famiglia
Perché l'Italia ha un problema coi padri separati
In Francia 2 milioni di bambini vedono raramente il loro padre e 600.000 non lo conoscono, questa la banda di copertina del libro Le combat des pères, la battaglia dei padri. L'opera parte dal dato statistico: in caso di divorzio l’80% delle volte la residenza del bambino è quella della madre, per poi indagare su una realtà poco narrata, quella dei padri separati. Eppure parliamo di un fenomeno a sei zeri: dal 1991, in Italia i divorziati sono passati da 376 mila a oltre 1 milione 672 mila. L’Associazione Matrimonialisti Italiani è un punto di riferimento, insieme ad altre istanze che stanno lavorando per la garanzia dei diritti anche di chi non ha ottenuto l’affidamento, per esempio le recenti “case dei papà” a Treviso, Roma, Napoli, Firenze, etc. (anche se tra loro sono progetti eterogenei, alcuni a contributo zero altri offrono affitti a prezzi agevolati). Ma quanto sappiamo di queste storie di vita?
La storia di Stefano, padre separato
Stefano, 43 anni di Genova, racconta quant’è stato difficile quando la ex moglie ha deciso di trasferirsi in un’altra città col bambino: «Una sera ho chiamato mio figlio per dargli la buonanotte. Lo sentivo agitato, e poi mi ha detto: ‘Non ti preoccupare papà, tanto ci vedremo lo stesso anche se saremo lontani’. Non capivo a cosa alludesse. Allora mi sono fatto passare la mamma: ‘Ho già fatto le valigie. Domani abbiamo il treno alle 7 e non torneremo mai più a Genova’. Quella è stata la notte più buia della mia vita. La mattina seguente sono andato in stazione per provare a fermarla ma la polizia mi ha intimato di non farlo: avrei rischiato una denuncia» ricorda «Ero disperato. Avevo perso tutto, rivolevo mio figlio».
Però Stefano si è organizzato: «Dopo la separazione ho comprato un camper. Una casa in miniatura per i fine settimana con mio figlio. Col tempo è diventato il nostro piccolo rifugio su due ruote. Vado a prenderlo tre volte al mese a Como, dalla mamma, e al posto di girare per hotel o prendere una stanza in affitto, ci divertiamo a colorare il nostro camper e a riempirlo di ricordi». Spesso la soluzione però non è così soddisfacente: «Volevo l’affidamento, ma figuriamoci, te lo danno solo se lei è un’assassina, tossica, ladra», dice Filippo nell’inchiesta del mensile FQ Millennium uscita nel 2019. «Abbiamo fatto l’affido condiviso, ma è un ricatto sotto forma di sorriso, ti devi accontentare di quello che ti danno. La mia ex dice che non posso lamentarmi perché vedo mia figlia tutte le settimane, ma per me lei è come il pane e io, fino a prova contraria, mangio tre volte al giorno».
A rischio di povertà assoluta
Il tema del rapporto tra i sessi si aggiunge alla questione economica: in generale c’è un legame tra il cambiamento del nucleo iniziale della famiglia e il rischio di indigenza, considerando in più i costi burocratici della separazione: se è consensuale la cifra va dai mille ai cinquemila euro, con la giudiziale si parte da un minimo di 10mila e si può arrivare oltre i 100mila euro. Il campo è controverso perché a puntare troppo i riflettori su un genere piuttosto che sull’altro, si rischia di distorcere la realtà che è fatta della somma delle situazioni di entrambi. Nel 2019 si è tenuta una Commissione Giustizia al Senato e la statistica sociale Linda Laura Sabbadini ha spiegato che è vero che i separati hanno un livello di povertà assoluta superiore alla media (10,9% contro 8,9%). Ma «il rischio di impoverimento delle donne è ben peggiore». Poco meno del 59,2% delle separate lavora, contro l’82% dei separati. Le donne in povertà assoluta sono 12,7% contro l’8,7% degli uomini, ma arrivano al 18% se sole con figli. Inoltre sembra che i padri separati siano facile preda dei politici spesso spregiudiciati, ultimo esempio è stato proprio Pillon che aveva proposto: no ad ogni forma di assegno, anche per i figli, sì al mantenimento diretto dei due genitori, indipendentemente dal reddito, figli divisi a metà tra padri e madri con numero di giorni contati.
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