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La guardia costiera libica ha usato una motovedetta donata dall'Italia per sparare a un barcone di migranti

Una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica ha sparato a un gommone con a bordo una sessantina di migranti, cercando anche di speronarla. Il video, ha detto Sea Watch, è stato girato mercoledì nella zona SAR, vale a dire nella zona di ricerca e soccorso, di competenza maltese. Le immagini sono state catturate da Seabird, il mezzo aereo della ong tedesca Sea Watch usato per pattugliare il Mediterraneo centrale.

La motovedetta libica e i migranti

La motovedetta in questione è la Ras Jadir, donata dall’Italia alla Libia nel 2017. Il gommone, con 63 persone a bordo, è comunque riuscito a proseguire nel suo viaggio e ha raggiunto Lampedusa. Non è la prima volta la cosiddetta Guardia Costiera libica usa metodi violenti per fermare i migranti che partono dalle coste del Paese nordafricano. Per questo motivo, molte ong hanno chiesto all’Italia di interrompere la collaborazione con le autorità della Libia riguardo ai migranti.

«Il video realizzato dal nostro equipaggio mostra gli spari, le pericolose manovre della motovedetta e il lancio di oggetti contro le persone a bordo», si legge sull'account Twitter Sea Watch. «Le 63 persone a bordo sono riuscite a fuggire all'attacco della motovedetta Ras Jadir, donata dall'Italia, e arrivare a Lampedusa. La violenza cui sono state sottoposti i migranti è inaccettabile e dimostra la necessità di interrompere gli aiuti alla cosiddetta guardia costiera libica».

Paghiamo la barbarie

L'approccio italiano, ed europeo, alle migrazione per ora è stato un enorme spreco di soldi che ha alimentato dittature e violenze. 1,3 miliardi di euro, causando 20mila morti. È quanto emerge dall'indagine dell'UNHCR e OIM riportata da VD a maggio del 2021. La rotta del Mediterraneo centrale resta quella peggiore, con un aumento considerevole dei decessi anche quest'anno. Numeri che, però, sono solo la punta dell’iceberg: l’OIM, promotrice del progetto Missing Migrants, ha reso pubblico il numero totale di vittime migranti in mare dal 2014: 21.261. Un numero enorme che, peraltro, non conta tutti i naufragi perduti, quelli di cui non rimane traccia.

«Due terzi delle vittime risultano disperse senza aver lasciato tracce» ha dichiarato l'OIM «e questo rafforza la nostra posizione per cui è necessario e vi è un urgente bisogno di incrementare la capacità SAR (ricerca e soccorso in mare) nel Mediterraneo». Una richiesta caduta nel vuoto. I migranti non sono i benvenuti, che comandi la destra o la sinistra. Così, negli ultimi anni, i Governi italiani si sono sempre più disimpegnati nei soccorsi in mare con metodi che definire “non ortodossi” è un eufemismo, come sottolineato dall’ultima sentenza del Comitato dei diritti umani dell'ONU. E, contemporaneamente, ha speso centinaia di milioni di euro per bloccare e ridurre le migrazioni. Da un lato armando vere e proprie milizie come quelle libiche, dall'altro fallendo nel fermare i viaggi in mare, nonostante l’indubitabile successo di slogan semplici come “aiutiamoli a casa loro” e “chiudiamo i porti”. Per non parlare di una politica di accoglienza e integrazione inconsistente, come dimostra il nostro viaggio della tendopoli di Rosarno nel video qui sotto.

La vita all’interno di una tendopoli di migranti

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