comunismo
Le fughe più audaci dal Muro di Berlino
Scendeva la sera del 9 novembre 1989 e la folla iniziava a riversarsi in strada forzando i blocchi del Muro di Berlino, orribile baluardo della dittatura comunista nel cuore d’Europa. Per ventotto anni, da quando era stato costruito nell’agosto del 1961, il Muro che separava il Patto di Varsavia dalla NATO aveva costretto i cittadini di Berlino Est a vivere dietro filo spinato, cemento e fucili puntati con l’ordine di sparare anche su donne e bambini.
Ma, come spesso accade con opere simili, tanto ingegnosa ne fu la costruzione quanto audaci i piani elaborati per sfuggirne. A piedi, volando, scavando e perfino nuotando, le evasioni da Berlino Est assunsero un tono leggendario, a prova dell’indomabile volontà degli uomini di costruire il proprio destino in barba a confini, muri e divieti di sorta.
Oltre due milioni di persone erano fuggite a Ovest nel 1961
Già il 16 aprile del 1963 uno dei soldati che avevano costruito il Muro, Wolfgang Engels, organizzò la sua fuga senza andare troppo per il sottile, balzò in un carro armato e si lanciò sul filo spinato urlando: «Me ne vado via da qui, in Occidente, c’è qualcuno che vuole accompagnarmi?». Il mezzo si bloccò rovinosamente a metà strada.
Ma Wolfgang era deciso a lasciare la Germania Est, così saltò giù dal cingolato e si arrampicò sulla parete impigliandosi nel filo spinato, mentre le guardie gli sparavano addosso. Engels non cedette nemmeno quando fu colpito, ben due volte, alla schiena e grazie alla sua tenacia alcuni soldati di Berlino Ovest, che bevevano in un bar lì vicino, riuscirono a raggiungerlo e lo aiutarono a scendere dall'altra parte.
Il Charlie Checkpoint era teatro di trattative tra spie e fuggitivi
Usare un carro armato sembrò invece un’idea pericolosa al cittadino austriaco Heinz Meixner che, due settimane dopo Engels, si recò a trovare la fidanzata Margaret Thurau oltre il muro. Meixner preferì sfruttare una bella auto convertibile sulla quale caricò la futura sposa e sua madre, sgonfiò le ruote, rimosse il tettuccio e, una volta raggiunto il Charlie Checkpoint, accelerò di colpo passando sotto la barriera e sbucando in Germania Ovest.
Forza di volontà e ingegno non furono però gli unici strumenti dei coraggiosi in fuga dal Muro, anche le capacità atletiche si dimostrarono fondamentali. Hartmut Richter, nel 1966, a soli diciotto anni, si immerse nel canale Teltow e nuotò per ore eludendo guardie armate, cani inferociti e i cigni della Sprea che lo attaccarono più volte. Alla fine raggiunse la riva ovest oltre il Muro e svenne, esausto e in ipotermia. Dopo un’esperienza del genere molti sarebbero corsi il più lontano possibile da Berlino Est, invece Hartmut scelse di tornarci per aiutare i suoi concittadini: ne fece fuggire trenta prima di essere catturato e condannato a quindici anni. Grazie alle pressioni occidentali venne liberato ed espatriato dopo quattro.
Circa 5000 persone riuscirono a fuggire dalla Germania Est
Atletico fu anche Horst Klein, trapezista a cui era stato proibito di esibirsi in Germania Est, che decise di organizzare un ultimo spettacolo per i suoi connazionali: nel 1962 salì su un palo della corrente e percorse un cavo in disuso verso la libertà, fino a che freddo e stanchezza lo fecero rovinare al suolo. Si spezzò due braccia ma era a Berlino Ovest: «Non avrei potuto vivere senza l’odore del circo nelle narici» disse poi.
Ma la fuga dal Muro fu anche, soprattutto per i Bethke, una questione di famiglia. Ingo scappò nel 1973 con un materassino e, giunto alla riva opposta del fiume, dovette attraversare un campo minato prima di essere libero. Da questa fuga si generò una reazione a catena che spinse il resto della famiglia a seguirlo. Holger Bethke, che se la passava male in Germania Est dopo la defezione del fratello, si mise a studiare tiro con l’arco e, nel 1983, salì in un attico e scoccò una freccia legata a un cavo oltre il Muro dove Ingo lo attendeva in macchina. Come in un film d’azione, Holger scivolò sul cavo e raggiunse il fratello oltre filo spinato, mura di cemento e guardie armate.
La caduta del Muro, la più grande festa in strada di tutti i tempi
La famiglia Bethke, però, era composta da tre fratelli e per salvare Egbert, l'ultimo rimasto a Berlino Est, Ingo e Holger escogitarono un piano rocambolesco, forse il più audace mai concepito: presero lezioni di volo, dipinsero un aereo con la stella rossa sovietica, si travestirono da militari e volarono oltre il Muro atterrando a Berlino est dove Egbert li stava aspettando. Lo raccolsero e poi, in tutta fretta, ripartirono per l’occidente.
Era il maggio del 1989, i tre Bethke non si riunivano da 16 anni: «Non pensavo che avrei mai rivisto i miei fratelli, ma alla fine sono calati dal cielo come degli angeli» disse Egbert. Sei mesi dopo il Muro di Berlino crollava sotto il peso morto della dittatura che l’aveva eretto, mentre «la più grande festa per strada nella storia del mondo», come la definì Timothy Garton Ash, si riversava nel cuore, un tempo spezzato, d'Europa.
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