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Con il coronavirus, il Messico potrebbe usare il muro di Trump contro gli USA

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La pandemia di coronavirus sta colpendo il mondo intero facendoci sentire, sempre più, il bisogno di un coordinamento mondiale tra nazioni simile a quello della scienza e spezzando, uno dopo l'altro, i nostri pregiudizi. Uno di questi capovolgimenti è stato, nei giorni passati, la dichiarazione di Hugo Lopez-Gatell sul Muro di Donald Trump al confine col Messico.

Le parole di Hugo Lopez-Gatell

L'emergenza pandemia ha varcato l'Oceano e inizia a farsi sentire anche su suolo americano: file di persone ai negozi di armi, lockdown in California, dietrofront di Donald Trump sulla pericolosità del coronavirus e chiusura dei voli con l'Europa (ma non con la Gran Bretagna). In questo clima, il sottosegretario alla Sanità messicana, Hugo Lopez-Gatell, ha trovato un modo nuovo di sfruttare quelle barriere di confine che i presidenti USA (già prima di Trump) hanno eretto per difendersi dall'immigrazione.

Le file per le armi in America per l
Le file per le armi in America per l'emergenza coronavirus

«Il Messico non porterebbe il virus negli Stati Uniti. Sarebbero gli Stati Uniti a portarlo qui» ha dichiarato Lopez-Gatell «L'eventuale diffusione del coronavirus avverrebbe da nord verso sud. Se fosse tecnicamente necessario, prenderemmo in considerazione meccanismi di restrizione o di sorveglianza più stretti». Il sovranismo sanitario ha trovato pane per i suoi denti.

È anche una questione di Sistema sanitario

Le differenze tra i due sistemi sanitari nazionali potrebbero avere influenzato la dichiarazione di Lopez-Gatell che è, infatti, membro dello IANPHI, l'Associazione Internazionale degli Istituti di Sanità Pubblica.

Hugo Lopez-Gatell, sottosegretario alla salute del Messico
Hugo Lopez-Gatell, sottosegretario alla salute del Messico

La sfiducia nel modello degli USA (di cui molti messicani emigrati per lavoro potrebbero non fruire) e il timore di un incremento di americani che espatriano verso il Messico, sono alti. Già 2 milioni di expats statunitensi vivono in Messico, come rivelato dallo studio commissionato dal presidente Obrador nel 2019, di cui almeno 600.000 pensionati, quindi in un'età a rischio per il coronavirus.

La Sanità messicana è diversa da quella statunitense?

In realtà, più sì che no. Fino al 2004 il sistema messicano era segmentato, non diverso quindi da altri paesi dell'area, dove la copertura sanitaria è riservata ai lavoratori dipendenti e i più poveri hanno accesso a poche cure, di bassa qualità ed efficacia (nel caso del Messico il 50% della popolazione, quindi 50 milioni di persone). Nel 2004 il Seguro Popular ha riformato la sanità messicana, ancora ibrida, con l'SSPH che permette, a chi era stato escluso dal sistema precedente, di accedere gratuitamente a tutta una serie di servizi (circa 300), finanziati da una tassa federale e da un contributo statale.

Il Seguro Popular ha cambiato la vita a 20 milioni di persone
Il Seguro Popular ha cambiato la vita a 20 milioni di persone

Un Obamacare ante litteram, ma più ampio e meno costoso della sua versione statunitense. Lopez-Gatell si è speso molto, proprio questo gennaio, per difendere il Seguro Popular da una privatizzazione di ritorno, e forse non è un caso che proprio lui si sia detto preoccupato per l'epidemia negli USA. Dopo i migranti economici e quelli climatici, costruiremo muri anche per quelli sanitari?

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