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Maturità: come sarà l'esame e cosa ne pensano gli studenti

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Prove di normalità a scuola: tornano gli scritti all’esame di maturità. È stato confermato che quest’anno ci sarà il tema ma, a sorpresa, è prevista anche la prova d’indirizzo, che verrà preparata dalle commissioni esaminatrici. Commissioni che restano composte da docenti interni, con il presidente come unico membro esterno. E così, dopo due anni di maxi-orali, si cerca di tornare all’era pre-Covid. O quasi.

L’annuncio di gennaio

Ma facciamo un passo indietro. A dicembre l’ipotesi più concreta era il ritorno della prima prova, il tema d’italiano, e la stesura di un elaborato multidisciplinare – definito dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, “tesi di diploma” – che sarebbe stato poi discusso in un ampio colloquio finale. Bianchi si era comunque riservato di prendere una decisione definitiva nel mese successivo.

E proprio l’ultimo giorno di gennaio, a cinque mesi dall’inizio della maturità, è arrivato l’annuncio del ripristino del doppio scritto. Ma non è finita. Resta ancora da definire quale sarà la materia di seconda prova per ogni indirizzo: le discipline dovrebbero essere comunicate tra un paio di settimane, quando sarà completato l’iter amministrativo delle ordinanze ministeriali, che prevede un passaggio al Consiglio superiore della pubblica istruzione, poi ai Sindacati, infine al Parlamento.

Come sarà la maturità

L’esame avrà inizio alle 8.30 del 22 giugno. I plichi del ministero conterranno le sette tracce della prova d’italiano. Tre le tipologie: analisi e interpretazione del testo letterario, analisi e produzione di un testo argomentativo, riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. Si proseguirà il giorno seguente con la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo. Il ministero stabilirà quindi la materia ma la prova verrà preparata dalle singole commissioni d’esame a seconda del programma svolto.

Si passerà poi al colloquio interdisciplinare, che si aprirà con l’analisi di un documento scelto dalla commissione. Allo studente spetterà anche il compito di dimostrare di aver maturato le competenze di educazione civica e di presentare le esperienze fatte durante i Percorsi per le competenze traversali e l’orientamento (ex alternanza scuola-lavoro, ora Pcto). Niente “tesi di diploma” quindi, si torna a uno schema quasi tradizionale. Per il ministro Bianchi, queste scelte «rientrano nel percorso di progressivo ritorno alla normalità che stiamo realizzando. Non siamo ancora fuori dalla pandemia, ma già quest’anno, grazie ai vaccini e alle misure di sicurezza decise dal governo, abbiamo garantito una maggiore continuità della scuola in presenza, fin dal primo giorno».

La reazione degli studenti

L’annuncio ha colto di sorpresa la comunità scolastica. La Rete degli studenti medi è sul piede di guerra e ha già proclamato una mobilitazione per il 4 febbraio. «Gli scritti, specialmente la seconda prova, mettono in difficoltà chi ha vissuto la scuola a singhiozzi come negli ultimi tre anni», ha detto il coordinatore, Tommaso Biancuzzi.

È d’accordo Sveva Pontiroli, 18 anni, che affronterà la maturità al liceo scientifico Volta di Milano. «Ci siamo sentiti presi in giro. Se questo è un esame che deve valutare tutto il percorso scolastico, che senso ha sapere come sarà cinque mesi prima della prova?». Si stavano preparando al colloquio interdisciplinare, lavorando a un elaborato personale complesso, «e ora sappiamo che ci sarà una prova di indirizzo, non sappiamo ancora se di matematica o fisica» e si torna al sistema dell’orale che parte da un documento assegnato dalla commissione.

Una situazione che genera ansia non solo a chi vuole fare l’università all’estero e conta molto sul voto di maturità, ma anche a tutti gli altri. Con la dad che ha influito sulla preparazione, ma anche sulla sfera psicologica e sociale. Pontiroli è amareggiata. «Posso capire l’intento e la volontà politica di tornare alla normalità, però sta diventando un’impronta tossica perché ignora che questi due ultimi anni ci hanno influenzato e non è possibile tornare a un’epoca pre-Covid: bisogna costruire in base a quanto si è vissuto». E così si affidano ai professori che cercano di rassicurarli.

