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In America aumentano le vendite di armi. E le sparatorie di massa
foto di Deccio Serrano/NurPhoto/REUTERS
Almeno 29 feriti, nessuno, fortunatamente, in pericolo di vita. È il bilancio dell’ultimo ‘mass shooting’ negli USA, l’ennesimo da aprile scorso. Esattamente un anno fa, infatti, un ragazzo di 19 anni è entrato nel deposito della FedEx di Indianapolis dove lavorava e ha fatto fuoco sui dipendenti, per poi suicidarsi. 8 morti e 9 feriti. A Indianapolis, era la terza sparatoria di questo tipo in quattro mesi, per un totale di 17 morti, tra cui una donna incinta e un bambino. «La violenza delle armi è un'epidemia in America» disse allora il neo-eletto Presidente Joe Biden «Troppi americani muoiono ogni giorno per la violenza delle armi: è una macchia sul nostro carattere ed un colpo alla stessa anima della nostra nazione». Ma i proclami dei politici sembrano ripetersi da vent’anni sempre uguali, mentre dal 2019 a oggi le vendite di armi non hanno fatto che aumentare.
La sparatoria di Brooklyn
La sparatoria è avvenuta circa alle 8:30 nella metropolitana di Brooklyn, piena a causa dell’ora di punta. Un uomo afroamericano con un gilet verde da lavoro ha indossato la maschera antigas e poi aperto il fuoco sui passeggeri alla stazione della 25th St. a Sunset Park. All’apertura delle porte per la fermata successiva, la 36th St., i feriti sono usciti crollando sul marciapiede mentre si scatenava il panico tra chi attendeva la metro.
Non è ancora chiara la matrice dell’attacco e non sono state aperte indagini per terrorismo. «Non sappiamo il motivo, ma non escludiamo nulla», ha dichiarato Keechant Sewell, il capo della polizia di New York. Smentita anche la presunta ipotesi di esplosivi. Gli investigatori del NYPD, affiancati anche da quelli dell’FBI, hanno trovato la pistola usata dal sospettato, munizioni, un'accetta, una bomboletta di spray al peperoncino e altre "armi ad alta capacità".
Armi ad alta capacità che continuano a mietere vittime negli USA dove, terrorismo o non terrorismo, il fenomeno dei mass shooting sembra essere direttamente collegato alla diffusione di un certo tipo di armi automatiche. Il 10 aprile, solo due giorni prima dell'attacco alla metropolitana, ci sono state cinque sparatorie di massa negli USA: Elgin, Indianapolis, Baton Rouge, Cedar Rapids e Willowbrook. Una storia, quella dei mass shooting, che dura da Columbine se non prima.
Mass shooting nelle scuole e sul luogo di lavoro
Columbine rappresentò il secondo, più grave, massacro scolastico con armi da fuoco della storia americana. Il primo, alla Virginia Polytechnic Institute and State University, avvenne 8 anni dopo Columbine, il 16 aprile 2007. Il ventitreenne Cho Seung-hui, studente di origine coreana vittima di gravi atti di bullismo, uccise 32 persone, ne ferì altre 29 con due pistole semiautomatiche, per poi suicidarsi. Ma le stragi con arma da fuoco non sono un problema solo per le scuole, come ha dimostrato la metropolitana di Brooklyn. La sparatoria di Indianapolis che ha colpito la FedEx ad aprile scorso, arrivava alla fine di un mese caldissimo che aveva già visto il mass shooting di Atlanta del 17 marzo (otto morti) e quella di Boulder del 22 marzo (dieci morti). Quest’ultimo aveva sollevato una vasta ondata di indignazione. Nella città del Colorado, infatti, era stata vietata la vendita di armi d’assalto nel 2018 ma la NRA (National Rifle Association, principale lobby americana delle armi) aveva fatto ricorso vincendolo il 12 marzo scorso.
Secondo la ricostruzione della polizia, il 16 marzo, quattro giorni dopo l’abolizione del divieto, Ahmad Al Aliwi Alissa era riuscito ad acquistare il Ruger AR-556 con cui poi ha compiuto la strage. Francesco Costa, autore di Questa è l’America, ha descritto il legame tra armi e massacri in USA durante un’intervista per la presentazione del suo libro: «C’è chi sostiene che le stragi da arma da fuoco non siano dovute al proliferare di armi, ma a qualche aspetto peculiare della cultura e della società americane, come se la propensione alla violenza fosse più marcata lì che altrove. Non è vero: se si guarda al numero di reati commessi, ad esempio le rapine, si vede che il tasso per abitante non è così diverso tra Londra e New York. Il problema è che a New York è molto più probabile che spunti una pistola e ci scappi il morto. Ci sono semplicemente più armi, e prima o poi qualcuno che le utilizza spunta fuori».
Armi pro capite e stragi
20mila vittime di omicidio l’anno, di cui 14mila da arma da fuoco e 120,5 armi ogni 100 abitanti. Questo, il risultato dello studio compiuto dal Centers for Disease Control and Prevention, che fa parte del Dipartimento della Salute statunitense, nel 2017. Un numero esorbitante se si considera che in Italia, paese cinque volte meno popoloso, il numero di vittime l’anno è 357, 55 volte meno degli USA. Al problema della diffusione non solo delle armi, ma di certi tipi di arma, in particolare i fucili d’assalto, si è poi legato quello dei mass shooting, sempre più numerosi.
Secondo il Gun Violence Archive, il numero di questi “omicidi multipli con armi da fuoco, in cui quattro o più vittime sono uccise” è quasi triplicato in sei anni, passando dai 269 del 2014 a 614 nel 2020 e 693 nel 2021. Un trend che si spiega anche con la crisi sociale ed economica che ha investito, dal 2008, la periferia americana, principalmente bianca e culturalmente legata ad associazioni come l’NRA. Un intero popolo arrabbiato e impoverito che ha visto naufragare il proprio sogno americano e che sembra pronto a esplodere, disperato e armato fino ai denti.
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