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Sempre più donne si laureano in scienza e tecnologia

Per capire il presente servono più laureati nelle discipline STEM, vale a dire in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Materie per anni pensate come riservate ai ragazzi, tra equazioni, differenziali e grafici. Roba da cervelloni veri, insomma, mica da femminucce: alle femmine lasciamo Dante, Freud e se proprio insistono qualche libro di filosofia. Ma laurearsi in discipline STEM non conviene se sei una ragazza: nonostante la domanda europea per le professioni tecnico-scientifiche sia destinata ad aumentare dell’8% entro il 2025, i costi (e la fatica) potrebbero essere superiori ai benefici per le studentesse, tra vecchi bias e gender gap. Eppure le ragazze che scelgono discipline STEM sono in aumento. Insomma, tra qualche anno, una donna astronauta potrebbe non essere più una notizia da prima pagina.

Bias, amore per la scienza e immatricolazioni

Una ragazza che prova ad approcciarsi al mondo delle STEM, in vista dell’iscrizione a un corso universitario, può uscirne con il morale a pezzi. La situazione, però, varia a seconda di quale disciplina abbia suscitato la sua curiosità: va meglio se si parla di Scienze, va peggio se si parla, ad esempio, di un corso in Ingegneria. D’altronde, in un mondo accademico tutto da svecchiare come quello italiano, in cui si fa fatica a declinare al femminile “ingegnere”, il bias per cui il cervello di una donna non è “fatto” per calcoli, grafici ed equazioni differenziali, continua a sopravvivere.

Sopravvive anche nelle stesse ragazze, che sottostimano il loro potenziale e che a causa degli stimoli che provengono dall’ambiente esterno si sentono meno adatte ad affrontare lo studio di materie scientifiche, e ripiegano su corsi “più femminili”, percepiti più adatti “alla loro natura”. Oppure perché pensano che una laurea in Lettere sia più facile da conciliare con la vita familiare. Come spiega a VD Antonella Viola, immunologa e divulgatrice, uomini e donne, però, non hanno «un cervello diverso». «È uno stereotipo, è l’azione del genere sulla biologia. Il genere è ciò che la nostra cultura aggiunge al sesso». Basti pensare che il 54% delle ragazze ama la scienza ma non si ritiene in grado di poterla studiare.

Ma una piccola rivoluzione è già in atto: il 22% delle ragazze iscritte all’università ha scelto un corso STEM ed è una percentuale in aumento rispetto agli anni precedenti. Eppure, secondo uno studio del 2014, sia gli uomini che le donne avevano il doppio delle probabilità di assumere un uomo per un lavoro in cui la matematica rappresentava una delle maggiori competenze: anche se ci sono più ragazze che sognano di diventare ingegnere o matematiche, la strada è ancora in salita.

Studentesse STEM divise tra costi e benefici

Su una cosa non ci sono dubbi: le ragazze che si buttano sulle STEM si laureano in media con voti più alti (103,7 contro il 101,9 degli uomini) e in corso rispetto agli studenti maschi. Ma è un vantaggio che le neolaureate perdono quasi subito. Perché? Una ragazza laureata in discipline STEM troverà più difficilmente lavoro rispetto alla controparte maschile (84% vs 91% a cinque anni dalla laurea), e in media guadagnerà 300 euro in meno rispetto a un uomo.

Il gender gap condanna, dunque, le studentesse a ritorni più bassi della media maschile. E questo potrebbe far desistere le ragazze dal buttarsi a capofitto in un percorso universitario di taglio scientifico. Questo, nonostante l’area STEM sia un’area professionale in ascesa: posizionare ragazzi e ragazze sulla stessa linea di partenza non è solo, dunque, questione di etica.

Questo articolo nasce in collaborazione con CREDEM, Credito Emiliano SpA. Credem, che offre al suo interno un programma di Technology & Skills rivolto a clienti e dipendenti, ha ricevuto anche nel 2022, per il secondo anno consecutivo, la certificazione Equal Salary che attesta l’adozione di una politica salariale equa basata su aspetti tangibili che escludono i pregiudizi di genere, di politiche di gestione del personale efficienti, che diano la stessa opportunità a donne e uomini all'interno dell’azienda e di azioni concrete per rendere l’ambiente di lavoro sempre più inclusivo.

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