terrorismo
Qual è la situazione del terrorismo in Europa
Sono passati diciannove anni dall'11 settembre, una delle date più importanti della storia contemporanea. Quasi un quinto di secolo ci separa da quel crollo epocale, apice di un attacco su larga scala che coinvolse il Pentagono, il World Trade Center e per poco evitò la Casa Bianca. La guerra al terrore che si è scatenata subito dopo ha portato molte conseguenze cambiando per sempre le nostre vite. Dopo diciannove anni a che punto siamo oggi in Europa? Proprio quest'anno il terrorismo è tornato a sconvolgere la Germania. Ieri a Vienna un attacco combinato di matrice islamista ha ucciso tre persone. La settimana scorsa a Nizza un uomo ha decapitato una donna e ucciso altre due persone in un attacco dello stesso tipo. Mercoledì 19 febbraio, infatti, ad Hanau, nel land dell'Assia, un uomo ha aperto il fuoco contro i bar del quartiere turco della città, uccidendo undici persone e ferendone gravemente altre quattro. Il ministro dell'Interno della Baviera, Joachim Herrmann, ha confermato come la matrice della strage sia di natura politica, con connotazioni xenofobe e di estrema destra. L'Austria, la Francia e la Germania, così, si trovano a fare i conti col terrorismo.
L'attentato di Vienna
Un vero e proprio attacco combinato in sei diversi punti della città ha sprofondato ieri sera Vienna nel terrore. Tre persone sono state uccise, quindici ferite di cui sette in maniera grave. Ancora la dinamica dei fatti non è chiara, ma si parla di almeno due terroristi di cui uno, simpatizzante dell'ISIS, è stato ucciso dalle forze dell'ordine austriache mentre un secondo, "pesantemente armato", risulta ancora in fuga. Il premier Sebastian Kurtz ha detto: «È il giorno più complicato per l’Austria da molti anni. La situazione è molto, molto difficile. Quello che succederà martedì dipende da quanto accade stanotte. Se potete, rimanete a casa ed evitate il centro della città».
L'attentato di Nizza
Ha fatto scalpore, poco tempo fa, l'uccisione dell'insegnante Samuel Paty a Parigi, decapitato da un ragazzo ceceno per aver mostrato in classe le caricature di Maometto realizzate da Charlie Hebdo. Questo giovedì la tragedia si è ripetuta a Nizza. Dalle ricostruzioni sembra che un uiomo abbia attaccato con un coltello tre persone vicino alla chiesa di Notre Dame, uccidendo i due uomini e decapitando la donna. Il sindaco Christian Estrorsi ha indicato l'attacco come terrorismo, molto probabilmente di matrice islamista. Erano giorni, infatti, che tra Macron e il mondo dell'islam politico, guidato da Erdogan (finito anche lui sulle pagine di Charlie Hebdo) era scontro. Il secolarismo francese e l'islamismo sono ai ferri corti da molti anni e il conflitto ideologico non sembra vicino a una fine.
Il terrorismo in Germania
Tobias Rathjen, il probabile autore della strage, è stato trovato morto nella propria abitazione, insieme alla madre. Il suo profilo sembra coincidere con quello del terrorista di destra che si è affermato negli ultimi trent'anni: solitario e complottista, Rathjen sembra una copia di Anders Breivik, il norvegese che il 22 luglio 2011, tra Oslo e Utoya, uccise ben settantasette persone a colpi di esplosivo e carabina. Eppure, in Germania come nel resto d'Europa, sta cambiando la percezione del terrorismo nero. Prima, il caso di Dresda, che lo scorso novembre ha lanciato l'emergenza nazismo in città. Poi, l'uccisione di Walter Lubcke, politico del Cdu freddato a colpi di pistola da Stephan Ernst, sostenitore attivo del movimento di destra estrema Alternative für Deutschland (Afd): sono solo due dei tanti eventi che dimostrano un cambiamento. Ci sono infatti alcuni dati che dimostrano come, tra le principali correnti terroristiche (religiosa, di sinistra, neofascista e/o neonazista), quelle di destra stiano cambiando forma, spargendosi a macchia d'olio in tutto il continente europeo.
