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La chiesa italiana ha avviato un’indagine indipendente sulla pedofilia al suo interno

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Per la prima volta la Chiesa italiana ha avviato un’indagine su abusi sessuali e pedofilia al suo interno. L’annuncio ufficiale è arrivato da Matteo Zuppi, nuovo presidente CEI (Conferenza Episcopale italiana), appena nominato da Papa Francesco. All’indagine lavorano due istituti universitari, di criminologia e vittimologia. Si concentreranno, però, soltanto sui casi degli ultimi venti anni. I primi risultati dovrebbero arrivare tra circa sei mesi. A chi chiedeva perché non risalire agli anni Quaranta come successo in altri paesi, Zuppi ha risposto che non sarebbe corretto «giudicare con criteri di oggi cose di ottant’anni fa».

La prima indagine sulla pedofilia della chiesa italiana

Negli ultimi mesi in Francia è stato al centro delle cronache il rapporto Sauvé, dal nome del presidente della commissione che per due anni ha indagato sulle violenze sessuali compiute da sacerdoti. Nel rapporto si stimano 216mila vittime dal 1950 a oggi. La Chiesa francese ha così deciso di vendere parte dei beni immobili per rimborsare le vittime. Anche in Germania una commissione ha stabilito che, nella sola diocesi di Monaco di Baviera, i casi di pedofilia dovrebbero ammontare a 500. Nell’inchiesta è stato coinvolto anche l’ex Papa Ratzinger, che per un periodo fu responsabile della diocesi ma non prese provvedimenti. A dicembre una commissione di indagine sugli abusi sessuali nella Chiesa è stata costituita anche in Spagna.

Secondo i dati diffusi dalla Rete L'ABUSO, che si occupa di sostegno a 1300 vittime, il numero dei preti pedofili in Italia potrebbe oscillare tra i 1.000 e 4.000, mentre i minori violentati potrebbero essere fino a un milione.

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