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Dopo la movida prepariamoci all'indignazione da spiaggia
Avanti i prossimi. Prima i runner, poi i giovani bamboccioni e irresponsabili della movida: presto i nuovi untori saranno i bagnanti sulle nostre spiagge. Chiusi per sessanta giorni a causa della quarantena per il coronavirus, affossati in una bolla fatta di numeri e di curve gaussiane che si alzano e si abbassano, abbiamo vissuto all’interno di una cassa di risonanza della paura. E così, tornare in spiaggia è un modo per preservarsi, perché anche se ce lo dimentichiamo troppo spesso, la salute mentale è salute. E le vere mancanze vengono da lontano.
Ritorno alla quotidianità
Fuori e dentro i social piovono insulti verso chi ha deciso di godersi la ritrovata libertà tra un aperitivo e l’altro, nei limiti del decreto. La stessa sorte era toccata ai runner solo qualche mese fa, rei, per molti, di diffondere il coronavirus tra una corsa e all’altra. Tutto lascia presagire che, tra qualche settimana, il dito sarà puntato contro bagnanti e villeggianti che sostituiranno giovani e corridori nell’elenco degli untori, potenziali colpevoli di un futuro lockdown. Magari stavolta si dirà che un bagno in mare è evitabile quando a rischio c’è la vita delle persone, dando per scontato che è solo quella fisica la salute che conta davvero.
Ma la movida di questi giorni è soprattutto espressione di un desiderio di vecchia, monotona normalità, fatta di altrettanto monotone vacanze in riva al mare, di abitudini e di attese che si sciolgono in bocca come caramelle. Poco importano le dichiarazioni di Giuseppe Conte. «In questa fase più che mai resta fondamentale il rispetto delle distanze di sicurezza e ove necessario l'uso delle mascherine. Non è il tempo dei party, della movida, e degli assembramenti», ha detto ieri il premier, che però ha aggiunto: «il rischio di un aumento della curva del contagio è calcolato, altrimenti non saremmo mai stati in condizione di ripartire senza vaccino». Guardare a un presente di quattro mura e di flashmob sui terrazzi non basta più: c’è voglia di rinascita. Ma non sarà facile come svegliarsi da un brutto sogno.
Le vere responsabilità
Mentre l’altro diventa pericolo e non più un simile con cui scontrarsi, certo, ma soprattutto confrontarsi, il vero pericolo sono una crisi economica di portata straordinaria, le mancanze delle istituzioni, rilevate anche da Harvard e i decreti fumosi che hanno prestato il fianco a interpretazioni fantasiose, solo in parte chiarite dalle faq sul sito del Governo. In un tessuto sociale completamente disgregato e frammentato, la tenuta psichica delle persone è un’emergenza con cui dobbiamo fare i conti, tra disorientamento e tollerabilità spinta al limite. Soprattutto se la socialità è ridotta ai minimi termini, perché perfino sotto le bombe le persone si tengono per mano. Adesso è arrivato il momento di inventarsi un futuro che sia fuori dalla mura di casa. E che sia aperto verso un altro non più minaccia ma promessa.
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