no vax
L'avanzata dei negazionisti del coronavirus
Mentre la pandemia di coronavirus lascia spiazzati governi e cittadini, c’è chi, orgoglioso, mostra la verità sul palmo della mano: «SARS-CoV-2, in realtà, non esiste». Parafrasando Wittgenstein, i limiti del linguaggio sono i limiti del nostro mondo. E così, c’è qualcuno per cui la parola “coronavirus” rappresenta una demarcazione talmente netta e solida da poterla srotolare lungo le frontiere di un intero Paese, come negli Usa, dove fino a marzo Trump paragonava il virus a una banale influenza. O come in Turkmenistan, dove è addirittura vietato girare con le mascherine e parlare della pandemia.
Le manifestazioni No Mask in Europa
Se i vaccini restano l’obiettivo preferito dei complottisti di ogni ordine e grado, all’orizzonte sembra affacciarsi per loro una nuova minaccia: le mascherine, colpevoli di non permettere una respirazione naturale. Sui gruppi no vax, anche se il problema vaccini non passa mai di moda, ci si può perdere in un tripudio di presunti studi scientifici che dimostrerebbero i rischi legati all’uso di questi dispositivi. Ed ecco che il popolo dei no mask scende in piazza per rivendicare “la libertà di respirare senza museruola”, prima nelle grandi capitali europee come Londra e Berlino, poi a Roma e perfino Ibiza. Insomma, il coronavirus sarebbe tutta un’invenzione per costringerci a piegarci a una presunta “dittatura sanitaria”, figlia di una svolta autoritaria del capitalismo. Perché, in fondo, il negazionismo è solo un’infiammazione della società che corre più veloce del covid.
Negazionismo in salsa turkmena
Secondo Reporter senza Frontiere, l’organizzazione che difende e promuove la libertà di stampa e di informazione, il governo della repubblica dell’Asia centrale, guidata dall’autocrate Gurbanguly Berdimuhamedow, avrebbe proibito ai media statali di riportare la parola "coronavirus". «Le autorità turkmene hanno tenuto fede alla loro reputazione adottando questo metodo estremo per sradicare tutte le informazioni sul virus», ha fatto sapere Rsf. Non solo. Secondo Turkmenistan Chronicle, dalle brochure informative sulla prevenzione delle malattie virali è stato eliminato ogni riferimento all’infezione da Covid-19.
Ma l’onda negazionista non si ferma qui. Radio Azatlyk riporta di poliziotti in borghese occupati a intercettare le conversazioni sulla pandemia tra la popolazione, mentre, stando a quanto riportano i corrispondenti di Radio Free Europe, la polizia adesso può arrestare chi indossa la mascherina in pubblico. Una strategia paradossale che va oltre ogni logica: al momento i contagi ufficiali nella repubblica turkmena sono pari a zero, nonostante il vicinissimo Iran sia tra i Paesi più colpiti al mondo.
Vittorio Sgarbi e gli altri negazionisti di casa nostra
Il coronavirus non sa nemmeno di esistere. È solo un parassita che infetta le nostre cellule, perdendo la sua individualità, a metà tra l’essere e il non essere. Ma a noi, che osserviamo le conseguenze che si porta dietro, ci sembra assurdo negare la sua esistenza. Eppure c’è chi, fino a pochi giorni fa negava l’emergenza coronavirus. Tra questi anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi. «Vi hanno messo paura», scriveva il 14 marzo sul suo profilo Facebook. «È una paura che vi è stata introdotta da tutte le immagini televisive, da tutti i camici, le mascherine e da alcuni virologi».
Per Sgarbi, il governo avrebbe attuato una strategia della tensione per coprire le inefficienze del sistema sanitario e che la zona rossa sarebbe nient’altro che una sospensione della democrazia. Il 16 marzo, la conversione: «Ho sottovalutato. La quarantena è una misura intelligente e drastica», dirà in un video su Facebook. Flavio Briatore ha compiuto una parabola simile, da critico televisivo a malato e ospedalizzato. E poi c’è la virologa Maria Rita Gismondo dell’ospedale Sacco di Milano che a fine febbraio assicurava che il coronavirus non fosse altro che una banale influenza. Dopo di loro sono arrivati i gilet arancioni e i no mask, e si sono moltiplicati gli episodi di mask rage.
Stefano Montanari e i morti “per” coronavirus
Tra i negazionisti del coronavirus, un nome salta all’occhio: è quello di Stefano Montanari, nanopatologo, farmacista e direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena e guru degli antivaccinisti. «Non c’è un aumento di mortalità a causa del coronavirus. Stiamo parlando del nulla: i morti per coronavirus sono tre», sostiene Montanari in un’intervista al canale Byoblu.
«Contrariamente a quanto si crede abbiamo delle difese nostre immunitarie che sono fortissime, molto più forti di quanto non sia la stragrande maggioranza dei farmaci. Quando ci mettiamo i guanti facciamo un disastro dal punto di vista della nostra salute». Insomma, dopo i negazionisti dell’Olocausto, arrivano loro, i negazionisti del coronavirus, che negano, più o meno in buonafede, quello che è sotto gli occhi di tutti. Con buona pace dei fatti, costretti a fare da tappezzeria al gran ballo delle bufale.
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