Lupi solitari, tra neonazismo e jihadismo
Prima ancora della conta dei morti, quel che rende maggiormente l'idea della percezione del pericolo, è il numero degli arresti. Secondo il rapporto dell'Europol del 2019, nel triennio 2015-2018, i jihadisti sono il principale bersaglio delle forze dell'ordine. Più della metà degli arresti legati al terrorismo in Europa, infatti, riguarda terroristi islamici. I numeri calano nell'ultimo anno analizzato, ma restano comunque superiori agli altri. Così come il numero di arresti "a sinistra" piuttosto che "a destra": una costante che si è conclusa nel 2018. Infatti, due anni fa, gli arresti rossi si fermano a 35 contro i 44 neri.
Senza farne una gara, la comparazione numerica serve a spiegare un aspetto importantissimo: le stragi di matrice fascista o nazista non sono più opera di disturbati emarginati dalla società, quanto piuttosto di vere e proprie organizzazioni. Così, contano quasi relativamente i numeri del passato, perché tutto è ancora in divenire. Secondo il rapporto del Royal United Service Institute, dal 2000 al 2014, il terrorismo di destra in Europa ha fatto più morti e feriti dell'estremismo islamico: si contano infatti 94 decessi e 240 feriti. Quelli però, erano "lupi solitari". Ad oggi, sempre in Germania, sono circa 24 mila persone vicine ai movimenti neonazisti e, tra questi, almeno la metà sarebbe disposta a prendere ad armarsi: un gruppo che sta ancora trovando una forma, ma che attacca costantemente da decenni (dal '90 ad oggi, sono 100 gli omicidi di estrema destra).
Gli attacchi terroristici in Europa sono generalmente in calo, come riporta ancora l'Europol, e il terrorismo di destra, secondo i dati, resta quello con il minor numero di azioni (nove registrate nel 2015, appena una nel 2018): il motivo è probabilmente la mancata coordinazione internazionale dei movimenti di destra che, a differenza degli jihadisti, non si sono ancora mossi come un fronte "compatto", con una visione programmatica e uno scopo condiviso. Eppure, anche senza tutto ciò, hanno saputo ugualmente far male. Il passato aiuta a capire, in questo caso, cosa ci potrebbe riservare l'immediato futuro.
In Italia anarchici e fascisti
L'allarme, quindi, sta già suonando. Il terrorismo politico sembra un fenomeno del passato ed è passato sottotraccia a causa dell'emersione di quello religioso dopo il 2001. Riscoprirlo oggi è, però, doveroso. Anche in Italia assistiamo a nuovi fenomeni di organizzazione armata: non ci sono più i vecchi nuclei storici di Brigate Rosse e NAR, ma qualcosa bolle in pentola. A Torino, per fare un esempio, c'è una forte presenza di nuclei anarchici, come testimoniano le perquisizioni (un arsenale da 750 "pezzi") o la lettera-bomba indirizzata al sindaco, Chiara Appendino, nell'aprile del 2019.
Una corrente, quella anarchica, che si passa il testimone tra generazioni da cinquant'anni: le cellule anarchiche sono tante e frammentate, ma hanno sempre fatto fronte comune nel movimento insurrezionalista. Un segno di continuità e di comunicazione che, ad esempio, non si ritrova nell'eversione nera, affezionata alle grandi esplosioni (Piazza Fontana, Bologna...), ma più incline alla manifestazione quotidiana e all'associazionismo. Ancora Torino, però, si fa portatrice di brutte notizie. Lo scorso luglio, la Digos ha trovato un altro arsenale, neofascista, che contava nella "collezione" anche un missile aria-aria. Ad inizio febbraio, la porta dell'attivista ebreo Marcello Segre è stata marchiata con la stella di David, come non si vedeva, in Italia, dai tempi del nazifascismo. Atti intimidatori, xenofobi per natura, che non contano come omicidi, ma che - come sottolinea ancora l'Europol - alimentano la macchina terroristica. E gli ingranaggi, prima sparsi, stanno cercando un centro attorno al quale coagularsi e fare fronte comune. Ad inizio febbraio, la porta dell'attivista ebreo Marcello Segre è stata marchiata con la stella di David, come non si vedeva, in Italia, dai tempi del nazifascismo. Atti intimidatori, xenofobi per natura, che non contano come omicidi, ma che - come sottolinea ancora l'Europol - alimentano la macchina terroristica. E gli ingranaggi, prima sparsi, stanno cercando un centro attorno al quale coagularsi e fare fronte comune.
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