corea del sud
Nella Corea di Parasite il capitalismo sta divorando le persone
Il capitalismo ormai è qualcosa di più che un semplice sistema socio-economico. Per il mondo occidentale, rappresenta una condizione con cui dobbiamo rapportarci non solo quando compriamo un nuovo prodotto appena due mesi dopo aver preso il modello precedente, ma anche nelle nostre scelte di vita: per la foga del troppo e subito, siamo abituati a pensare che “di più” equivalga a meglio, ed il tempo che passa per ottenere quel “di più” sia sostanzialmente tempo sprecato. Ci sono addirittura Stati, come la Corea del Sud, che, seguendo questa logica, hanno studiato il loro piano d’azione economico.
Il capitalismo della Corea del Sud, pro e contro
Le conseguenze di un approccio "coreano" possono essere ambigue. Per la serie “sfruttiamone fin che ce n’è”, la Corea del Sud ha creato una sorta di regime attorno al suo fenomeno culturale più rilevante: il K-Pop. Questo particolare genere musicale, reso celebre anche in Italia da Gangnam Style di PSY, è popolato da uno star system abbastanza rilevante: i protagonisti del K-Pop, tanto in patria quanto all’estero, riescono a muovere folle oceaniche.
Una risonanza mediatica che, però, gli stessi artisti pagano a caro prezzo: per esempio, hanno l’obbligo di restare single, così da risultare più accessibili ai propri fan e strizzare l’occhio ad una società alquanto pudica come quella sudcoreana. Così, i pochi che riescono a sfondare in questo particolare settore, si trovano costretti a vivere in una gabbia dorata, fatta di milioni di dischi venduti, ma anche di depressione, ricatti e cyberbullismo. Storie nelle storie, che stanno macchiando di sangue l’esplosione del K-Pop.
I suicidi tra le star del K-Pop
C’è una lunga scia di suicidi che sta gettando ombra sul fenomeno sudcoreano. Perché, d’altronde, stiamo pur sempre parlando di undicenni selezionati per fare successo negli anni a venire. Goo Hara, Sulli o Cha In-han sono solo gli ultimi tre nomi di una serie di suicidi che, negli ultimi cinque anni, sta perseguitando il K-Pop. Per Goo e Sulli, è stato il ricatto a far esplodere la pressione: entrambe si sono trovate vittima di ex fidanzati che, sfruttando il loro divieto di averne, hanno ricattato le due star. Molto amiche tra loro, si sono tolte la vita nel giro di un mese ciascuna, tra lo scorso ottobre e novembre.
Anche Cha In-han, attore e cantante, non ha retto alla tensione e, a soli 27 anni, si è ammazzato, senza che si sapesse il perché. Aveva un anno in meno di Goo Hara, due in più di Sulli, a dimostrazione che, in questo ambiente, l’aspettativa di arrivare a trent’anni sembra un'utopia. Ecco in vero significato di consumismo: consumo del prodotto e della persona.
Dal consumismo quotidiano all'ambiente
Ricchi e poveri, famosi e non famosi, il consumismo ha la particolarità di mietere vittime democraticamente. Soprattutto, uccide chi lo alimenta: strangola quelli che non arrivano a fine mese, ma non si fanno mancare la visita settimanale al centro commerciale, e brucia chi, per colpa della fretta del successo, si ritrova a vivere una vita che non ha avuto tempo di imparare a gestire. Eccessi, in positivo e negativo, un bilancio, che parte dalla nostra reazione quando riceviamo un audio Whatsapp più lungo di cinque secondi e arriva sino allo sfruttamento che portiamo avanti sul nostro pianeta.
Perché la stessa insofferenza dell’attesa, si misura tanto nel quotidiano, quanto nelle scelte politiche che gestiscono il mondo. Dalla Corea del Sud che cavalca l’onda di un’affermazione culturale per ridare lustro al Paese, che sforna un capolavoro come Parasite, specchio delle sue contraddizioni, allo sfruttamento dell’ambiente che vediamo in ogni altra nazione industriale, dal Brasile e la sua Mafia del Legno in Amazzonia, agli Stati Uniti con agricoltura e allevamento intensivi. Perché il fil rouge che collega queste azioni, resta sempre quel troppo e subito figlio dell’ultimo secolo: un vero e proprio motto generazionale, come il carpe diem latino, che sta lentamente diventando il nostro epitaffio.