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Dopo Fedez ci chiediamo perché la RAI non possa essere come la BBC

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Fedez, in occasione del Concerto del Primo Maggio (che ogni anno ci regala qualche polemica in puro stile italiano), avrebbe subito pressioni dalla dirigenza RAI per non parlare della legge sull’omotransfobia. Pressioni che lo invitavano ad "adeguarsi al sistema” e che Fedez ha prontamente registrato e pubblicato da grande comunicatore quale è. Sulla questione c’è solo una cosa da dire: il fatto che un qualsiasi governo controlli così profondamente la TV pubblica fa tanto dittatura della Repubblica delle Banane.

Un confronto tra RAI e BBC

E non è solo un problema di libertà e di censura. L'incapacità, prima di tutto culturale, di tenere la politica lontana dalla televisione è un handicap che danneggia quest'ultima in tutti i campi. Basta confrontare la RAI con la BBC, una televisione pubblica, come hanno fatto, negli anni, Inflection Point, La Repubblica, Il Sole 24 ore, per capirlo. Ad esempio il canone: quello BBC è il più alto d’Europa, quello RAI il più basso, ma indovinate un po’ qual è il più evaso? Esatto quello RAI col 27% di evasione (un italiano su tre, almeno fino all'inserimento del canone in bolletta). Oppure la percezione della qualità: gli abbonati RAI considerano di buona qualità solo il 5% dell'offerta contro l’oltre 30% della BBC (il tasso più alto dell’indagine di IP).

Per non parlare di fatturato e retribuzioni: la BBC vende i suoi prodotti in tutto il mondo, ha un canone alto e fattura 5 miliardi di sterline (quasi 6 miliardi €) contro la RAI che racimola meno di 3 miliardi €, non vende prodotti praticamente a nessuno, ha un canone molto evaso e abbonati insoddisfatti nel 95% dei casi. E, in BBC, il valore del lavoro e il numero dei dipendenti sono più alti del 40% e del 70% rispetto alla RAI. Proprio perché questi dipendenti sono liberi di firmare show come Sherlock con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman e di produrre programmi di informazione come Question Time, senza rendere conto al potente di turno. Anzi, nel caso di Question Time, mettendo i politici in difficoltà.

Poi il problema dei dirigenti: la BBC col 50% in più di occupati ha il 20% in meno di dirigenti. E, se in BBC solo 31 di questi sono pagati oltre i 200mila €, in RAI sono almeno 80. Nel 2017 spuntò addirittura un “componente della commissione interna nell’ambito del progetto di mappatura del personale giornalistico”. E a proposito di personale giornalistico, parliamo dello spropositato rapporto tra giornalisti e giornalisti dirigenti (proprio come la vicedirettore che ha parlato con Fedez): in RAI su 1.939 giornalisti, 324 sono dirigenti, il 16,9% del totale. Quasi uno su cinque, «probabilmente un record» mondiale, come scriveva Roberto Perotti su La Repubblica.

Perché la RAI non è la BBC

La RAI si è da anni trasformata in un’ombra di quello che avrebbe potuto essere e le voci di una sua possibile privatizzazione (visti i metodi feudali con cui in Italia viene privatizzato il servizio pubblico) non possono che preoccupare. L’abbonato italiano non ha la stessa accountability di quello inglese, non riesce a far valere la sua voce né tantomeno a intaccare un sistema di nomine, interessi e censure che da decenni blocca lo sviluppo e danneggia la competitività della televisione italiana. Abbassando, per osmosi, la qualità di tutti gli altri attori del settore. Poi ci chiediamo come mai l’Italia non esporta la propria cultura nel mondo, quando la sua TV pubblica non riesce a vendere prodotti culturali neanche agli stessi italiani.

Il pensiero di Luca Marinelli sull'Italia

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