musica
La generazione Trap non segue la moda, la crea
David Bowie, negli anni ‘70, diceva: «Per me la musica è il colore. Non il dipinto. La mia musica mi permette di dipingere me stesso». Quasi cinquant’anni dopo, in Italia, quel colore sinonimo di musica diventa l'oro, sgargiante e di lusso. Luccica come gli incisivi placcati di Sfera Ebbasta, colpisce come gli occhiali da sole a punta della Dark Polo Gang e intriga come i tatuaggi di Achille Lauro.
Senza girarci attorno possiamo tranquillamente dire che la Trap è la musica della generazione Z italiana (o Centennials). Certo, non di tutti i giovani, ma in gran parte sì. Lo dicono i numeri. Milioni di views su Youtube, ascolti record su Spotify, dischi d’oro, dischi di platino, giovani fan impazziti, concerti sold out. E non solo, la Trap è la moda di oggi.
Da sempre moda e musica vanno di pari passo
In Italia, seppur molto in ritardo rispetto ad America ed Europa, la Trap è diventata tendenza e chi la suona fa parte di un nuovo gruppo di icone ben riconoscibile dallo slang di strada e gli orologi brillanti. È ormai movimento generazionale, e in quanto tale, sta trasformando la società e i costumi tanto quanto la musica più impegnata che la affianca.
Dal ciuffo di Elvis alla stella di David Bowie, dall’estetica di donna-robot di Madonna al fascino della provocazione di Lady Gaga, la moda e la musica vanno sempre di pari passo: la prima crea un contesto, la seconda lo armonizza. Ed è per questo che entrambe vivono in maniera simbiotica, condizionandosi a vicenda, calderoni inestinguibili di nuove tendenze e icone pop del momento. Sia stilisti ad hoc che musicisti si ispirano continuamente ai suoni, alle immagini, alle vibrazioni e ai colori.
L'amore per l'eccesso della Trap si lega perfettamente alla moda più glamour
Nel caso della Trap il cannibalismo creativo fra moda e musica è più forte e concreto che mai. La Trap si lega per natura a una forma peculiare di ostentazione della ricchezza, all’amore per l’eccesso e la libertà di costume, e lo fa costruendo un racconto di ragazzi venuti dal basso che hanno conquistato tutto. Niente di nuovo per chi conosce l'hip hop americano degli anni Novanta.
E se da una parte questo genere musicale ha bisogno di mostrare quanto sia importante l'estetica – che non implica superficialità – dall’altra i brand fashion lo rincorrono alla ricerca di testimonial capaci di abbattere le barriere.
Elementi streetwear, accessori fashion, eccessi del lusso si combinano in uno stile creativo
La passerella più seguita è diventata quella dei concerti. Artisti come Sfera Ebbasta lanciano brand personalizzati, mentre alcune case di alta moda mettono le mani su altri Trap-boy come Dark Polo Gang, Tedua, Ghali, Gue Pegueno, Rkomi e molti altri. Ma anche le trap-lady non sono da meno e allora ecco che emergono artisti come Chadia Rodriguez, Priestess e Beba.
L'outfit dei cantanti diventa spesso il vero protagonista di videoclip dove la musica vende oltre se stessa. Ci sono casi in cui le capsule collection - collezione limitata di un numero prestabilito di capi - realizzate per gli album hanno determinato il successo di dischi e vestiti. Lo stesso Fedez, nel suo ultimo album Paranoia Airlines, ha provato a immergersi nel genere trap con autotune e sample nostalgici ma pubblicizzando il tutto con una collezione esclusiva prodotta con la moglie Chiara Ferragni.
Non è tanto cosa indossi ma come lo indossi a fare la differenza
Non solo vestiti, ma anche scarpe e accessori, come orologi e occhiali vistosi con montatura di gioielli, senza dimenticare bandane e tatuaggi. Unica regola: non ci sono regole. Almeno in origine. Questi elementi sono stati semplicemente ereditati dalla trap americana, di fine anni '90 ad Atlanta. Il nome deriva dalle Trap House – case abbandonate dove si cucinava e commerciava droga e si viveva condizioni di violenza e povertà.
L’apparente libertà creativa costruisce un nuovo stile che mescola elementi streetwear e accessori di lusso, esibendolo con pose e accostamenti eccentrici. Da Gucci a Nike, da Louis Vuitton a Supreme, lo stile da trapper supera le barriere restando conformista, una contraddizione che racconta i nostri tempi meglio di molte opere dell'intelletto contemporaneo. E quindi, ciò che conta non è più cosa indossi, ma come lo indossi. Il carattere da duro non è necessario, l’aspetto da ribelle non è importante, ma è il tipo di attitudine che diventa fondamentale. Perché la generazione Trap non segue la moda, la crea.
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