violenza domestica
Dove sono i fondi per le vittime di violenza domestica?
La violenza domestica non è scomparsa con il coronavirus e la quarantena: si è nascosta tra le lenzuola, sotto i tappeti dei salotti, tra le pieghe dei vestiti. E continua a fare male, come denunciano i centri D.i.Re, che registrano un aumento delle richieste di aiuto da parte di donne che vivono situazioni maltrattanti. Nel frattempo il governo aveva annunciato lo sblocco dei 30 milioni del piano nazionale antiviolenza, disposti per il 2019, mentre ulteriori 3 milioni sarebbero previsti dal decreto Cura Italia. Ma i fondi non sono ancora arrivati nelle casse dei centri.
Le risorse stanziate dal governo che non ci sono
Lo scorso 2 aprile, la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti aveva annunciato di aver sbloccato con un iter straordinario i 30 milioni previsti dal dpcm 4.12.2019, «pur in assenza della programmazione da parte delle Regioni», richiesta in condizioni normali. Non solo: di questi 30 milioni, 20 saranno destinati alle operazioni ordinarie dei centri antiviolenza e delle case rifugio, mentre 10 milioni, che in situazioni di normalità avrebbero dovuto essere destinati alle attività collaterali, dovranno essere prioritariamente impiegati per la copertura delle spese dettate dall’emergenza coronavirus. Per legge, la gestione dei fondi spetta comunque alle Regioni, ma, al momento, nessuna sembra essersi attivata.
E così, dopo 53 giorni dal primo decesso per Covid-19, i centri antiviolenza non hanno ancora visto un centesimo. Mariangela Zanni, consigliera di D.i.Re per il Veneto, spiega che «le risorse annunciate sono arrivate alle Regioni, ma non alla rete D.i.Re. L’attività dei centri fa parte dei servizi essenziali, ma non c’è un’effettiva presa in carico da parte dello Stato. I fondi non sono adeguati a fronteggiare le nostre esigenze e c’è ancora poca collaborazione da parte delle autorità territoriali e poca è la presenza istituzionale: tutte le richieste devono essere mediate». Questo nonostante si sia ancora in piena emergenza, come dimostrano le statistiche sulla violenza sulle donne in Italia.
Le richieste d’aiuto per violenza domestica sono aumentate
Dopo un iniziale calo, dal 2 marzo al 5 aprile i centri antiviolenza D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.867 donne, il 75% in più rispetto alla media mensile. Di queste, 806 non avevano mai chiesto aiuto prima d’ora, per un totale di 1200 in più, con solo il 3,5% transitato dal numero pubblico antiviolenza 1522. Alcuni centri hanno avuto un numero di contatti superiore a 120 fino a oltre 300. Un dato che conferma come la convivenza forzata abbia esacerbato ulteriormente le situazioni di violenza che le donne stavano vivendo.
Ma, come sottolinea la presidente di D.i.Re Antonella Veltri, «nessun intervento è stato previsto per affrontare la situazione, mentre le richieste di supporto potrebbero aumentare ancora, come è già successo in Cina», dove si è registrata un’impennata di casi di violenza domestica e di divorzi. «Il governo deve assolutamente cambiare strategia». E nel frattempo, se la curva dei contagi si abbassa giorno dopo giorno, quella dell’epidemia parallela di violenza domestica non accenna ad abbassarsi e ingloba vite e storie di diritti negati.
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