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C'è una cura per il coronavirus?

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L’epidemia continua ad avanzare e la quarantena, in Italia, è stata prolungata: nessuno ancora sa dire, con certezza, quanto durerà l'emergenza coronavirus. Ma se, da un lato, il conto delle vittime non smette di salire, dall'altro cresce quello delle ricerche mediche per sconfiggere la malattia, sia in Italia, che in Francia e nel resto del mondo. Nessuna, però, è ancora arrivata a una cura per il virus, seppure alcune siano più promettenti di altre.

L'Avigan e i dubbi di Aifa

Nel fine settimana è molto girato il video di Cristiano Aresu, farmacista 41enne, che in Giappone ha parlato dell'utilizzo del farmaco antivirale Avigan (favilavir) che avrebbe permesso alla cittadinanza di tornare alla propria vita in poco tempo. L'Avigan è un farmaco che agisce contro i virus RNA non permettendone la riproduzione, ed è stato commercializzato in Giappone dalla Toyama Kagaku. Nonostante Aresu parli di "sperimentazioni cinesi" ed "effetti positivi", non ha fornito dati sull'argomento. Dati che invece sono disponibili sia dalla Cina che dall'Aifa. Nel primo caso, la cosiddetta sperimentazione cinese (avvenuta anche per tutte le altre possibili cure descritte in questo articolo) ha riguardato solo 80 pazienti, nessuno grave, e ha semplicemente ridotto i giorni di malattia da 11 a 7. L'Università di Shenzhen, che l'ha effettuata, specifica la sua scarsa valenza sperimentale e i test stannoancora  procedendo (come su molte altre terapie) in Cina.

Il farmaco Avigan
Il farmaco Avigan

L'Aifa, che si occupa dei farmaci in Italia, ha dichiarato: «Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia». Nonostante questo, il Veneto ha deciso di iniziare la sperimentazione. Molto più promettenti, invece, sembrano le ricerche portate avanti dall'Istituto Pascale di Napoli.

La possibile cura italiana di Rizzi, Ascierto e Perrone

Molti hanno conosciuto l'oncologo Paolo Ascierto, a capo dell'Istituto Pascale di Napoli, dopo il suo confronto con Galli, direttore del famoso ospedale Sacco di Milano, che ha indicato Rizzi, dottore di Bergamo oggi sul fronte dell'infezione, come primo sperimentatore sul coronavirus del farmaco antiartirte Tocilizumab. Ascierto e Perrone del Pascale, però, hanno avuto il merito di stendere una bozza di protocollo in pochi giorni e iniziare la vera e propria sperimentazione ieri, con l'approvazione di Aifa. Il tocilizumab è un farmaco usato contro l'artrite ma non solo: al Pascale, ad esempio, veniva utilizzato nell'immunoterapia anti-cancro che causa problemi respiratori.

Il dott. Paolo Ascierto dell
Il dott. Paolo Ascierto dell'Istituto Pascale di Napoli

Da qui l'uovo di colombo contro il Covid-19, la complicanza polmonare del Sars-CoV-2 o nuovo coronavirus. Lo stesso dott. Paolo Ascierto ha spiegato che, come nel trattamento del tumore, anche col Covid-19 «c'è un eccesso di attivazione del sistema immunitario: tocilizumab riduce l'azione eccessiva e controproducente del sistema immunitario che provoca l'infiammazione degli alveoli polmonari. Grazie al fatto che i cinesi l'avevano usato su 21 pazienti, con miglioramenti in 24-48 ore, abbiamo pensato di trattare i primi infettati da nuovo coronavirus».

La possibile cura francese di Didier Raoult

In questi giorni è girato molto anche il video di Didier Raoult, virologo francese e presidente del polo malattie infettive di Marsiglia, uno degli scienziati più influenti d'Europa. La presentazione di Raoult, in realtà molto scarna, riguarda l'utilizzo della clorochina (o idrossiclorochina), una molecola molto promettente utilizzata nella lotta alla malaria, che il medico afferma di aver sperimentato su 24 pazienti, con ottimi risultati.

Il dott. Didier Raoult dell
Il dott. Didier Raoult dell'Istituto Méditerranée Infection

Ma i test non sono stati effettuati in cieco né siamo a conoscenza della situazione dei pazienti stessi al momento dell'assunzione della clorochina. Insomma, l'annuncio di Raoult è stato prematuro ma sicuramente incoraggiante, proprio per il valore della molecola che, combinata con l'azitromicina (che agisce contro la polmonite batterica) sembra curare i malati in una settimana. Anche in questo caso il farmaco era già stato usato sia in Cina (con 20 studi su 100 persone in corso) che in Corea del Sud.

I vaccini in sperimentazione di Cina e USA

Oggi i ricercatori dell'Accademia cinese delle scienze mediche militari, legati all'Esercito popolare di Liberazione, hanno ricevuto l'approvazione per iniziare la sperimentazione del vaccino del nuovo coronavirus, mentre negli USA, lunedì, sono iniziati gli studi clinici su un altro vaccino sviluppato dall'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive e dalla società di biotecnologie statunitense Moderna, che durerà fino al 31 dicembre, coinvolgendo, per ora, circa 108 pazienti. Ma i tempi per seguire tutti i protocolli di un vaccino sono lunghi, prepariamoci a ricordare il 2020 come l’anno del coronavirus.

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