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In carcere ci si suicida 13 volte di più che nella società esterna

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Nelle carceri italiane il tasso di suicidi è 13 volte più alto rispetto alla popolazione “libera”. Il confronto viene dall’ultimo rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia, che raccoglie, fra gli altri, i dati su suicidi e autolesionismo fra i detenuti. Nel 2021 in carcere sono stati registrati 148 morti, 57 per suicidio. Il tasso è pari a 10,6 suicidi per diecimila detenuti. Si tratta di uno dei tassi più alti in Europa, dove i suicidi nelle carceri riguardano in media 7,2 detenuti su diecimila. Al 23 aprile sono stati già registrati 21 suicidi nel nuovo anno.

I dati sui suicidi in carcere in Italia

Un altro dato che emerge dal XVIII Rapporto è il crescente autolesionismo, che riguarda un detenuto su 5, in costante crescita negli ultimi anni. Al primo posto tra gli istituti carcerari dove si registrano più episodi c’è la Casa Circondariale di Sollicciano, Firenze, con 105 atti di autolesionismo nel 2021.

Perché ci si uccide o ci si fa male in carcere? Molte possibili risposte arrivano leggendo alcuni tra i risultati del rapporto di Antigone, che descrive minuziosamente le condizioni di vita di un detenuto in Italia: sovraffollamento, scarsi spazi per la socialità e lo sport, celle minuscole (spesso meno di 3 metri quadri a persona), esiguo numero di educatori (a Bari uno per 220 detenuti) ma massiccia presenza di agenti di polizia penitenziaria (un agente ogni 1,6 detenuti), pochi colloqui con i familiari, scarsissimo accesso a internet. Anche l’igiene personale è difficile: solo nel 58,3% degli istituti c’è un bidet ed esistono ancora celle dove il wc non è separato dall’ambiente principale ma posizionato in un angolo.

«Si è tragicamente stabilizzato il numero dei suicidi», commenta a VD Michele Miravalle di Antigone. «Ci sono alcuni istituti (Regina Coeli a Roma) dove i suicidi sono ravvicinati e ripetuti. Alla base di questi suicidi esiste sicuramente un disagio personale ma non solo: si tratta di una questione politica, gestionale e organizzativa in termini di benessere ambientale. Qualcuno, ad esempio, dovrebbe spiegarci perché c’è una discrepanza tra i dati che riguardano la popolazione libera, dove c’è un tasso di suicidi tra i più bassi in Europa, e quelli sui detenuti, dove il tasso è invece fra i più alti d’Europa».

Antigone fornisce anche una serie di proposte per modificare e riformare il sistema penitenziario. Tra queste citiamo: un tavolo permanente per la salute mentale, la fine della contenzione in carcere, più telefonate e colloqui visivi, l’espansione del circuito della “custodia attenuata”.

Claudio, ex-carcerato che aiuta i detenuti a inserirsi nel mondo del lavoro

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