aborto
In Europa qualcuno sta facendo la guerra all'aborto
Il diritto all’aborto in Europa continua a incrinarsi. Il caso della Polonia - dove è vietato anche in caso di malformazione del feto - è solo il più eclatante in un continente che, da anni, vede una progressiva riduzione delle possibilità di esercitare questo diritto da parte delle donne.
Il caso del diritto all’aborto negato in Molise
Un altro caso emblematico è della regione italiana del Molise: qui dal primo gennaio 2022 le donne che vorranno abortire potranno rivolgersi a un unico medico non obiettore. Questo perché il concorso dell’azienda sanitaria regionale, finalizzato all'assunzione di un medico non obiettore di coscienza per l'applicazione della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza, è andato deserto. Nessun medico ha ritenuto di voler partecipare alla prova scritta.
Il dottor Michele Mariano resta quindi, a oggi, l’unico medico non obiettore in regione. Per due volte ha rimandato la data del pensionamento, proprio per assolvere al suo delicato compito. Per 18 ore alla settimana è assistito dalla dottoressa Gerardi, che dal primo giorno del nuovo anno - da quando il dottor Mariano andrà in pensione - dovrebbe gestire da sola le interruzioni volontarie di gravidanza di un’intera regione.
Obiettori di coscienza in Italia e in Europa: numeri a confronto
L’obiezione di coscienza riguarda molti paesi europei. In Italia, dove i medici che rifiutano di praticare aborti sono il 70% (con punte del 90% in alcune regioni), il diritto sancito dalla legge 194 rischia di essere negato. Tanto da spingere il Comitato della Carta sociale europea, organo del Consiglio d’Europa, a chiedere chiarimenti già nel 2015. Chiarimenti mai arrivati, visto che, a marzo scorso, il Comitato ha dichiarato: «il governo non ha fornito alcuna informazione sul numero o percentuale di domande d'aborto che non hanno potuto essere soddisfatte in un determinato ospedale o regione a causa del numero insufficiente di medici non obiettori».
Al livello italiano, secondo i dati di qualche anno fa del “Global doctor for choice”, ci sono anche il Portogallo mentre la Spagna, dove l’obiezione di coscienza è molto diffusa, ha ovviato al problema delegando l’aborto alle cliniche private. Percentuali molto diverse, invece, negli altri Paesi dove gli obiettori non superano il 10% o non sono riconosciuti, come in Svezia e Finlandia.
In Germania l’aborto è regolato da due leggi, e sarebbe punibile fino a 5 anni se non fosse stato reso non perseguibile quando praticato entro le 12 settimane. Ma, in questi ultimi vent’anni, l’obiezione di coscienza ha reso anche questa possibilità sempre meno percorribile. I medici obiettori sono aumentati tanto da dimezzare le cliniche che praticano l’aborto su suolo tedesco. In risposta a questa tendenza, una rete di organizzazioni, guidate dal centro Pro Familia e dalla ong Doctor for choice, ha lanciato un progetto pilota che permette alle donne tedesche di ottenere una consulenza online con un ginecologo e farsi spedire i farmaci a casa.
L’organizzazione più famosa in questo settore è l’olandese “Women on Web” di Rebecca Gomperts, evoluzione della famosa “Women on Waves”, che permette di ricevere le pillole abortive anche nei paesi dove questa pratica è illegale. Oppure è negata attraverso l’obiezione di coscienza, come in Italia.
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