VD Logo
VD Search   VD Menu

violenza sulle donne

Il caso di Deborah ci costringe a ripensare le leggi sulla difesa

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su WhatsApp

Il caso Deborah è il caso della famiglia di Deborah. Del padre Lorenzo si sa che era pugile, che si allenava nel garage di casa, che era seguito dal Sert e dal Dsm per problemi di dipendenze. Lorenzo era uscito dal carcere nel 2016 dopo una condanna di sei mesi per maltrattamenti in famiglia, il resto della pena da scontare ai domiciliari. Tra i precedenti, aggressione a pubblico ufficiale e violenza a terze persone, notificati tra il settembre del 2014 e il marzo del 2015. Nel frattempo niente più era stato segnalato alle autorità, fino alla notte del 19 maggio 2019 quando, secondo la ricostruzione fatta dal procuratore Francesco Menditto, l’uomo rientra a casa in via Aldo Moro, a Monterotondo, e inizia a gridare alla moglie di andargli a comprare da bere. La moglie esce, intanto la figlia diciannovenne e la nonna si chiudono in una camera e quando rientra la madre, le donne scappano in strada impaurite dall’atteggiamento aggressivo del 41enne che muore colpito alla nuca da un coltello impugnato dalla figlia.

Il caso di Deborah ha visto un atteggiamento diverso da parte delle istituzioni
Il caso di Deborah ha visto un atteggiamento diverso da parte delle istituzioni

Deborah finisce ai domiciliari a casa di una zia fino al decreto di liberazione che arriva dalla Procura di Tivoli: “L’aggressione deve essere contestualizzata nel più ampio quadro di maltrattamenti subiti da anni dalla giovane arrestata, dalla madre e dalla nonna paterna. L’atto compiuto da Debora Sciacquatori, dunque, si può qualificare, allo stato come un episodio di eccesso colposo”.

Al funerale del padre di Deborah una piazza gremita ha levato il grido: “Lorenzo sei un grande”

Davanti alla legge conta molto la reputazione e, se non si aggiungono elementi importanti, non è escluso che il caso venga presto archiviato. L’accusa è stata infatti derubricata da omicidio a eccesso colposo di legittima difesa e ritirate le esigenze cautelari: “essendosi trattato di un episodio chiaramente determinato da un contesto familiare difficilmente replicabile”. Intanto si è svolto il funerale di Lorenzo (né la figlia né la madre hanno partecipato) dove gli amici e i familiari hanno accompagnato il feretro accompagnato da cori di saluto.

In Italia gli stalker sono un problema. Ma nessuno sembra accorgersene

Per quanto esista una ricostruzione ufficiale della Giustizia basata sui referti dell’esame autoptico e sulle testimonianze, i fatti di cronaca nera sono sempre delicati e complessi, punte di iceberg esistenziali e fanno capo a reti relazionali interdipendenti. Si sa che la Procura dei Minori era a conoscenza del caso della famiglia Sciacquatori, ma non è mai intervenuta. L’omertà dei vicini e l’impotenza dei familiari può essere dettata dalla paura per l’incolumità propria o altrui, come dalla scarsa fiducia nelle istituzioni, le stesse che hanno scarcerato un uomo entrato violento e uscito violento. Dov’è finita la riabilitazione garantita costituzionalmente? Quando l’appoggio delle istituzioni manca, da questo vuoto possono uscire assasini. Intanto si devono fare i conti con la nuova legge sulla legittima difesa del 26 aprile 2019, testo bandiera della Lega che stabilisce che la difesa è sempre legittima (ma resta la proporzione) anche non in presenza di un’arma, basta la minaccia di usarla.

Il caso di Deborah non è diverso da altri, ma diverso sembra questa volta l’epilogo e l’atteggiamento istituzionale

Il caso di Deborah non è diverso da altri, ma diverso sembra questa volta l’epilogo e l’atteggiamento istituzionale. Negli anni erano infatti arrivati alle cronache altri due casi di parricidio che sono però terminati con due condanne: nel 2008 Luigi Celeste (22 anni) spara al padre e viene condannato a 9 anni e nel 2014 Pietro Basile (20 anni) spara al padre e viene condannato a 16 anni. Entrambi agiscono al culmine di una storia familiare esasperata e violenta. Per loro questa non era una scriminante? Vale a dire, non era la loro storia una causa oggettiva della caduta della punibilità? Non lo sappiamo, ogni caso è unico ma interconnesso e la sua storia ci porta a riflettere sulle contraddizioni della nostra società, più che legali, umane.

ARTICOLI E VIDEO