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L'America si è spezzata. Le proteste per George Floyd e il lancio di SpaceX
È un rumore secco di canne spezzate quello che ha accompagnato lo schianto dell’America su se stessa dopo l’omicidio di George Floyd. Gli Stati Uniti affogano sotto gli stivali degli uomini della Guardia Nazionale, invocata a gran voce dal presidente Donald Trump in questi giorni di saccheggi e proteste, proprio mentre Elon Musk apre lo spazio ai più ricchi con il lancio del Crew Dragon di SpaceX, in un gioco degli assurdi. E così, faccia a faccia con disuguaglianze e contraddizioni, la regina del mondo libero è ormai nuda.
Quel diritto negato di essere nero
Secondo un’analisi del Washington Post, in America se un uomo nero incontra un uomo bianco con la divisa, l’uomo nero ha il doppio delle probabilità, rispetto agli altri gruppi etnici, di essere un uomo morto. L’uomo bianco con la divisa ha invece il 99% delle possibilità di essere assolto da qualsiasi accusa di abuso di potere. California, Texas e Florida gli Stati in cui è più pericoloso essere afroamericani.
Affresco di un’America in cui lo scontro sociale si gioca pelle contro pelle, respiro contro respiro. Lo stesso che è stato negato a George Floyd, fermato a Minneapolis dopo aver tentato di pagare un commerciante con una banconota falsa da 20 dollari. Intervengono quattro agenti, tra cui Derek Chauvin, che con il ginocchio sinistro sul collo di Floyd lo immobilizza fino alla morte. «I can’t breath», «Non respiro», dice Floyd. Ma il ginocchio continua a premere per quasi 9 minuti, fino a che l’uomo perde conoscenza e muore. Storia di come in America non sia permesso essere neri.
Sky is the limit
Mentre George Floyd veniva gettato a terra da Chauvin, in Florida il Crew Dragon di SpaceX prendeva il volo di fronte all'élite americana e mondiale, con i multimiliardari Donald Trump ed Elon Musk a festeggiare. Il razzo ha bucato le nubi, come nella canzone di Nototorious B.I.G. Sky is the limit, sorvolando un'America non solo divisa ma spezzata tra bianchi e neri, ricchi e poveri, ghetti abbandonati e colossi ipertecnologici della Silicon Valley.
Un’America che ha smesso di ascoltare, come il suo leader che, al telefono con Philonise, fratello di George Floyd, non lo ha lasciato parlare: «Tentavo, ma lui continuava a respingermi come se dicesse ‘non voglio sentire di cosa stai parlando’». Un paese sprofondato in un conflitto razziale e sociale che ricorda il 1992, quando il video del pestaggio di Rodney King da parte della polizia scatenò i tumulti di Los Angeles. E con una leadership, oggi più di allora, incapace di mediare tra gruppi differenti e che sta gettando benzina su un fuoco che non si è mai, davvero, spento.
Gli Stati Divisi d’America
Nel Paese del diritto alla ricerca della felicità e della corsa allo spazio, si continua a morire di razzismo, proprio come 400 anni fa. Eppure, quando Barack Obama fu eletto, qualcosa sembrava essere cambiato. Le madri di colore non aspettavano più con angoscia il ritorno dei figli a casa, pregando che non venissero fermati da un corpo di polizia impreparato e dal razzismo strisciante. Ma in realtà, gli afroamericani sono ancora relegati alle periferie sociali. Più del 20% vive in povertà, un tasso doppio rispetto ai bianchi. Secondo la Brooking Institution, è più facile che le persone di colore incontrino difficoltà nell’accesso all’educazione, discriminazioni sul lavoro e guadagnino meno rispetto agli altri gruppi etnici (38.200 dollari contro 85.400 nell’area di Minneapolis e St. Paul). Nell’industria tecnologica, poi, vero faro nella crescita economica del mondo moderno, c’è una scarsità diffusa di afroamericani, tanto tra i dipendenti quanto tra dirigenti e proprietari, come faceva notare il New York Times già nel 2015.
E non sorprende che il numero di morti da coronavirus sia più alto nella comunità afroamericana, in un gioco di specchi che rimanda alle discriminazioni razziali e una criminalizzazione di massa. È un rapporto complesso quello che in America regola gli squilibri fra neri e bianchi. La sovraesposizione alle forze di polizia, che, secondo uno studio di Harvard, mescolano stereotipi, razzismo, auto preservazione con la necessità di proteggere da minacce esterne la propria mascolinità, porta a uno sbilanciamento di forze che gioca a sfavore della popolazione afroamericana. Insomma, in America, la vita continua a essere più semplice se si ha la fortuna di guardare il mondo attraverso un paio di rosee lenti caucasiche.
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