coronavirus
Le 4 cure italiane. Quale sconfiggerà il coronavirus?
Entriamo nella fase 2 della quarantena e, in un certo modo, anche della battaglia al coronavirus. Le terapie testate dai team italiani, in collaborazione con la comunità scientifica mondiale, stanno dando risultati e molti guardano con speranza ai traguardi che la medicina riuscirà a raggiungere, in tempi relativamente brevi, nella battaglia contro il coronavirus. Tra tutte le sperimentazioni in corso o concluse, 4 sono le più note: 3 cure e 1 vaccino.
1. Il metodo Rizzi, Ascierto e Perrone
Molti hanno conosciuto l'oncologo Paolo Ascierto, a capo dell'Istituto Pascale di Napoli, dopo il suo confronto con Galli, direttore del famoso ospedale Sacco di Milano, che ha indicato Rizzi di Bergamo come primo sperimentatore del farmaco antiartirte Tocilizumab. Ascierto e Perrone del Pascale, però, hanno avuto il merito di stendere una bozza di protocollo in pochi giorni e iniziare la vera e propria sperimentazione, con l'approvazione di Aifa. Il tocilizumab è un farmaco usato contro l'artrite ma non solo: al Pascale, ad esempio, veniva utilizzato nell'immunoterapia anti-cancro che causa problemi respiratori. Da qui l'uovo di colombo contro il Covid-19, la complicanza polmonare del Sars-CoV-2 o nuovo coronavirus. Lo stesso dott. Paolo Ascierto ha spiegato che, come nel trattamento del tumore, anche col Covid-19 «c'è un eccesso di attivazione del sistema immunitario: tocilizumab riduce l'azione eccessiva e controproducente del sistema immunitario che provoca l'infiammazione degli alveoli polmonari. Grazie al fatto che i cinesi l'avevano usato su 21 pazienti, con miglioramenti in 24-48 ore, abbiamo pensato di trattare i primi infettati da nuovo coronavirus».
2. La terapia col plasma iperimmune
Il plasma è la parte più ‘liquida’ del nostro sangue, priva di cellule e composta da acqua, proteine, nutrienti, ormoni. Contiene anche una quota di anticorpi che si sono formati dopo la battaglia vinta contro il virus: «Si chiamano anticorpi neutralizzanti, si legano all’agente patogeno e lo marcano». Il plasma viene usato quando il malato entra in una fase grave del Sars-Cov-2: «Il momento giusto per immetterlo è ad uno stadio preciso della malattia: quando si hanno già delle manifestazioni gravi, come la scarsa ossigenazione, si è sottoposti a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non si è ancora intubati» spiega il dottor Franchini. La scelta del tempismo è fondamentale: «perché abbiamo imparato che con questa malattia ci si può aggravare anche nel giro di poche ore. E che questo processo a un certo punto diventa irreversibile». Questa terapia, che valse il primo Premio Nobel a Van Behring nel 1901, ha però 5 punti deboli:
- Servono molti donatori
- Non tutti i donatori sviluppano gli anticorpi giusti
- Servono test su ogni siero per evitare rischi
- L'effetto è limitato a 2/3 settimane e va reiterato
- Il paziente migliore è quello già in fase avanzata della malattia
Ma la prospettiva che apre la cura col plasma è un'altra: grazie a essa potremo, forse, individuare il gene che codifica gli anticorpi e riprodurre il siero in laboratorio, eliminando, così, almeno tre punti deboli della cura odierna che, ripetiamo, è emergenziale.
3. I dubbi di Aifa sull'Avigan
Spinto sull'onda dell'opinione pubblica dal video di Cristiano Aresu, farmacista 41enne, l'Avigan (favipiravir) è un farmaco che agisce contro i virus RNA non permettendone la riproduzione, ed è stato commercializzato in Giappone dalla Toyama Kagaku. Nonostante Aresu abbia accennato di "sperimentazioni cinesi" ed "effetti positivi", non ha fornito dati sull'argomento. Dati che invece sono disponibili sia dalla Cina che dall'Aifa. Nel primo caso, la cosiddetta sperimentazione cinese ha riguardato solo 80 pazienti, nessuno grave, e ha semplicemente ridotto i giorni di malattia da 11 a 7. L'Università di Shenzhen, che l'ha effettuata, specifica la sua scarsa valenza sperimentale e i test sono ancora in corso (come su molte altre terapie) in Cina. L'Aifa, che si occupa dei farmaci in Italia, ha dichiarato: «Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia». L'Aifa ha comunque dato il via libera alla sperimentazione, per ora senza grandi sviluppi.
4. Il vaccino di Advent-IRBM e Jenner Institute
L'Advent-IRBM di Pomezia sta sviluppando un vaccino molto promettente basato su una versione meno pericolosa dell'adenovirus, il virus del raffreddore, che ha almeno tre frecce al suo arco:
- La ricerca è già interamente finanziata
- Si avvale di una piattaforma tecnologica già sperimentata e di successo
- La partnership con Oxford mette insieme i migliori esperti del settore
Il Jenner Institute di Oxford combatte da tempo, e con successo, la MERS, altro coronavirus emerso in questi anni, e l'Advent-IRBM è alla base del vaccino anti-ebola del 2013. Grazie agli straordinari risultati ottenuti in laboratorio da queste due eccellenze mondiali, i tempi della ricerca si sono abbreviati. Il 18 marzo si parlava di sperimentazione animale in giugno e umana in autunno, ma il 13 aprile l'AD di Advent-IRBM Piero di Lorenzo, descrivendo l'efficacia e la non tossicità del vaccino, ha stabilito l'inizio della fase umana a fine aprile, su 550 volontari in Inghilterra, per poi arrivare all'uso compassionevole del vaccino, sul personale sanitario, a settembre.
5. Altre sperimentazioni
Il Comitato Tecnico Scientifico ha iniziato anche altre sperimentazioni su farmaci e terapie promettenti, come il Remdesivir, con Gilead Sciences, e l'associazione di farmaci Lopinavir-Ritonavir, da utilizzare in fase precoce della malattia. Qui potete trovare le info del Governo sui farmaci testati in Italia.
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