coronavirus
Quali rischi correremo nella Fase 2 per l'Imperial College di Londra
Siamo ufficialmente entrati nella fase 2, quella più complessa e rischiosa della quarantena da coronavirus. Saranno richiesti, a tutti i cittadini, sacrifici diversi dallo stare passivamente a casa e aspettare. Dopo la fase del cosiddetto Martello, quella in cui un lockdown generalizzato ha impresso una flessione forzata ai contagi, inizia ora la Danza, con fluttuazioni nei numeri dei contagi e aggiustamenti, chiusure e riaperture da parte delle autorità. Un quadro che, però, presta il fianco alle proteste di molte amministrazioni e partiti politici di opposizione che chiedono di riaprire subito o, almeno, prima. Ma i rischi sono altissimi, come ci ha spiegato l'Imperial College di Londra, che ha comparato matematicamente percentuali di mobilità della popolazione con i potenziali decessi. Il risultato invita alla massima cautela.
Lo studio dell'Imperial College
La fase della Danza in Italia segnerà una seconda ondata di contagi per l'Imperial College di Londra, una delle due autorità britanniche (con Oxford) sul coronavirus. Impossibile evitarla del tutto ma è necessario limitarla, osservando le norme di distanziamento sociale e le varie indicazioni su mascherine, guanti e mobilità. Lo studio dell'Imperial College è stato realizzato da un team esperto di modelli matematici applicati alla biologia, guidato da Neil Ferguson e col contributo della nostra esperta Ilaria Dorigatti, collegando appunto la mobilità con la trasmissione e quindi con i decessi da coronavirus.
Lo studio parte dal presupposto che, nonostante la gravità dell'epidemia nel nostro paese, la popolazione italiana sia ancora lontana dall'immunità di gregge per la Sars-Cov-2 : «Nonostante l’alto numero di decessi la percentuale della popolazione che è stata infettata da SARS-CoV-2 (il tasso d’attacco) è lontana dalla soglia dell’immunità di gregge in tutte le regioni italiane, con il più alto tasso d’attacco osservato in Lombardia». Poi lo studio continua, prima definendo abbia inciso il lockdown, poi prevedendo tre scenari per la fase 2.
Quante vite ha salvato la quarantena?
Dallo studio emerge che, in Italia, il tasso di attacco della malattia, nonostante alcuni picchi in Lombardia e Val d'Aosta, sia ancora relativamente basso e che l'interruzione della mobilità abbia ridotto enormemente il cosiddetto R=t, l'indice di trasmissione. I dati presenti nel documento sottolineano la drastica diminuzione di questo indice proprio in corrispondenza dell'inizio dei provvedimenti di quarantena rilevando quello che, comunemente, è noto come il Martello: la flessione indotta, con un'azione di forza dell'amministrazione, sulla curva dei contagi.
«Questo suggerisce che gli interventi abbiano avuto un effetto forte sulla mobilità, che nel nostro modello si ripercuote sull’intensità di trasmissione. Per tutte le 7 regioni con i più alti tassi di mortalità vediamo una grande riduzione nelle infezioni, dove il punto di inflessione coincide con la data di inizio degli interventi e la successiva riduzione della mobilità». Da qui la proiezione di tre scenari futuri.
I tre scenari futuri per la fase 2
Lo studio dell'Imperial College di Londra prende in considerazione allore tre possibilità: «Uno scenario in cui la mobilità rimane la stessa della quarantena, uno scenario in cui la mobilità ritorna al 20% dei livelli pre-quarantena, e uno scenario in cui la mobilità ritorna al 40% dei livelli pre-quarantena».
1. La mobilità resta la stessa (costante)
Una situazione praticamente impossibile da realizzare: la progressiva riapertura di attività produttive così come la possibilità (e la necessità) di visitare parenti e affini in questa fase non potrà che incidere sul tasso di mobilità e, quindi su quello di trasmissione. In questo scenario, segnato nei grafici con una linea azzurra, la mobilità resta costante e quindi diffusione e decessi continuano a diminuire senza particolari variazioni da oggi.
2. Mobilità al 20% della fase pre-quarantena
Partendo dal modello di trasmisisone precedente al lockdown ed escludendo gli spostamenti tra Regioni, il ritorno al 20% della mobilità pre-quarantena potrebbe causare circa 3.000-5.000 vittime in eccesso, una fluttuazione che, probabilmente, è stata preventivata sia dal Governo che dalla Protezione Civile.
3. Mobilità al 40% della fase pre-quarantena
La situazione cambia drasticamente quando si parla di un ritorno al 40% della mobilità pre-quarantena. In questo caso il numero dei decessi potrebbe innalzarsi drammaticamente raggiungendo le 10.000 o 20.000 vittime in eccesso. Un ritorno a questa percentuale di mobilità è sconsigliato per ora e sarà forse più indicato per una fase più avanzata della quarantena.
Le nostre azioni faranno la differenza
Lo studio però avverte che: «Le nostre stime devono essere viste come proiezioni pessimistiche» perché non tengono conto delle azioni di contrasto all'infezione che il nostro Governo e noi stessi metteremo in campo contro il coronavirus. Prima di tutto tamponi e test per la popolazione, poi l'uso di app di tracciamento come Immuni, l'uso responsabile di mascherine e guanti che «contribuiranno verosimilmente alla riduzione della trasmissione».
Inoltre «le misure di distanziamento sociale raccomandate, insieme ad una sorveglianza intensificata della trasmissione nella comunità con tamponi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento tempestivo degli infetti sono di fondamentale importanza per ridurre il rischio di ripresa della trasmissione». Questo modello matematico, naturalmente, resta un modello, con tutti i sui limiti (ben evidenziati qui), che servirà da guida alla comunità scientifica e tecnica per consigliare il nostro Governo e quelli di altri paesi durante questa nuova, delicata, fase.
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