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disturbi mentali

Un padre su dieci soffre di depressione post parto

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A soffrirne è il 10% dei papà: la depressione post partum paterna è la spada di Damocle che pesa sui padri del terzo millennio. Perché è proprio la maggior partecipazione alla vita genitoriale, che si scontra con i vecchi ruoli di genere, a esporre anche gli uomini al rischio della depressione secondo percentuali che ricordano molto da vicino quelle femminili. Ne abbiamo discusso con Pietro Grussu, psicologo psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica e co-direttore della Collana Editoriale Psicologia della maternità, (Erickson Trento).

Diventare padre e cadere nella depressione post parto

Subito dopo il parto della moglie, Marco comincia a stare male. Non ha nessuno stimolo, è preoccupato all’inverosimile per la bambina. Poi una notte, invece di andare a dormire nel lettone con la moglie e la figlia, si ferma a guardare la TV. La bambina cade dal letto e Marco si sente consumato dal senso di colpa. Il dolore si fa così insostenibile che deve rivolgersi a una psicologa, grazie alla quale riesce a superare il peso di essere padre.

Dopo tre anni di convivenza, Alessia, la compagna di Giulio, rimane incinta. Per lei è l’inizio di un sogno, per lui è un baratro spalancato nel vuoto. Giulio non gioisce, anzi si sente fin da subito perplesso pensando che sarebbe diventato da lì a poco papà. In cuor suo, crede di non essere ancora pronto. Ha paura, la sua vita rischia di cambiare radicalmente. Che fine faranno il calcetto, le serate con gli amici, il suo gruppo musicale? In casa, Giulio è poco partecipe alle cure richieste dal nuovo arrivato. Non tiene in braccio il bambino perché “con me piange sempre”. Lascia anche il lettone alla compagna e al figlio e va dormire in salotto sul divano letto. E allora trova rifugio nelle chat. Attraverso la tastiera, sente di poter esprimere liberamente le sue preoccupazioni senza essere giudicato. È così che conosce Anna, che incontra poche settimane dopo essere diventato papà. Ma Alessia lo scopre. Giulio inizialmente nega, anzi reagisce con violenza alle accuse. Poi ammette. Si sente in colpa. Capisce che aveva utilizzato Anna per fuggire dalle sue nuove responsabilità, dal proprio sconforto e dalle incertezze che l’arrivo di un figlio sollevavano. E così accetta di farsi aiutare e di iniziare un percorso psicoterapeutico. Storie di uomini che, per uno strano scherzo del cervello, si sentono papà a metà, ma che riflettono le difficoltà di diventare genitore nel terzo millennio.

La depressione post partum paterna

Come sottolinea il professor Pietro Grussu, «un numero crescente di evidenze scientifiche suggerisce che anche gli uomini possono soffrire di depressione dopo la nascita di un bambino o, comunque, nel periodo perinatale». Anche se la depressione post partum maschile non è stata ancora riconosciuta ufficialmente come disturbo psichiatrico per i pochi elementi e conoscenze scientifiche attualmente disponibili nel campo delle scienze psicologiche e psichiatriche. «I principali segni e sintomi della depressione post partum paterna risultano comunque essere alcuni comportamenti riconducibili ad una sorta di ritiro sociale e voglia di star soli oppure comportamenti che denotano una continua ricerca di nuove esperienze sociali, come il mettere improvvisamente in discussione il proprio posto di lavoro o di volerlo lasciare, oppure ricercare di evadere dalla routine familiare fino ad allora accettata e vissuta positivamente», spiega Grussu. Non solo.

A questi fattori si possono aggiungere anche indecisione, cinismo, attacchi di rabbia, rigidità affettiva, autocritica, irritabilità, uso di alcol o droghe, aumento dei conflitti coniugali, violenza nei confronti della partner, sintomi somatici, come senso di pesantezza allo stomaco, alterazioni dell'appetito e del peso, e comportamenti genitoriali negativi. «Sia per gli uomini che per le donne, la depressione perinatale si presenta come uno stato d'animo disforico con attività ridotta».

E non mancano le ripercussioni sul bambino. «La depressione paterna sembra essere associata ad un aumento del rischio di problemi di sviluppo e comportamentali dei figli, nonché alla possibilità che questi bambini soffrano negli anni successivi di disturbi psichiatrici». Insomma, diventare padri è difficile quanto diventare madri. Ma ancora più difficile è accettare questa visione. Almeno nella nostra società. «Tuttavia, negli uomini, spossatezza, affaticamento, autocritica, irritabilità, irrequietezza e attacchi di rabbia prevalgono sul malumore. I sintomi depressivi nei papà sono inoltre spesso concomitanti con condizioni ansia clinica e disturbi ossessivi».

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