Panico, ansia, stress

Panico, ansia, stress. Sono le parole che passano di bocca in bocca tra gli studenti. «Lo abbiamo saputo tardi», ripetono scuotendo la testa. «Io personalmente sono demoralizzata», dice Giorgia Cocuzza, 18 anni, al quinto anno del liceo delle Scienze umane Pareto di Milano. La seconda prova spaventa tutti e l’incertezza della disciplina potrebbe ancora mescolare le carte. E poi, dice Cocuzza, dopo due anni di DAD «non siamo preparati agli scritti, ne abbiamo fatti troppo pochi». La sua voce si alza quando dice di aver sentito le parole del ministro Bianchi. È arrabbiata. Il ministro giustifica questa scelta sulla maturità con il fatto che quest’anno tutti siano tornati ai loro banchi, ma Cocuzza critica la mancanza d’ascolto del governo nei confronti delle loro critiche e il fatto che con questo esame il ministero abbia preferito guardare indietro piuttosto che avanti.

Una scelta che non tiene conto di un’altra cosa. La pandemia ha tirato fuori delle differenze sostanziali tra le scuole. «Alcuni contesti sono più svantaggiati di altri – spiega Cocuzza – e anche l’accesso a una connessione stabile, e quindi alla didattica a distanza, non è scontata».

I professori tranquillizzano gli studenti

Mentre gli studenti sono preoccupati per gli esami, i docenti e i dirigenti non sono tutti dello stesso parere e attendono maggiori specifiche dalle ordinanze. Molti sono scettici su questa decisione arrivata così tardi e sull’effettiva utilità di una prova non preparata dal ministero. Ma ritengono che, proprio il fatto di avere una commissione interna a scriverla, dovrebbe almeno aiutare i ragazzi. Questo è anche il parere di Vittoria Italiano, preside del liceo Siciliani di Lecce, consapevole delle ansie generate negli studenti dal ritorno degli scritti.

«Dopo quasi due anni in didattica a distanza e tutti i problemi legati alla pandemia gli studenti si aspettavano un esame “più semplice”», dice. La dirigente e il collegio docenti però sono sereni. In questi mesi hanno continuato a lavorare per preparare i ragazzi sia all’orale che a eventuali scritti, «perché cerchiamo di dare le competenze spendibili anche in università». Per cui, il loro compito ora «è infondere fiducia ai ragazzi, a farli tornare a credere nelle loro capacità».

Elena D’Incerti, insegnante di lettere al liceo classico Beccaria di Milano, ricorda che i maturandi di quest’anno «sono ragazzi che hanno finito il loro percorso regolare in seconda superiore». Poi è subentrata la pandemia, con la DAD e un percorso travagliato. Per loro affrontare la versione di latino o di greco (tradizionalmente la prova d’indirizzo prevista al liceo classico) potrebbe essere un problema, perché «nel corso del triennio hanno sviluppato poco le competenze meramente traduttive». Per cui bisognerà vedere che cosa dice l’ordinanza, «se la prova sarà più articolata e si valuteranno anche le competenze di comprensione, l’analisi testuale, il confronto letterario i ragazzi potrebbero fare bene».

E non nasconde le difficoltà anche per i docenti che «nascono dallo scarso tempo che noi abbiamo a disposizione per riprogrammare un lavoro che pareva non prevedere uno scritto sulle materie di indirizzo». Mentre il fatto che la prova venga preparata dalle commissioni, per D’Incerti, potrebbe creare «disparità di trattamento». Al secondo scritto, avrebbe preferito quindi la “tesi di diploma”, che avrebbe comportato un lavoro di ricerca individuale e con uno sguardo trasversale sulle discipline. Su un possibile ritorno, invece, delle bocciature nessun docente è preoccupato. Dopo due anni in cui sono stati promossi praticamente tutti, nessuno di loro si immagina che il ritorno agli scritti cambierà le cose. Del resto, ricordano, anche prima della pandemia la percentuale di bocciature rasentava lo zero.

I dubbi di una preside sulla didattica a distanza

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