il pericolo dell'epidemia: ci viene più naturale seguire le regole e, quindi, anche le file.
2. Il catcalling e gli abbordaggi molesti
C'è poco da dire, con la quarantena il problema degli abbordaggi molesti e dei fischi dietro le ragazze si è azzerato. Sarà l'inizio di un'inversione di tendenza per il popolo italiano? Lo spero. Invece sembra che il problema molestie, in particolare domestiche, sia aumentato a dismisura.
3. I selfie sui social
Parrucchieri, palestre, estetisti, solarium chiusi e supermercati aperti: un mix perfetto per evitare le foto, dress code pigiama e ciabatte norvegesi. Non siamo più materiale per selfie su Instagram, niente foto in costume al primo sole di primavera o in tiro per la serata al club, è l'inizio di un'epoca in cui riusciremo a goderci queste cose senza darle in pasto al narcisismo dei social?
4. La maleducazione nel traffico
Chi suona appena scatta il verde, chi litiga per un sorpasso, chi non mette la freccia, chi combatte per un parcheggio: le mille sfaccettature dell'apogeo dello stress da mondo contemporaneo, l'ora di punta nel traffico. A chi manca? Non vedo mani alzate. Riusciremo a tornare ai nostri ritmi serrati di vita (peraltro con poche possibilità di usare i mezzi pubblici) senza ricominciare a scannarci al volante?
5. La rabbia verso i migranti
Scomparsa dalle televisioni, dai giornali, dalle narrazioni politiche, la questione migranti sembra non scatenare più la rabbia nazionalpopolare italiana, ora rivolta a chi corre nel parco o esce per far pascolare il figlio sotto casa. Anzi, siamo giunti al paradosso in cui chiediamo a gran voce il ritorno dei braccianti perché nessuno raccoglie più i pomodori come uno schiavo nel Sud Italia.
6. L'inquinamento selvaggio
Tutti sappiamo che, come effetto collaterale, questa quarantena ha improvvisamente ripulito il mondo dall'inquinamento più visibile: lo smog. Sarebbe bello che, con il ritorno alla produttività, si ripensassero anche i modi di perseguirla. Non sarà facile e la crisi economica ci darà la scusa per abbandonare il verde e le direttive europee, ma come dimenticare i canali di Venezia pieni di pesci e gli animali che riconquistano i nostri parchi?
7. Shopping usa e getta
La quarantena ci ha tolto anche la possibilità di dilapidare troppo i nostri averi in beni inutili (soprassediamo sui due quintali di amuchina comprati all'inizio della quarantena che ora formano una quinta parete nel salotto). Nella speranza di far ripartire l'economia al più presto, potremmo anche ripensare al nostro modello di sviluppo e basarlo più su ciò che ci serve (e non è poco) e meno su ciò che butteremo in un giorno.
8. Non avere mai tempo
Ben venga il ritorno ai ritmi del passato, ma senza perdere il tesoro che abbiamo riscoperto chiusi in casa per la quarantena: il tempo speso a leggere un libro in salotto, a vedere con la giusta attenzione un bel film, a stare davvero assieme al partner. Riuscire a vivere gli stessi momenti, senza essere obbligati da un'epidemia mondiale, potrebbe cambiare il nostro modo di vivere.
9. La sfiducia nella scienza
Una sfiducia dura a sparire, ma sempre più fievole, mentre tutta quella branca di scetticismo e antivaccinismo che per anni ha messo in dubbio il lavoro di medici e scienziati, si ritira come una bassa marea dai social. Speriamo per sempre. Ah no, aspettate, c'è il 5G.
10. La sfiducia negli italiani
Ebbene questa quarantena ci ha anche dimostrato che, nonostante tutto, stiamo riuscendo a superarla. Ok, ci sono le bufale che zia Pina ci manda via Whatsapp e le polemiche infinite sull'Europa, ma, tutto sommato, numeri alla mano, gli Italiani hanno reagito bene a una vera e propria privazione non solo della libertà, ma anche della loro natura sociale più antica: quella della vita pubblica, in piazza, da buona civiltà mediterranea. Sì, ci siamo guadagnati un po' di fiducia in noi stessi, non perdiamola, quest'epidemia potrebbe essere anche un'occasione per cambiare.
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